Non profit

Ma te lo dò io il Wto.

Tutto quello che vi siete chiesti e che nessuno vi ha mai spiegato su Seattle.

di Redazione

I sostenitori della protesta anti Wto sono felici di aver impedito lo stabilirsi del principio per cui le leggi economiche possono prevalere su qualsiasi altra normativa, comprese le legislazioni dei singoli Stati. Il Wto ha infatti il potere di intervenire in numerosi settori quali l?alimentazione, l?agricoltura, i servizi sanitari, l?istruzione, i diritti di proprietà intellettuale sulle forme di vita (i brevetti sui prodotti geneticamente modificati), e i suoi pareri sono vincolanti anche per i governi. Il rischio era dunque quello di sancire il governo mondiale delle multinazionali, la cosiddetta globalizzazione. I rappresentanti delle ong che si opponevano al vertice hanno ottenuto di bloccare il lancio del nuovo negoziato del Wto, il Millennium Round, che è miseramente fallito senza produrre neppure un documento unitario; e hanno dimostrato all?opinione pubblica mondiale e ai governanti che le organizzazioni della società civile vogliono un commercio che rispetti alcune regole, e si oppongono allo strapotere delle multinazionali. Nata nel 1995, l?organizzazione mondiale per il commercio (Wto) ha ottenuto in dote gli accordi scaturiti dalle varie trattative commerciali svoltesi nel corso degli anni, dal 1947 (anno della prima versione del Gatt, l? Accordo sulle tariffe e il Commercio) ad oggi. Oltre che custodire questi ?testi sacri?, il Wto è l?organismo preposto a dirimere le questioni giuridiche fra nazioni, nell?ambito del commercio, e ad essere la sede ufficiale delle trattative mondiali. Anche se ufficialmente dichiara di basarsi sul ?free trade?, il libero commercio, nei fatti le oltre 700 pagine di regole che costituiscono gli accordi su cui si basa creano quello che si definisce come ?corporate-managed trade?, ovvero, un commercio regolato dalle multinazionali. Secondo il sistema gestito dal Wto l?efficienza economica, tradotta in profitti per le società, domina qualsiasi altro valore. Per controversie iniziate dal Wto sono state modificate 170 leggi nazionali. Il Mai è un trattato che avrebbe portato alle estreme conseguenze la sovranità delle multinazionali. Nel 1995 l?Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo (Oecd), un club cui aderiscono 29 paesi ricchi, iniziarono a mettere a punto a porte chiuse un accordo chiamato Mai (Multinalteral Agreement on Investment) che avrebbe impedito ai governi di opporsi all?ingresso delle multinazionali nei loro mercati, abbattuto qualsiasi condizione per gli investimenti (rispetto dei diritti umani, impiego di manodopera locale…) e imposto una totale deregulation nel campo degli investimenti finanziari. Non solo: il Mai dava potere alle multinazionali di citare in giudizio quei governi che avessero in qualche modo limitato i loro profitti. Nel 1997 partì la campagna ?dire mai al Mai? proprio per impedire che l?accordo venisse approvato, e nel dicembre del 1998 l?Oecd sotto la pressione dell?opinione pubblica mondiale (specialmente negli Stati Uniti) preferì sospendere i lavori sul Mai. Uno degli obiettivi del vertice di Seattle era proprio rimettere il Mai al centro dei lavori per arrivare a una sua definitiva approvazione. Le Nazioni Unite confermano che la terra ha già abbastanza cibo per nutrire tutti i suoi abitanti, eppure negli ultimi vent?anni la fame è aumentata di pari passo con la produzione alimentare. La globalizzazione dell?industria alimentare non ha alcun interesse a sfamare le comunità locali. Anzi: la presenza delle corporation agricole incrementa le esportazioni verso le nazioni ricche alimentando le monocolture. Inoltre, le monocolture sono più sensibili agli attacchi dei parassiti e del maltempo, quindi vengono più pesantemente bombardate di pesticidi, e contribuiscono all?infertilità del suolo. Le grandi istituzioni economiche come il Wto e il Nafta sono a favore della transizione dall?agricoltura locale e differenziata verso quella su larga scala a monocoltura, diretta verso i mercati esteri. Le politiche del Wto finanziano i sussidi alle corporations, che così si impiantano nelle piccole comunità rendendo difficile la sopravvivenza ai piccoli agricoltori in tutto il mondo. I sostenitori dell?agricoltura industriale sostengono anche che le biotecnologie aiuteranno a sconfiggere la fame nel mondo, ma anche qui si tratta di monocolture che non fanno nulla per