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Ucraina, Catrambone: «Le persone che curiamo ci ispirano con la loro resistenza»

Christopher Catrambone è il fondatore dell’ong Moas e responsabile della missione medica dell’organizzazione nel Paese. «La determinazione delle persone che assistiamo è senza precedenti», racconta. L’organizzazione ha curato più di 10mila pazienti in prima linea e più di 20mila persone nelle comunità tagliate fuori dalle infrastrutture. Il lavoro di Moas e di altre organizzazioni lo raccontiamo nel numero di VITA “Occupy Ucraina” e in un appuntamento dal vivo, a Milano, stasera 20 febbraio

di Anna Spena

Traumi causati da fuoco di artiglieria, armi leggere, sistemi missilistici, schegge, ferite da schiacciamento, ustioni e lesioni da impatto. L’Onu ha stimato che dallo scorso 24 febbraio, dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, sono 11mila i feriti di guerra, ma il dato è al ribasso. Moltissime infrastrutture, tra cui ospedali, sono state distrutte. Far arrivare i farmaci nel Paese è un’operazione complessa, e – dopo 12 mesi di conflitto – le riserve di medicinali iniziano a scarseggiare. L’organizzazione umanitaria Moas ha avviato una missione medica nel Paese fin dai primissimi giorni di guerra. Ha curato nelle regioni di Kharkiv, Donetsk, Mykolaiv, Chernihiv, Sumy, Vinnytsia e Kyiv più di 10mila pazienti in prima linea e più di 20mila persone nelle comunità tagliate fuori dalle infrastrutture. Nei primi mesi ha anche avviato una missione per l'evacuazione d'emergenza di bambini malati cronici impossibilitati a fuggire con i normali mezzi di trasporto e intrappolati nelle zone bombardate. Il lavoro di Moas e di altre organizzazioni lo raccontiamo nel numero di VITA “Occupy Ucraina” (che si può scaricare a questo link) e in un appuntamento dal vivo, a Milano, stasera 20 febbraio.

«Il lavoro più impegnativo», racconta l’organizzazione, «è stato fatto sui fronti di guerra. Abbiamo impiegato una squadra di 100 medici, che noi chiamiamo “gli angeli bianchi” che hanno operato e continua ad operare nelle zone più colpite, e 27 ambulanze. Abbiamo anche formato oltre 10mila operatori sanitari locali sulle più recenti tecniche e tecnologie mediche».


Le ambulanze di Moas sono dotate di forniture mediche portatili, scorte di farmaci e attrezzature all'avanguardia che consentono alle squadre di fornire supporto vitale di base e avanzato, interventi clinici avanzati, trasporto e triage. Ogni ambulanza è presidiata da 2 medici e da un autista. Il maggior numero possibile di pazienti viene smistato, trattato e dimesso sul campo, ma i casi più critici e ad alto rischio vengono trasportati dai team Moas al di fuori della linea del fronte. Moas gestisce anche una clinica sanitaria di base nelle comunità tagliate fuori dai servizi sanitari a causa dei bombardamenti. Il veicolo è stato prestato all’organizzazione da un partner, l'associazione Ronald McDonald House Charity.

«Sono incredibilmente orgoglioso del lavoro salvavita che abbiamo svolto attraverso la nostra missione medica in Ucraina», spiega Christopher Catrambone è il fondatore dell’ong e responsabile della missione medica dell’organizzazione nel Paese «Il nostro team di medici, infermieri e personale di supporto ha lavorato instancabilmente in prima linea. E abbiamo avuto la possibilità di capire in prima persona quanto il popolo ucraino sia capace di resistere, riprendersi e ricostruire. Questa cosa è stata ed è commovente». Ma l’obiettivo dell’organizzazione «non è solo quello di offrire prima assistenza ai malati», spiega Ivan, uno dei medici impegnati in prima linea. «Vogliamo contribuire a costruire un sistema sanitario più forte e resistente. Un sistema solido per la popolazione ucraina dopo la fine del conflitto».

A un anno dall’aggressione della Russia, vi proponiamo una serata (il 20 febbraio, a Milano) per interrogarci su quale sia la pace possibile per l’Ucraina. E per capire cosa possiamo fare noi. Subito. Lo faremo ascoltando le testimonianze dei pacificatori. Ingresso libero sino a esaurimento posti, perciò meglio accreditarsi qui

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