Formazione
Caro D’Alema svegliati Non eran questi i Patti.
A un anno dalla fine della legislatura, l' intesa di Padova e il Patto di Natale rischiano di restare libri dei sogni.
Il governo? Assomiglia a un’auto sportiva che ha fatto da zero a 100 in 5 secondi ma adesso viaggia a trenta all’ora. Così la pensa il Forum dl Terzo settore, riferendosi al cammino di collaborazione con l’esecutivo dopo il Patto di Padova firmato da Prodi (aprile 1998) e con il Protocollo di febbraio sottoscritto da D‘Alema, che ora si sta allentando. Delle grandi promesse – alcune realizzate in fretta, altre avviate con entusiasmo – non è rimasto molto. La spinta a innovare si sta esaurendo. Troppe buone leggi hanno iniziato il loro cammino ma poi si sono perse per strada. Alcuni percorsi non sono neppure iniziati. E manca poco più di un anno alla fine della legislatura. Ci siamo fatti guidare dal portavoce del Forum, Edoardo Patriarca, che ha tracciato per noi un bilancio con tutti gli attivi e i passivi del rapporto tra il Terzo settore e il governo, che il Forum ha messo sotto la lente di ingrandimento nella manifestazione del 3 dicembre a Roma.
Associazioni e sport, che disastro
«Un grande traguardo raggiunto da questo governo è stata la riforma dell’assistenza» dice Patriarca. «Una legge coraggiosa che tenta di ridisegnare, se non di rifondare il welfare in Italia nel segno della sussidiarietà, cioè della collaborazione tra pubblico e privato sociale non solo nell’erogazione dei servizi ma anche nella loro progettazione. Il giudizio del Forum è quindi positivo, chiederemo solo qualche piccolo aggiustamento per rendere questo testo ancora più coraggioso, potenziando la sussidiarietà e il ruolo della famiglia. Il problema, semmai, è un altro…». Quale? «I tempi di discussione. Non vorremmo che con l’imbuto della Finanziaria non si riuscisse a portare presto in aula questa riforma. Sarebbe un vero delitto, e metteremo in campo tutta la nostra capacità di vigilanza e pressione per impedirlo». La legge quadro sull’assistenza infatti è attesa in aula pochi giorni prima di Natale, un periodo davvero pessimo per la grande mole di lavoro data dalla legge di bilancio, che rischia di far saltare il calendario del lavori parlamentari. Con differimento della discussione a data da destinarsi. Due provvedimenti già “congelati” invece sono la legge sull’associazionismo di promozione sociale (ferma da febbraio) e quella sulle associazioni sportive di base (presentata nel lontano 1996). «È ora di toglierle dal freezer», afferma Edo Patriarca. «Anche perché a parole sono tutti d’accordo sull’opportunità e urgenza di queste normative e poi nessuno muove un dito. Manca la volontà politica? Allora sarebbe più corretto ammetterlo. Queste leggi sono essenziali per lo sviluppo di un settore, quello associazionistico, che coinvolge un numero immenso di persone e che dovrebbe interessare anche i responsabili della sicurezza in questo Paese, ministro dell’Interno in testa». Un momento Patriarca, cosa c’entra la Jervolino con le associazioni sportive? «C’entra. Si rende conto il ministro che per tutelare i cittadini non c’è bisogno solo di più polizia ma anche di presidi di coesione sociale sul territorio? E cosa fanno le associazioni e i circoli, se non questo? Allora non vedo perché non dare loro tutte le tutele e gli incentivi necessari per potenziarsi e coinvolgere sempre più giovani, togliendoli dalla strada». Veniamo alle norme sull’obiezione di coscienza e sul servizio civile. A che punto siamo? «Alla barzelletta», è la risposta. «Il governo sa benissimo che i 120 miliardi stanziati per l’obiezione di coscienza non sono sufficienti, eppure non fa marcia indietro. Ne deduciamo che voglia la morte di questa scelta civile. Non possiamo accettarlo: vogliamo che la legge attuale funzioni, che è poi l’unica condizione perché si possa parlare del futuro servizio civile».
