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Alzheimer: al dottor Abbate il Premio Oskar Fischer
Più di un secolo dopo le prime descrizioni della malattia, con decine di miliardi di dollari spesi per la ricerca, non esiste ancora una spiegazione definitiva sulle cause dell’Alzheimer. È questa l'ambizione del Premio Oskar Fischer, vinto quest'anno dal neuropsicologo della Fondazione Don Gnocchi
di Redazione
C’è il dottor Carlo Abbate, neuropsicologo clinico e ricercatore dell'IRCCS Fondazione Don Gnocchi, in servizio da una ventina d’anni all’Istituto Palazzolo-Don Gnocchi di Milano tra i dieci vincitori del Premio Oskar Fischer, categoria Gold Prize, dedicato a scoprire le cause dell’Alzheimer. Il premio, promosso dal San Antonio (UTSA) College of Sciences, punta a valorizzare le idee visionarie, in grado di fare luce su aspetti chiave del morbo di Alzheimer, così da fornire nuove chiavi di lettura.
Alla Don Gnocchi la diagnosi precoce e il monitoraggio di patologie neurodegenerative complesse sono uno dei filoni di attività dei ricercatori, insieme alla messa a punto di innovativi modelli di riabilitazione per rallentare il percorso degenerativo delle funzioni cognitive. Il dottor Abbate da molti anni lavora in Fondazione, accanto alle persone con Alzheimer e alle loro famiglie: «Ogni anno somministro circa 400 valutazioni neuropsicologiche complete su pazienti con sospetto di deterioramento cognitivo. Nella pratica clinica, così come nella ricerca la mia attenzione si è concentrata sulla diagnosi precoce e tempestiva della demenza e sul metodo dei segni e sintomi in neuropsicologia. È un premio che spero contribuisca a testimoniare il livello di eccellenza nella ricerca scientifica raggiunto dalla “Fondazione Don Gnocchi” nel corso di questi ultimi anni». L'idea del dottor Abbate – sottoposta a un rigoroso processo di valutazione da parte di un comitato interdisciplinare di scienziati di fama internazionale – è che il morbo di Alzheimer inizi nelle cellule staminali neurali nelle nicchie della neurogenesi negli adulti, il processo in cui si formano nuovi neuroni nel cervello.
L’Oskar Fischer Prize è stato lanciato alla fine del 2019 a seguito di un dono filantropico all'UTSA da parte dell'uomo d'affari texano James Truchard, che sottolineava nella sua scelta come più di un secolo dopo le prime descrizioni della malattia, con decine di miliardi di dollari spesi per la ricerca, «non esiste ancora alcuna spiegazione definitiva sulle cause dell’Alzheimer. L'obiettivo di questo premio è di portare avanti idee che possano creare nuove basi per la ricerca futura». Il Gold prize è andato anche a Estela Area-Gomez (Spagna), Bess Frost (Stati Uniti) e Ralph Nixon (Stati Uniti). Il Silver prize (400 mila dollari) è stato assegnato a Bernd Moosmann (Germania) e Donald Weaver (Canada). Il Bronze prize (300 mila dollari) a Annelise E. Barron (Inghilterra), Gunnar K. Gouras (Svezia), John Varghese (Stati Uniti) e Russell Swerdlow (Stati Uniti). La premiazione avverrà nel corso di una solenne cerimonia, in programma il 22 giugno all’Università del Texas.
Foto Unsplash
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