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Contro lo spreco da mezzo secolo.

Emmaus nasce all'indomani della seconda guerra mondiale per iniziativa dell'Abbé Pierre, un frate cappuccino dalla vita molto avventurosa.

di Redazione

Emmaus nasce all’indomani della seconda guerra mondiale per iniziativa dell’Abbé Pierre, un frate cappuccino dalla vita molto avventurosa. Il movimento da lui fondato prende il nome della località della Palestina alla quale, come racconta il Vangelo, erano diretti due discepoli, rassegnati e delusi per la morte di Gesù, che ritrovano la speranza perché il Risorto appare loro e li accompagna lungo la via.
E questa stessa missione, ridare cioè speranza, caratterizza l’iniziativa di Emmaus fin dalle sue origini. Ovunque sorgono le Comunità Emmaus, i poveri, che mediante il lavoro si guadagnano da vivere onestamente, si permettono il “lusso” di aiutare chi sta ancora peggio. E frasi come queste: “Poveri e donatori, e provocatori di chi ha e non fa nulla”, “Servire e far servire per primi i più sofferenti è la sorgente della vera pace”, e ancora: “La miseria giudica il mondo e rovina ogni possibilità di pace”, “Vivere è rendere credibile l’Amore”, “L’urgenza è la condivisione, anche del bene lavoro, del tempo libero…”, viene sintetizzato il messaggio che l’Abbé Pierre porta ancora nei suoi viaggi per il mondo. Il movimento Emmaus è un insieme di comunità e di gruppi diversi che, lavorando con serietà, si sforzano per inserirsi nelle realtà sociali, economiche, politiche e culturali per rendere più umana la vita.
L’Abbé Piere all’inizio è partito da un programma concreto: nel secondo dopoguerra il più grave problema era quello della casa e la prima opera di Emmaus è stata appunto quella di costruire abitazioni per i senza tetto, raccogliendo i soldi mendicando nelle strade di Parigi. Poi venne il suggerimento geniale che ha dato l’impronta definitiva al movimento: cercare nelle discariche cose da riutilizzare.
In questi anni Emmaus è cresciuto molto: ora conta 350 gruppi nel mondo, di cui 110 in Francia, il Paese d’origine, e ha sempre trovato con le sue sole forze le risorse, economiche e umane, necessarie alla sopravvivenza. A 50 anni di distanza il problema di avere un tetto rimane sempre di attualità, ma ne sono comparsi altri, tra i più gravi quello della disoccupazione che priva di dignità le sue vittime. In tutte le comunità di Emmaus sono ospitati emarginati che sono accolti e invitati a svolgere un’attività (anche minima, come raccogliere la carta, ma comunque un lavoro). Proprio in questo modo moltissime persone disperate hanno ritrovato la dignità e la fierezza di guadagnarsi il pane che mangia.
Due i principi fondamentali di Emmaus: dare ragioni per vivere attraverso la condivisione fraterna e permettere a tutti di sentirsi ed essere utili. La legge è “servire, ancor prima di sé, chi è più infelice, servire per primo il più sofferente”. Nel rispetto di questa legge l’associazione si è impegnata per costruire una società più giusta, solidale e pacifica.
Nella pratica tutto questo si sviluppa in un lavoro di recupero che permette di ridare valore a ogni oggetto e, insieme, di moltiplicare gli interventi a favore di chi ha più bisogno. Il recupero dei materiali riutilizzabili, raccolti direttamente dalle case di coloro che vogliono liberarsene, dà un ricavo economico grazie alla vendita nei mercatini dell’usato. Uno di questi si è tenuto a fine ottobre a Verona, dove tutte le comunità Emmaus d’Italia hanno portato i loro pezzi migliori. I fondi raccolti servono per il mantenimento delle comunità stesse, ma una parte consistente è impiegata per opere di solidarietà in tutto il mondo. In Italia Emmaus è presente in diverse località del Centro-Nord: Arezzo, Cuneo, Ferrara, Firenze, Padova, Prato, Roma e Verona.
Laura Berra

Progetti di solidarietà internazionale

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