Il Fisco, una porta sbarrata
I due Patti firmati da Prodi e D’Alema promettevano mari e monti: un serio monitoraggio della legge fiscale 460, Iva agevolata per le Onlus, l’authority per il Terzo settore. Tre punti che risultano oggi completamente disattesi. «Non solo disattesi, ma neppure in programma per il futuro», accusa Patriarca. «Il ministro Visco ha infatti dichiarato che le questioni del non profit non sono tra le sue priorità. Sull’Iva proprio non ci sente. Il governo non ha utilizzato la delega (che decade il 31 dicembre) per modificare la 460, e l’authority rimane un sogno. Una situazione scandalosa. Se infatti con gli altri ministeri un dialogo è stato almeno avviato, alle Finanze abbiamo sempre trovato un muro di gomma, se non aperta ostilità». Una porta sbarrata che impedisce alle organizzazioni rappresentate dal Forum (più di 500, a livello nazionale e locale) non solo di far accogliere, ma per lo meno di far ascoltare le proprie ragioni. «Non siamo mai stati convocati dal ministro», dice Patriarca. «Che non perde occasione per manifestare la propria diffidenza nei confronti del non profit con ispezioni e controlli a tappeto. Insomma un rapporto davvero difficile che devo dire non è migliorato per niente in questo periodo, anzi peggiora perché non evolve con il passare del tempo ma rimane ancorato a una logica antiquata». Se non siamo allo scontro aperto, poco ci manca.
Lavoro, un bilancio in bianco e nero
Tutt’altro clilma si respira, a quanto pare, al ministero dell’Industria, con cui si è avviato un positivo confronto sul tema degli incentivi alle piccole e medie imprese sociali. «Sì, abbiamo fatto dei passi avanti», conferma Patriarca. «Proprio su questo tema degli incentivi è pronta una prima bozza di decreto che abbiamo già esaminato, dandone un giudizio positivo. Presso il dicastero di Bersani si è realizzato un buon livello di concertazione: siamo stati convocati, abbiamo discusso e abbiamo portato le nostre ragioni che sono state ascoltate. Direi che potrebbe essere un buon esempio anche per altri ministeri. Certo adesso si deve completare l’opera e arrivare a un testo definitivo da approvare entro la fine della legislatura». E la normativa sul socio lavoratore? «Questo invece è un tasto dolente. Purtroppo questa legge si scontra con la fortissima opposizione dei sindacati confederali, che premono affinché non venga approvata. Spero che nel 2000 si possa arrivare a un confronto costruttivo anche col sindacato su questo tema e si individuino alcuni obiettivi comuni. Manca la fiducia e mancano anche i contatti, ma mi auguro che riusciamo a costruire gli uni e l’altra. Ma dal governo ci aspettiamo un atto di coraggio per difendere questa normativa che riguarda migliaia di lavoratori italiani».
