Cultura
Alla ricerca del sostegno perduto.
Battaglia sulla formazione degli insegnanti per i bambini disabili: «Sono corsi-truffa» accusa la Cgil. «Attacchi politici» rispondono gli enti coinvolti.
Corsi e ricorsi sulla disabilità. La polemica sul boom dei corsi di specializzazione per insegnanti di sostegno – enti privati appaltatori di corsi universitari, formazione a prezzi esosi e fuori dalla legge – non si placa. Neppure dopo che il ministro Berlinguer ha emanato un decreto ad hoc per fare ordine nel settore. Enrico Panini, segretario di Cgil-Scuola, che ha lanciato per primo l’allarme, è raggiante: «Finalmente si fa chiarezza e si interviene a difesa dei diritti dei bambini con handicap e dei legittimi interessi di quanti si sono iscritti in buona fede ai corsi». «Il decreto rappresenta un atto di onestà e di coraggio», dice, certo che «di fronte alle prevedibili violente reazioni, l’intero governo difenderà questa decisione».
Qualche giorno prima dal sindacato era partita un’altra bordata: «corsi avviati senza verificare il fabbisogno del territorio», «gestiti in facoltà diverse da quelle previste (Scienze della formazione o della formazione primaria)». Come la Scuola di specializzazione in analisi e gestione della comunicazione di Tor Vergata», denunciava Panini, «che gestisce oltre 60 corsi su tutto il territorio nazionale». All’ateneo romano viene imputato il fatto di moltiplicare corsi in giro per l’Italia: «arriva a gestire circa 70 corsi in convenzione con l’Associazione Nazionale Scuola Italiana -Ansi, in tutt’ Italia (da Alghero a Sondrio)», «per l’associazione, un volume di affari per 30 miliardi».
Un crescendo di accuse: «È in corso un’opera decisa di sistemazione delle omissioni nelle procedure», spiega il segretario, «con la richiesta ai provveditorati, ad esempio, di certificare, ora per allora, il fabbisogno di insegnanti di sostegno».
«Siamo un ente morale, ci occupiamo di scuola dal ‘48, abbiamo sempre fatto aggiornamento e formazione in questo settore», replica Stefano Donofrio responsabile Ansi per l’Italia settentrionale, «ed abbiamo supplito alle carenze del sistema universitario, che già dal ‘90 avrebbe dovuto provvedere direttamente». L’Ansi procederà nella selezione dei candidati ma non inizierà i corsi finché non ci sarà chiarezza a livello legislativo: «Questo decreto è una forzatura», spiega Donofrio, «e, tra l’altro, non può contraddire il precedente, un provvedimento interministeriale». Quel decreto, il 460/98, che portava la doppia firma di Berlinguer come responsabile della scuola e dell’università, prevedeva infatti per gli atenei, la possibilità di convenzionarsi con gli enti riconosciuti. «Sarà la Corte dei Conti a rilevare questa incongruenza», prevede Donofrio, «o, piuttosto, il ministro dell’università Zecchino: difficilmente accetterà che sia la Pubblica istruzione a decidere cosa si debba insegnare negli atenei».
E i fabbisogni dei provveditorati? «In Lombardia li abbiamo addirittura allegati ai bandi», risponde Donofrio. Quanto agli atenei piglia-tutto e ai costi dei corsi, il dirigente Ansi è categorico: «Gli altri non si sono mossi e poi Tor Vergata, ad esempio, farà un uso massiccio di teledidattica», osserva, «mentre i costi non sono affatto gonfiati ma in linea con quelli della formazione universitaria superiore».
Più sfumata la posizione della Federazione di Associazioni di Docenti per l’integrazione scolastica – Fadis. «Abbiamo denunciato anche noi la scarsa serietà di alcune iniziative», ricorda il presidente Nicola Quirico, «però non dimentichiamo che in Italia mancano almeno 10.000 insegnanti di sostegno specializzati». La cifra è la risultante di una stima: «Nel ‘97 era la Pubblica istruzione a parlare di 6.000 ‘non-specializzati’, vale a dire personale di ruolo riconvertito temporaneamente (insegnanti di dattilografia o di educazione tecnica) e precari. Oggi, per il turn-over, è ragionevole pensare che si sia raggiunta quota 10.000».
Un domanda destinata a crescere: «Con la riforma dei cicli», osserva Quirico, «tanti giovani disabili, che dopo la terza media frequentavano in centri per la formazione professionale (oggi non più validi ai fini dell’obbligo), si indirizzeranno verso le superiori».
«C’è una legge (104/92) che garantisce ai portatori di handicap un insegnamento qualificato», ricorda la Fadis. Un problema che neppure il decreto ‘blinda-corsi’ sembra poter risolvere.
Specializzazione, istruzioni per l’uso
Due-articoli-due, contro i corsi-truffa. Il decreto emanato nei giorni scorsi dalla Pubblica istruzione sui corsi di abilitazione per insegnanti di sostegno mette i puntelli alla “specializzazione selvaggia”.
L’articolo 1 stabilisce che saranno validi solo i corsi realizzati dalle “università che hanno istituito, organizzato e gestito i corsi presso le scuole di specializzazione all’insegnamento nella scuola secondaria, le facoltà o i dipartimenti ove sono stati istituiti i corsi di laurea in scienze della formazione primaria” . Inoltre il diploma rilasciato dovrà essere sottoscritto, oltre che dal direttore del corso, anche “dall’organo competente secondo gli ordinamenti vigenti nell’università” e dovrà fare riferimento preciso alla comunicazione del provveditore del luogo circa “l’effettivo fabbisogno di docenti specializzati per il sostegno”. Sullo stesso documento dovrà comparire “l’indicazione della scuola, facoltà o dipartimento dove si è svolto il corso e i programmi svolti” . Al secondo, sibillino, articolo è affidato il severo responso: i diplomi che non abbiano queste caratteristiche non saranno idonei per l’insegnamento di sostegno.
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