Formazione

Una ragazza tra i ragazzi di Bombay

Ha lavorato per mesi tra i ragazzi di strada della metropoli indiana. armata di sorriso e di macchina fotografica. Ora la sua avventura è in mostra presso la sede di VITA.

di Redazione

La chiamavano Didì, sorella maggiore. Lei, Roberta Vocaturo, 29 anni, era la sorella maggiore di quel nugolo di ragazzini, senza fissa dimora, che popolano la più grande stazione ferroviaria di Bombay. Ogni giorno li aspettava nel piccolo locale dell’Hamara Club (il nostro club, in lingua indi), scarna sede di un’associazione finanziata da un filantropo indiano, Asha Rani, che si prende cura delle loro necessità. Uno stanzone di 5 metri per 5, con un tavolo, un grande ventilatore appeso al soffitto, qualche armadietto stile spogliatoio. Roberta Vocaturo ha trascorso lì qualche mese come volontaria: l’unica di pelle bianca, l’unica che non conosceva la loro lingua. Un po’ come un’extraterrestre piombata in quel contesto pieno di energia vitale e di sofferenza. La Vocaturo però, oltre al lavoro di volontaria, ha voluto documentare questa sua esperienza con una macchina fotografica. E oggi, il risultato visibile di questa sua straordinaria esperienza è documentato in una mostra ospitata presso la redazione di Vita. Lavatevi le mani Le fotografie della Vocaturo sono in realtà un vero canto d’amore nei confronti di queste presenze fragili e fuggenti alle quali lei ha dedicato quei mesi indimenticabili della sua vita. Sono centinaia i ragazzi di Bombay Central. Scappano di casa per la povertà ma soprattutto per i conflitti che si scatenano nelle famiglie. Hanno tra i 6 e i 13 anni, nessuno li ha mai educati a niente, e anche solo far capire loro l’importanza di lavarsi le mani nei grandi lavabi dell’Hamara Club è una conquista. Fanno piccoli lavoretti, guadagnandosi qualche rupia, che i più, disciplinatamente, portano al Club, dove i loro conti vengono registrati su un grande registro: quella è anche la loro banca. Fanno i venditori di frutta o di bottigliette di acqua minerale, lucidano le scarpe oppure semplicemente si prestano da “seat keeper”: tengono i posti a sedere sui treni in cambio di un paio di rupie. Poi, passata la barriera dei 13 anni, in genere riescono a trovare lavoro e a porre fine alla loro vita randagia. Non tutti però. Qualcuno non riesce a reggere e si ammala e muore. Dedicato a Siddhart Come Siddhart, un ragazzo che era un mito per tutti i ragazzi di Bombay Central. Morì di tbc polmonare pochi mesi prima che la Vocaturo arrivasse a Bombay. Ma il suo ricordo era sulla faccia e sulla bocca di tutti. «Non l’ho conosciuto di persona, ma è come se l’avessi fatto tanto me ne parlavano. Ho visto solo il suo povero estratto conto sui registri dell’Hamara Club. Per questo ho voluto dedicare a lui il mio lavoro». Poi, oltre a Siddhart, altri nomi fanno capolino tra le immagini scattate con amore, senza flash. C’è Gulab, con la scabbia che gli tormentava le mani; c’è Sonu, suo compagno di sventura. Scrive Roberta nel suo diario: «Gulab è bellissimo. Circa 15 anni, occhi neri e profondi. Ha una grazia incredibile. Come fa un ragazzo che è cresciuto sulla strada ad avere tanta grazia?». La Vocaturo non è nuova a esperienze di questo tipo. Per anni è stata volontaria alla Mater Orphanorum di Varese , la sua città. Poi, su invito delle suore di quell’ordine, ha fatto un’esperienza in Guatemala, in una casa che ospitava e curava i ragazzi di strada. Infine, prima di Bombay, un’altra esperienza a Londra, sempre per seguire i teenager senza casa. Qui ha conosciuto un grande fotografo italiano, Dario Mitidieri, autore di tanti reportage , che l’ha iniziata all’arte della fotografia. Lei, timidamente, senza voler professionalizzarsi troppo, ha seguito i suoi suggerimenti. In particolare uno: quello di ridurre le distanze, di andare vicino il più possibile con la macchina fotografica. «In fondo, sono arrivata a Bombay senza pretese. Volevo stare vicino a loro. In ogni senso, anche con il mio obiettivo». La mostra “Bombay Central” resta aperta sino al 12 aprile, i giorni feriali, dalle 10 alle 19. Per informazioni: tel. 02.5522981 E’ un evento di: CLUB VITA In collaborazione con: Regione Lombardia, Provincia di Milano, Fondazione Cariplo, Fondazione Banca del Monte di Lombardia


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