In attivo sussidiarietà e solidarietà
«Se oggi in Italia la solidarietà ha un po’ più spazio è anche merito del governo», riconosce alla fine Edo Patriarca. Ed elenca i “più” messi a segno negli ultimi tre anni: la legge 285 sull’infanzia e l’adolescenza, la legge sull’immigrazione, i titoli di solidarietà… E poi la normativa sulle fondazioni («una sfida cui dobbiamo arrivare preparati»), la legge sul collocamento obbligatorio dei disabili («ottima, speriamo che diventi operativa al più presto»), gli sgravi fiscali per le famiglie che assistono disabili («una innovazione senza precedenti»). Il principio di sussidiarietà poi è entrato sia nell’ipotesi di riforma della Costituzione elaborata dalla commissione Affari costituzionali, sia nella recente legge 265 sugli statuti di Comuni e Province, in cui è ora possibile inserire la sussidiarietà anche nella sua accezione “orizzontale”, cioè nella forma in cui si privilegiano le iniziative dei cittadini e delle formazioni sociali che ne sono espressione, nella realizzazione e gestione di servizi di pubblica utilità. Ma il rischio è che questo attivo si riduca sempre più. «La prima fase di fermento, progettualità e dialogo si è esaurita», è l’analisi del Forum espressa dal suo portavoce. «E questo ci preoccupa. Sta prendendo il sopravvento una politica eterea, basata sui giochini di partito e non sui problemi dei Paese. C’è bisogno di un colpo d’ala, di colmare il divario che si sta riformando tra Palazzo e società civile. Un divario di cui fanno le spese i più deboli. L’Italia del Terzo settore, che rappresentiamo, vuole di più e si merita di più. C’è poco tempo per cambiare le cose: vogliamo trasformare questo benedetto 2000 nell’anno della svolta per la solidarietà in Italia?». •Il governo? Assomiglia a un’auto sportiva che ha fatto da zero a 100 in 5 secondi ma adesso viaggia a trenta all’ora. Così la pensa il Forum dl Terzo settore, riferendosi al cammino di collaborazione con l’esecutivo dopo il Patto di Padova firmato da Prodi (aprile 1998) e con il Protocollo di febbraio sottoscritto da D‘Alema, che ora si sta allentando. Delle grandi promesse – alcune realizzate in fretta, altre avviate con entusiasmo – non è rimasto molto. La spinta a innovare si sta esaurendo. Troppe buone leggi hanno iniziato il loro cammino ma poi si sono perse per strada. Alcuni percorsi non sono neppure iniziati. E manca poco più di un anno alla fine della legislatura. Ci siamo fatti guidare dal portavoce del Forum, Edoardo Patriarca, che ha tracciato per noi un bilancio con tutti gli attivi e i passivi del rapporto tra il Terzo settore e il governo, che il Forum ha messo sotto la lente di ingrandimento nella manifestazione del 3 dicembre a Roma.
Associazioni e sport, che disastro
«Un grande traguardo raggiunto da questo governo è stata la riforma dell’assistenza» dice Patriarca. «Una legge coraggiosa che tenta di ridisegnare, se non di rifondare il welfare in Italia nel segno della sussidiarietà, cioè della collaborazione tra pubblico e privato sociale non solo nell’erogazione dei servizi ma anche nella loro progettazione. Il giudizio del Forum è quindi positivo, chiederemo solo qualche piccolo aggiustamento per rendere questo testo ancora più coraggioso, potenziando la sussidiarietà e il ruolo della famiglia. Il problema, semmai, è un altro…». Quale? «I tempi di discussione. Non vorremmo che con l’imbuto della Finanziaria non si riuscisse a portare presto in aula questa riforma. Sarebbe un vero delitto, e metteremo in campo tutta la nostra capacità di vigilanza e pressione per impedirlo». La legge quadro sull’assistenza infatti è attesa in aula pochi giorni prima di Natale, un periodo davvero pessimo per la grande mole di lavoro data dalla legge di bilancio, che rischia di far saltare il calendario del lavori parlamentari. Con differimento della discussione a data da destinarsi. Due provvedimenti già “congelati” invece sono la legge sull’associazionismo di promozione sociale (ferma da febbraio) e quella sulle associazioni sportive di base (presentata nel lontano 1996). «È ora di toglierle dal freezer», afferma Edo Patriarca. «Anche perché a parole sono tutti d’accordo sull’opportunità e urgenza di queste normative e poi nessuno muove un dito. Manca la volontà politica? Allora sarebbe più corretto ammetterlo. Queste leggi sono essenziali per lo sviluppo di un settore, quello associazionistico, che coinvolge un numero immenso di persone e che dovrebbe interessare anche i responsabili della sicurezza in questo Paese, ministro dell’Interno in testa». Un momento Patriarca, cosa c’entra la Jervolino con le associazioni sportive? «C’entra. Si rende conto il ministro che per tutelare i cittadini non c’è bisogno solo di più polizia ma anche di presidi di coesione sociale sul territorio? E cosa fanno le associazioni e i circoli, se non questo? Allora non vedo perché non dare loro tutte le tutele e gli incentivi necessari per potenziarsi e coinvolgere sempre più giovani, togliendoli dalla strada». Veniamo alle norme sull’obiezione di coscienza e sul servizio civile. A che punto siamo? «Alla barzelletta», è la risposta. «Il governo sa benissimo che i 120 miliardi stanziati per l’obiezione di coscienza non sono sufficienti, eppure non fa marcia indietro. Ne deduciamo che voglia la morte di questa scelta civile. Non possiamo accettarlo: vogliamo che la legge attuale funzioni, che è poi l’unica condizione perché si possa parlare del futuro servizio civile».
