Famiglia

Dilettanti allo sbaraglio

La Federcalcio non ha mai effettuato controlli sui 600 mila bambini tesserati. Il motivo? Nessun obbligo e pochi dirigenti, tutti volontari. Ma Luciano Nizzola promette un giro di vite

di Pasquale Coccia

L e maglie della rete sono molto larghe e i trafficanti di bambini calciatori vi passano con facilità. La Federazione italiana gioco calcio, deputata alla promozione, organizzazione e controllo dell’attività calcistica in Italia dalle squadre dilettanti a quelle professioniste, lascia a desiderare sul piano organizzativo. In tempi in cui lo sport agonistico di alto livello fa parte sempre più del mercato globale, quota le squadre in borsa, introita diritti televisivi per centinaia di miliardi e in Italia muove annualmente10 mila miliardi, la struttura organizzativa della Federcalcio si regge su modalità vetuste figlie della legge istitutiva del Coni, che risale al 1942 e solo sei mesi fa è stata modificata attraverso il decreto Melandri. Una federazione che si basa oltre tutto sul concetto di impegno volontario dei suoi dirigenti, i quali svolgono le professioni più disparate e nei ritagli di tempo, soprattutto nei comitati regionali e provinciali, dedicano alcune ore alle attività organizzative. Il settore giovanile della Federazione gioco calcio, quello che abbraccia i calciatori che vanno dai 6 ai 16 anni, registra oltre 10 mila squadre che animano i campi di gioco di ogni angolo della Penisola. I protagonisti delle squadre sono ben 600 mila bambini, impegnati a vari livelli nelle società dilettantistiche e in quelle professionistiche. A chi spetta il controllo del tesseramento, che dovrebbe rispondere a normative e almeno sulla carta arginare il fenomeno della tratta attraverso un vigile controllo? Ai presidenti dei comitati provinciali, che in tutto sono 105. Ognuno di loro, nei ritagli di tempo dovrebbe quindi verificare con scrupolosa attenzione il tesseramento di 6000 ragazzini, italiani o extracomunitari che siano. Verificare che siano realmente residenti nella regione dove giocano e con la propria famiglia, oltre a un’attenta valutazione delle condizioni delle abitazioni dove vivono. Insomma, i presidenti provinciali dovrebbero effettuare verifiche come quelle svolte dai servizi sociali, che dispongono di personale preposto a questa attività. Una pretesa che nella realtà non si verifica mai, al di là della buona volontà dei singoli dirigenti. La rete, dunque, per le furfanterie dei mercanti di ragazzini si allarga a vista d’occhio. Come può la Federcalcio pretendere che si effettuino controlli a tappeto se tutti i dirigenti, centrali e periferici fanno registrare una presenza volontaria e, dunque, occasionale? È questa la chiave di volta, che spiega perché alcune regioni come la Basilicata e la Campania non abbiano fornito dati sui tesserati al settore giovanile, e nessuno a livello centrale prenda provvedimenti disciplinari. La delega al controllo viene data totalmente al presidente del comitato provinciale, sul cui operato si pone la massima fiducia e nessuno effettua controlli. «Le strutture periferiche necessitano di un adeguamento per verifiche più efficaci, attraverso l’assunzione di personale che lavori a tempo pieno. Il calcio rappresenta un grande business e non si può far fronte alle esigenze delle realtà di vertice e di base attraverso una struttura di volontariato» afferma il presidente del settore giovanile della Federazione gioco calcio Innocenzo Mazzini. «La denuncia di Vita ha finalmente smosso i vertici della Federazione, molto attenta alle esigenze delle società sportive professionistiche e poco a quello che accade nelle strutture periferiche. A seguito della vostra inchiesta il presidente federale Luciano Nizzola ha concordato con me alcuni provvedimenti, tra i quali la necessità di avviare un sistema informatizzato del tesseramento, che consenta un controllo incrociato. Inoltre il tesseramento dei giovani calciatori extracomunitari non sarà più legittimato dalla semplice autocertificazione di residenza, ma dovrà essere accompagnato dal permesso di soggiorno». Propositi, quelli annunciati dal massimo esponenete della Federazione calcio al presidente del settore giovanile Mazzini, che ci auguriamo diventino presto operativi. Sarebbe il primo vero passo per colmare, almeno in parte, il vuoto dettato da regole aleatorie che ha dato mano libera ai mercanti di bambini-calciatori, autorizzati a operare proprio dalla Federcalcio italiana.


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