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Ucraina, Moretti: «Da piazza Maidan riprende e dipende il destino dell’Europa»

Angelo Moretti, portavoce di Mean, Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, è adesso in Ucraina con una delegazione dell’iniziativa per organizzare la manifestazione per la pace, prevista per il prossimo 11 luglio, insieme alla società civile ucraina. «Era partito come un progetto italiano ed europeo», dice. «Oggi è un progetto degli ucraini. C’è attesa da parte loro di parlare di futuro e pace»

di Anna Spena

«Gli incontri avuti a Kiev dalla delegazione del progetto Mean sono stati tutti delicati, intensi, entusiasmanti, di apertura e rilancio», dice Angelo Moretti, portavoce della Rete italiana “Per un Nuovo Welfare” e portavoce di Mean, Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, un progetto promosso da trentacinque soggetti nazionali della Società civile nato con l’idea di tenere viva la forza trasformatrice della nonviolenza attiva dentro lo scenario del conflitto, non solo idealmente, ma concretamente, attraverso una mobilitazione di civili europei in Ucraina.

Il progetto Mean è partito da una domanda: “ma se noi civili non proviamo a fermare la guerra in Europa chi dovrebbe farlo?” Da qui l’idea di una manifestazione che si terrà il prossimo 11 luglio a Kiev, qui le dieci ragioni per cui andare. Una delegazione di Mean, composta da Angelo Moretti, Marianella Sclavi, etnologa ed esperta in mediazione dei conflitti, Erminio Fonzo, dottore di ricerca in Storia presso l'Università degli Studi di Salerno, Tatyana Shyshyniak, artista ucraina e mediatrice del progetto, si è recata in Ucraina, per il secondo viaggio (qui trovate i racconti della prima missione: Un ponte con la società civile ucraina; Ucraina, l'arte dell'ascolto; La deterrenza non è una vittoria).

«Dopo il primo meeting dello scorso martedì sera con 10 associazioni della società civile ucraina», raconta Moretti, «in cui in oltre due ore e mezza di dialogo abbiamo potuto ascoltare giovani registi, studenti, attivisti della resistenza, operatori di pronto soccorso, avvocati, parlarci del loro desiderio di tornare a vivere, delle loro paure delle “munizioni che finiscono” e della loro consapevolezza che il futuro si possa “rigenerare solo nella pace", abbiamo incontrato la mattina seguente l’amministrazione comunale di Kiev».

«Abbiamo parlato della manifestazione dell’11 luglio», continua Moretti, «di come organizzarla, come coinvolgere i media , che obiettivi darci. La vice sindaca di Kiev Maryna Khonda è stata disponibilissima a cercare soluzioni per ogni problema. A causa dei limiti dei rifugi antimissili la manifestazione potrà riguardare solo 150 persone del Mean più altrettante circa della società civile ucraina, abbiamo convenuto che il luogo sia tenuto nella massima segretezza fino al giorno stesso della manifestazione e che oltre a diversi momenti assembleari e artistici, possiamo poi suddividerci in gruppi di lavoro perché oggi europeo stringa rapporti di amicizia singolarmente con gli ucraini presenti, in un rapporto intimo. Nei gruppi di lavoro parleremo di come mettere in salvo i bambini, le opere museali aggredite, i sofferenti psichici, come innovare i sistemi di soccorso, e parleremo di come si potrebbe costruire un processo di pacificazione».

C’è grande commozione per quello che sta accadendo: «L’iniziativa», spiega Moretti, «era partita come un progetto prima italiano e poi europeo. É bellissimo vedere come invece adesso si sia trasformata in qualcosa che chiedono e vogliono gli ucraini, c’è attesa da parte loro di parlare di futuro e pace, grande supporto c’è stato e continua ad esserci da Aktion for Ucraina, il nostro primo interlocutore, un gruppo di volontari che organizza evacuazioni di soggetti fragili e con patologie, dall’est all’ovest del Paese fino a fuori i confini».

Ottenuta l’autorizzazione alla manifestazione Nonviolenta dell’11 luglio la delegazione ha passato in rassegna gli altri due impegni presi: i campi solari in Italia per bambini e i gemellaggi tra i piccoli comuni italiani e quelli ucraini. «L’amministrazione ci ha fornito una lista di 78 persone, 20 nuclei familiari, sono vedove ed orfani di caduti della resistenza, che verranno in Italia ospiti dei Comuni Welcome per un mese», racconta Moretti. «La partenza di questo primo gruppo è prevista per fine giugno, poi ce ne sarà un’altra a fine luglio. Per i gemellaggi tra città europee e ucraine il Comune di Kiev, che ha anche la presidenza dell’associazione dei comuni ucraini, si è detto estremamente interessato e nei prossimi giorni seguiranno dei passi formali».

In questi giorni la delegazione, che ora si trova ancora in Ucraina, ha incontrato l’amministrazione comunale; il Vescovo ausiliare di Kiev; padre Alexander, con il Nunzio Apostolico in Ucraina Visvaldas Kulbokas, l’ambasciatore italiano Zazo; l’ambasciatrice croata, Anicia, con il procuratore di Kiev. «Questi incontri», spiega Moretti, «sono stati possibili grazie il tutto grazie alla grande maestria diplomatica di Gloria Mascellani, consacrata del movimento dei Focolari di Kiev. Da queste due giornate e dalla visita a piazza Maidan, dove nel novembre del 2013 gli ucraini hanno lottato per il futuro di entrare nell’Unione Europea, ne usciamo ancora più consapevoli dell’urgenza di non dover lasciare soli gli ucraini al loro destino, perché da Maidan riprende e dipende il destino dell’Europa».

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