Il Fisco, una porta sbarrata
I due Patti firmati da Prodi e D’Alema promettevano mari e monti: un serio monitoraggio della legge fiscale 460, Iva agevolata per le Onlus, l’authority per il Terzo settore. Tre punti che risultano oggi completamente disattesi. «Non solo disattesi, ma neppure in programma per il futuro», accusa Patriarca. «Il ministro Visco ha infatti dichiarato che le questioni del non profit non sono tra le sue priorità. Sull’Iva proprio non ci sente. Il governo non ha utilizzato la delega (che decade il 31 dicembre) per modificare la 460, e l’authority rimane un sogno. Una situazione scandalosa. Se infatti con gli altri ministeri un dialogo è stato almeno avviato, alle Finanze abbiamo sempre trovato un muro di gomma, se non aperta ostilità». Una porta sbarrata che impedisce alle organizzazioni rappresentate dal Forum (più di 500, a livello nazionale e locale) non solo di far accogliere, ma per lo meno di far ascoltare le proprie ragioni. «Non siamo mai stati convocati dal ministro», dice Patriarca. «Che non perde occasione per manifestare la propria diffidenza nei confronti del non profit con ispezioni e controlli a tappeto. Insomma un rapporto davvero difficile che devo dire non è migliorato per niente in questo periodo, anzi peggiora perché non evolve con il passare del tempo ma rimane ancorato a una logica antiquata». Se non siamo allo scontro aperto, poco ci manca.
Lavoro, un bilancio in bianco e nero
Tutt’altro clilma si respira, a quanto pare, al ministero dell’Industria, con cui si è avviato un positivo confronto sul tema degli incentivi alle piccole e medie imprese sociali. «Sì, abbiamo fatto dei passi avanti», conferma Patriarca. «Proprio su questo tema degli incentivi è pronta una prima bozza di decreto che abbiamo già esaminato, dandone un giudizio positivo. Presso il dicastero di Bersani si è realizzato un buon livello di concertazione: siamo stati convocati, abbiamo discusso e abbiamo portato le nostre ragioni che sono state ascoltate. Direi che potrebbe essere un buon esempio anche per altri ministeri. Certo adesso si deve completare l’opera e arrivare a un testo definitivo da approvare entro la fine della legislatura». E la normativa sul socio lavoratore? «Questo invece è un tasto dolente. Purtroppo questa legge si scontra con la fortissima opposizione dei sindacati confederali, che premono affinché non venga approvata. Spero che nel 2000 si possa arrivare a un confronto costruttivo anche col sindacato su questo tema e si individuino alcuni obiettivi comuni. Manca la fiducia e mancano anche i contatti, ma mi auguro che riusciamo a costruire gli uni e l’altra. Ma dal governo ci aspettiamo un atto di coraggio per difendere questa normativa che riguarda migliaia di lavoratori italiani».