risolvere i problemi locali di fame , anzi dato che le sementi geneticamente modificate sono sterili, i contadini sono costretti ad acquistare a caro prezzo un seme diverso ogni anno. Quanto alla povertà, nell?ultimo mezzo secolo il mondo è diventato più povero e affamato che mai; la globalizzazione economica crea ricchezza, ma solo per le élite che ne dirigono i processi: la ricchezza è talmente concentrata che il numero dei miliardari (in dollari) nel mondo è aumentato del 25% negli ultimi due anni, e i primi tre di loro hanno un reddito che supera il Pil di nazioni come Danimarca, Norvegia, Cile, Thailandia… L?esempio delle tartarughe marine è illuminante per capire come il Wto abbia potere di modificare le leggi nazionali di un paese in nome della globalizzazione del commercio. Le reti utilizzate per pescare i gamberi possono uccidere le tartarughe marine, che spesso vi rimangono intrappolate, a meno che le reti vengano dotate di un dispositivo particolare che evita alle testuggini di rimanervi impigliate. Questo dispositivo è oggi obbligatorio negli Stati Uniti sia per pescare i gamberi, sia per importarli: negli Usa è proibito infatti comercializzare crostacei pescati senza protezione per le tartarughe. Ora, nel 1998 quattro nazioni asiatiche che non rispettano le norme sulla pesca dei gamberi si sono appellate al Wto contro il divieto degli Stati Uniti e hanno ottenuto parere favorevole. Gli Stati Uniti si apprestano perciò a cambiare la legge sulla pesca dei gamberi, mettendo a rischio la vita delle tartarughe, per obbedire alle indicazioni del Wto. Sì. La ricchezza prodotta dalla globalizzazione non è quasi mai impiegata in programmi di protezione ambientale, anzi, la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale obbligano i paesi bisognosi di prestiti ad accettare che le multinazionali sfruttino le loro risorse naturali come condizione per ottenere i prestiti. La globalizzazione è distruttiva perché esige che i prodotti viaggino per tutto il pianeta a grandissima velocità, causando notevoli costi ambientali in termini di inquinamento dell?aria e dell?acqua, consumo di energia, utilizzo di propellenti dannosi per l?ozono e produzione di rifiuti non biodegradabili. Lo sviluppo selvaggio ha anche bisogno di infrastrutture dal pesante impatto ambientale come autostrade, porti, aeroporti, gasdotti. A tutt?oggi, in qualsiasi controversia che riguardi una legislazione nazionale a tutela dell?ambiente il Wto si è sempre espresso contro l?ambiente e la natura (vedi il caso delle tartarughe). La politica del Wto è sempre stata a favore di un?uniformità di legislazione in materia di tutela ambientale tra tutti gli Stati membri; ma invece di definire alcuni standard minimi, si è sempre appiattito sulle legislazioni meno evolute e meno protettive, armonizzando al ribasso gli standard mondiali. La globalizzazione non crea occupazione, anzi contribuisce a ridurre i posti di lavoro. L? Istitute for Policy Studies ha realizzato un?indagine da cui emerge come le prime 200 corporations mondiali controllino il 28% dell?attività economica del pianeta, ma diano lavoro soltanto allo 0,5% della forza lavoro. Ciò è dovuto agli standard di efficienza mantenuti al limite dell?umano e all?impiego di nuove tecnologie. Inoltre, le corporations premiano i manager e penalizzano gli operai. Negli Usa, gli executive delle grandi multinazionali guadagnano oggi 417 volte di più dello stipendio medio dei loro operai. Secondo la Federal Reserve, l?84,6% di tutta la ricchezza del Paese è concentrata nelle mani del 20% più ricco della popolazione. L?accusa di protezionismo è spesso lanciata dai difensori della globalizzazione per bollare chi tenta di salvaguardare metodi alternativi di produzione agricola o alimentare (che i fautori della globalizzazione definiscono semplicemente ?inefficienti?). Ma anche la globalizzazione è un tipo di protezionismo, che mira a salvaguardare le produzione delle corporations dalle regole delle società democratiche. L?esempio della Francia e della lotta dei produttori agricoli contro McDonald?s è tipico: il nuovo Asterix José Bové, che girava per Seattle inalberando una forma di Rocquefort, ha espresso pittorescamente un?esigenza comune a molti altri: la salvaguardia delle produzioni nazionali di qualità contro l?imposizione di cicli produttivi e di cibo qualitativamente inferiore ma più ?efficiente? e redditizio.


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