Famiglia
Censura a Roald Dahl, così si perdono occasioni di dialogo coi più piccoli
Negli ultimi giorni ha fatto molto discutere la questione della modifica di alcune parti dei libri del grande scrittore britannico, considerate non adeguate alla sensibilità odierna. Secondo Valeria Ladino, psicologa e psicoterapeuta del Centro Benedetta d'Intino, però, i libri hanno una funzione terapeutica per i bambini e i ragazzi: attraverso l'immedesimazione aiutano a esprimere emozioni e vissuti che altrimenti rischierebbero di rimanere taciuti. Anche quando le parole utilizzate nel racconto non sono politicamente corrette
«La presenza dei mostri, nei libri, coltiva la speranza che i mostri si possano sconfiggere». La lettura può essere un mezzo per entrare in relazione coi bambini, capire le loro emozioni e permettergli di parlarne. Ne è convinta Valeria Ladino, psicologa e psicoterapeuta psicoanalitica che usa quotidianamente le storie nella sua pratica terapeutica coi più piccoli al Centro Benedetta d’Intino di Milano, che supporta bambini e adolescenti con problemi psichici. Il 28 gennaio l’esperta ha partecipato come relatrice al primo appuntamento di un ciclo di tre seminari online, dal titolo «Parliamone insieme – Sentire il corpo, vivere le emozioni», sulla prevenzione e cura dei nuovi disagi in età giovanile organizzato proprio dalla Fondazione Benedetta d’Intino.
Per tirare fuori il vissuto dei giovani e giovanissimi, è necessario che il racconto non censuri la realtà. Un tema, questo, molto caldo negli ultimi giorni, dopo la notizia della modifica di alcune parti dei libri di Roald Dahl per renderne il linguaggio più in linea con la sensibilità odierna.
«Se nella fiaba si epurano parole che possono essere considerate offensive, come brutto o grasso, ma poi il bimbo va a scuola e viene preso in giro proprio con questi termini, si rischia di non fare i conti con un aspetto doloroso importante», dice Ladino. «A noi non importa tanto la parola che si usa, quanto il modo in cui si sente il bambino: arrabbiato, inadeguato, triste. E questo sentito può essere compreso e integrato attraverso la lettura con un adulto». Quello su cui ci si dovrebbe concentrare, insomma, è il vissuto interno dei ragazzi. Che è già soggetto a un’autocensura che non va alimentata. «Spesso i bambini non parlano di quello che li fa stare male, per paura o per vergogna», continua l’esperta. «Arrivare a una comunicazione libera, che permetta di prendere consapevolezza delle proprie emozioni, però, è fondamentale». Certo, i libri da leggere vanno tarati a seconda della sensibilità e dell’età del bimbo. «Per i piccolissimi si utilizzano favole con animaletti con cui immedesimarsi», afferma come esempio l’esperta, «perché rischiano di sentire troppo se l’esperienza è vissuta da un bambino come loro». L’imperativo è non generalizzare: ciascuno ha un mondo psichico diverso e lo stesso racconto o lo stesso linguaggio può essere percepito in maniera differente da ognuno. «Se l’effetto di un libro fosse determinato dall’utilizzo o meno di certi vocaboli, una storia dovrebbe portare al medesimo risultato per tutti i bambini, ma non è così», puntualizza Ladino.
Ma allora come si può far sì quello dedicato alla lettura sia un momento costruttivo, piacevole e terapeutico? «C’è un modo di stare col bambino, leggendo assieme, che crea fiducia, ascolto, relazione», spiega la psicoterapeuta. «Bisogna fargli sentire la propria presenza, anche manifestando delle emozioni, utilizzando una certa mimica e cambiando il tono; questo dà la misura dello stato emotivo che si muove e che cambia». Certo, non per tutti i genitori, presi dagli impegni lavorativi e di vita, è facile dedicare molto tempo a questa attività. Anche se i minuti passati a leggere sono pochi, però, è necessario che siano di qualità, perché il bambino senta il desiderio dell’intersoggettività, della condivisione da parte dell’adulto. La lettura agevola il pensiero, la curiosità le domande. E l’adulto deve essere preparato a trovare una risposta. Non serve una preparazione intellettuale; basta una propensione a ragionare insieme. La lettura, infatti, è esperienziale, dà la possibilità di percepire e di riflettere. E di far uscire delle emozioni e dei vissuti che altrimenti rimarrebbero sepolti.
«I libri hanno la capacità di curare l’immaginazione con l’immaginazione», commenta Ladino. «Le storie hanno il potere di curare, non perché sono delle medicine, ma perché favoriscono lo sviluppo psichico, possono divertire, “fare il solletico”, e aiutare a trovare la speranza anche nelle situazioni difficili: l’identificazione riesce a far affrontare tematiche molto importanti, come la separazione, la paura dell’abbandono, l’angoscia, senza farlo in un modo diretto, che rischia di essere violento».
Del ciclo di seminari della Fondazione Benedetta d’Intino ne manca ancora uno, in programma per il primo aprile, in cui si tratterà la tematica dell’ascolto a scuola.
In copertina, Johnny Depp nei panni di Willy Wonka – uno dei più celebri personaggi di Rohal Dahl, in un frame del film "Charlie e la fabbrica di cioccolato", tratta dal trailer ufficiale.
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