Volontariato

La fame ha paura di lei.

Si chiama Nguyen Thi Kim Hung, è un medico, dirige i 150 dipendenti del Centro di Nutrizione Infantile di Ho Chi Minh City, educa le mamme, nutre i bambini e produce... l'alga spirulina.

di Luisa Bruzzolo

D ietro la dolcezza tipica delle donna orientale si cela la determinazione e il piglio del manager. Anzi della manager. Nguyen Thi Kim Hung, medico, è infatti una vera imprenditrice del sociale: da 4 anni dirige i 150 dipendenti del Centro di Nutrizione Infantile – CNI di Ho Chi Minh City, ora riconosciuto come la più importante centrale di lotta alla malnutrizione infantile del Vietnam.
E’ venuta in Italia, nei giorni scorsi, su invito della più grande associazione di donne del mondo, il Soroptimist International che, con il suo club di Reggio Emilia, ha voluto celebrare così l’anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
«In Vietnam la guerra è finita da 25 anni – esordisce – ma il tasso di malnutrizione infantile è ancora il più alto del Sud-est asiatico e uno dei più elevati nel mondo. Il nostro lavoro è combattere la malnutrizione».
Nel Centro di Ho Chi Minh, tutto avviene in poco più di mille metri quadrati: cura e assistenza a madri e bambini, realizzazione di programmi educativi per una dieta sana e corretta, ricerca nutrizionale e sperimentazione, produzione e distribuzione di alimenti fortificati e integratori alimentari.
«I nostri 30 medici visitano fino a 400 bambini al giorno, per 7 giorni alla settimana – ricorda Thi Kim Hung – nel 1998 abbiamo visitato 113.400 bambini».
Anche qui, come a molte altre latitudini, sono due le principali cause della malnutrizione: povertà e ignoranza. «E’ vero che in Vietnam il 22% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà – spiega – ma il problema principale che noi affrontiamo tutti i giorni è cambiare la cultura dello svezzamento» .
Nel 1998 più di mille madri hanno partecipato ai corsi organizzati dal CNI con l’aiuto del Cesvi: si tratta di lezioni pratiche per diventare una ‘mamma efficiente’: come preparare cibi sani e nutrienti, come correggere le cattive abitudini alimentari. «La più sbagliata di tutte? Il 97% delle madri vietnamite non allatta i propri figli nei primi giorni dopo la nascita, il periodo in cui il seno materno produce il colostro» racconta la dottoressa Hung. In Vietnam si pensa che questa sostanza faccia male al bambino e invece «è nutriente per i neonati e ricchissimo di anticorpi» . Senza contare che le donne tendono a svezzare il neonato subito dopo il primo mese di vita con cibi solidi. «Se poi il bimbo si ammala a livello gastrointestinale – dice Hung – si crede che il digiuno sia la cura migliore. In realtà è la peggiore, tenendo conto che la diarrea è endemica in Vietnam». Cattive abitudini che sono spesso il frutto di uno strano innesto tra i principi della medicina tradizionale e di quella moderna. Ma soprattutto errori che si pagano cari: se il 17 % dei bambini è sottopeso alla nascita, il 36% risulta malnutrito a 5 anni, fatto che pone una grave ipoteca sulla loro crescita.
Ai corsi non partecipano solo le madri, ma anche molte “social workers”, operatrici sociali che fanno parte della più grande rete di donne vietnamite (la Women Union, che ne organizza 12 milioni), in modo che diffondano, a loro volta, le nozioni acquisite presso altri gruppi di donne. Alcune di loro si sono anche impegnate a imparare le lingue delle minoranze etniche che vivono in Vietnam (i Kho, i Chan, i Na), per poter fare formazione nei villaggi delle aree rurali e negli accampamenti dei nomadi.
Oggi il Centro è in grado di produrre oltre 800 tonnellate di cibo all’anno, contro le 15 del 1991. Il segreto de suo sviluppo è semplice: non accontentarsi dei finanziamenti del governo vietnamita ma intraprendere relazioni con le organizzazioni internazionali e accettare il rischio del privato: «In Vietnam ci sono programmi nazionali di lotta alla malnutrizione ma non sono sufficienti »- chiarisce la direttrice del Centro – «Soprattutto non intervengono sulla prevenzione e sull’educazione: questo invece è uno dei cardini dei progetti finanziati dal Cesvi». Non appena le leggi vietnamite hanno permesso la privatizzazione di alcuni settori dell’economia, il CNI ha creato una cooperativa sociale: ciò ha permesso di rafforzare la partnership con le organizzazioni internazionali. E’ proprio la cooperativa ad occuparsi della produzione e della distribuzione degli integratori alimentari. «E anche in questo caso, l’aiuto dall’Italia è stato fondamentale», sottolinea la dottoressa. «È stato un ingegniere italiano, nel 1994, a rimettere in funzione le vasche di produzione dell’alga spirulina, che per l’alto contenuto vitaminico-proteico viene utilizzata nella produzione degli alimenti speciali».
Alle famiglie povere, cure e prodotti vengono offerti gratuitamente, mentre gli altri possono acquistare gli alimenti nelle farmacie, pagando un ticket per le prestazioni sanitarie.

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