Politica

Lombardia, non profit socio-sanitario a Fontana: «Coinvolgici»

Uneba e Aris, che nella regione gestiscono 500 fra residenze e ospedali, incontrano il governatore e chiedono di poter stare nelle «cabine di regia con Ats e Asst (le Asl lombarde)», vale a dire dentro la programmazione. Perché, spiegano, «il nuovo modello socio sanitario, specie alla luce della revisione dei Lea, non può certamente essere lasciato alle sole logiche di mercato nella concorrenza tra gli enti erogatori accreditati»

di Giampaolo Cerri

Il sociosanitario non profit si fa sentire a Palazzo. Palazzo Lombardia, nello specifico, sede del governo regionale.

Nei giorni scorsi Aris e Uneba, che rappresentano in Lombardia 500 strutture non profit del settore sanitario e sociosanitario, hanno infatti incontrato il presidente della Regione, Attilio Fontana per «rinnovare la totale disponibilità nei confronti del Sistema sanitario lombardo» e richiedere «di essere presenti in modo stabile nelle cabine di regia delle Ats e Asst (le diverse Asl lombarde, ndr)», riguardanti la programmazione regionale, come informa una nota congiunta delle due organizzazioni.

«Il nuovo modello socio sanitario, specie alla luce della revisione dei Lea, non può certamente essere lasciato alle sole logiche di mercato nella concorrenza tra gli enti erogatori accreditati», si legge nel documento consegnato a Fontana, «poiché finirebbe per minare seriamente la componente di investimento dei vari operatori del sistema salute» e «di conseguenza, anche il livello qualitativo della continuità di cura».

Aris e Uneba auspicano un «differente approccio» anche sul tema degli ospedali classificati e di ispirazione non profit, strutture collocate «statutariamente all'origine del Sistema sanitario nazionale-Ssn che oggi il regolatore pubblico tende, per semplicità, a sovrapporre a comuni ospedali privati», conclude il documento che chiede di «riconoscere il ruolo, sussidiario al pubblico e non in competizione con lo stesso, delle strutture associate» le quali «svolgono attività che il privato profit tende spesso ad evitare in quanto poco remunerative e spesso non programmabili».

Foto in apertura, Agenzia Sintesi.

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