Welfare
Tito&Sibilla, la prima webserie poliziesca con persone con disabilità
Il progetto è stato realizzato con una ventina di ospiti della RSD di Cocquio Trevisago (VA) della di Fondazione Sacra Famiglia. Questa settimana le tre puntate andranno online
di Redazione
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Un pallone scomparso, un ragazzo disperato, una comunità nel panico: è questo l’avvio del primo episodio della webserie “Tito e Sibilla e gli insoliti sospetti”. Tre episodi da 5 minuti circa, scritti e interpretati dagli ospiti con disabilità della residenza di Cocquio Trevisago (VA) della di Fondazione Sacra Famiglia, presentata in grande stile venerdì scorso e da questa settimana visibili sul canale YouTube della Fondazione Sacra Famiglia e sul suo profilo Facebook ´@FondazioneIstitutoSacraFamiglia). Con il prossimo anno scolastico sarà portata nelle scuole, per amplificare ulteriormente il messaggio che della disabilità non bisogna per forza parlare con toni pietistici e che anche le persone con disabilità possono produrre contenuti originali, attuali, godibili e divertenti. «Ci risulta sia la prima webserie girata da persone con disabilità. La soddisfazione degli ospiti che hanno partecipato al progetto e degli educatori è grandissima», dicono dalla Fondazione Sacra Famiglia.
Tito e Sibilla sono una coppia di investigatori interpretati da Gianluca (24 anni) e Pilar (41 anni). Sono chiamati a risolvere un intricato caso: chi ha sottratto al giovane Omar, super tifoso della Juventus, il pallone autografato nientemeno che da Dybala? Il progetto, finanziato dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto e realizzato grazie alla cooperativa Totem di Varese e Studiopola34, ha visto il coinvolgimento di circa 20 ospiti della RSD di Cocquio Trevisago, oltre agli educatori e al personale della struttura.
«L’idea che sta alla base di questo laboratorio cinematografico è introdurre uno sguardo ironico sulla disabilità», commenta la direttrice della sede di Cocquio di Sacra Famiglia, Laura Puddu, «che vogliamo rappresentare come una possibile normalità, senza quello sguardo vagamente pietistico e di sofferenza che a volte l'accompagna». A Cocquio Trevisago prima del Covid si faceva teatro: quando è stato il momento di riprendere le fila delle varie attività, si è pensato che la webserie potesse essere ancora più intrigante e attuale. Trovato supporto nella cooperativa Totem di Varese, il progetto "Ciak si gira" e diventato una splendida realtà.
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Ovviamente l’attività è inserita in una forte progettazione educativa: «Questa attività ha un forte taglio educativo per l’ospite», conferma l’educatore Cristian Inclimona, responsabile del progetto, «perché offre la possibilità di sperimentare e di soddisfare i propri bisogni di relazione, di espressione, di immaginazione e di fantasia, attraverso un linguaggio artistico. Contiamo così di contribuire a modificare l’immagine stereotipata della disabilità».