In attivo sussidiarietà e solidarietà
«Se oggi in Italia la solidarietà ha un po’ più spazio è anche merito del governo», riconosce alla fine Edo Patriarca. Ed elenca i “più” messi a segno negli ultimi tre anni: la legge 285 sull’infanzia e l’adolescenza, la legge sull’immigrazione, i titoli di solidarietà… E poi la normativa sulle fondazioni («una sfida cui dobbiamo arrivare preparati»), la legge sul collocamento obbligatorio dei disabili («ottima, speriamo che diventi operativa al più presto»), gli sgravi fiscali per le famiglie che assistono disabili («una innovazione senza precedenti»). Il principio di sussidiarietà poi è entrato sia nell’ipotesi di riforma della Costituzione elaborata dalla commissione Affari costituzionali, sia nella recente legge 265 sugli statuti di Comuni e Province, in cui è ora possibile inserire la sussidiarietà anche nella sua accezione “orizzontale”, cioè nella forma in cui si privilegiano le iniziative dei cittadini e delle formazioni sociali che ne sono espressione, nella realizzazione e gestione di servizi di pubblica utilità. Ma il rischio è che questo attivo si riduca sempre più. «La prima fase di fermento, progettualità e dialogo si è esaurita», è l’analisi del Forum espressa dal suo portavoce. «E questo ci preoccupa. Sta prendendo il sopravvento una politica eterea, basata sui giochini di partito e non sui problemi dei Paese. C’è bisogno di un colpo d’ala, di colmare il divario che si sta riformando tra Palazzo e società civile. Un divario di cui fanno le spese i più deboli. L’Italia del Terzo settore, che rappresentiamo, vuole di più e si merita di più. C’è poco tempo per cambiare le cose: vogliamo trasformare questo benedetto 2000 nell’anno della svolta per la solidarietà in Italia?». •Il governo? Assomiglia a un’auto sportiva che ha fatto da zero a 100 in 5 secondi ma adesso viaggia a trenta all’ora. Così la pensa il Forum dl Terzo settore, riferendosi al cammino di collaborazione con l’esecutivo dopo il Patto di Padova firmato da Prodi (aprile 1998) e con il Protocollo di febbraio sottoscritto da D‘Alema, che ora si sta allentando. Delle grandi promesse – alcune realizzate in fretta, altre avviate con entusiasmo – non è rimasto molto. La spinta a innovare si sta esaurendo. Troppe buone leggi hanno iniziato il loro cammino ma poi si sono perse per strada. Alcuni percorsi non sono neppure iniziati. E manca poco più di un anno alla fine della legislatura. Ci siamo fatti guidare dal portavoce del Forum, Edoardo Patriarca, che ha tracciato per noi un bilancio con tutti gli attivi e i passivi del rapporto tra il Terzo settore e il governo, che il Forum ha messo sotto la lente di ingrandimento nella manifestazione del 3 dicembre a Roma.
Associazioni e sport, che disastro
«Un grande traguardo raggiunto da questo governo è stata la riforma dell’assistenza» dice Patriarca. «Una legge coraggiosa che tenta di ridisegnare, se non di rifondare il welfare in Italia nel segno della sussidiarietà, cioè della collaborazione tra pubblico e privato sociale non solo nell’erogazione dei servizi ma anche nella loro progettazione. Il giudizio del Forum è quindi positivo, chiederemo solo qualche piccolo aggiustamento per rendere questo testo ancora più coraggioso, potenziando la sussidiarietà e il ruolo della famiglia. Il problema, semmai, è un altro…». Quale? «I tempi di discussione. Non vorremmo che con l’imbuto della Finanziaria non si riuscisse a portare presto in aula questa riforma. Sarebbe un vero delitto, e metteremo in campo tutta la nostra capacità di vigilanza e pressione per impedirlo». La legge quadro sull’assistenza infatti è attesa in aula pochi giorni prima di Natale, un periodo davvero pessimo per la grande mole di lavoro data dalla legge di bilancio, che rischia di far saltare il calendario del lavori parlamentari. Con differimento della discussione a data da destinarsi. Due provvedimenti già “congelati” invece sono la legge sull’associazionismo di promozione sociale (ferma da febbraio) e quella sulle associazioni sportive di base (presentata nel lontano 1996). «È ora di toglierle dal freezer», afferma Edo Patriarca. «Anche perché a parole sono tutti d’accordo sull’opportunità e urgenza di queste normative e poi nessuno muove un dito. Manca la volontà politica? Allora sarebbe più corretto ammetterlo. Queste leggi sono essenziali per lo sviluppo di un settore, quello associazionistico, che coinvolge un numero immenso di persone e che dovrebbe interessare anche i responsabili della sicurezza in questo Paese, ministro dell’Interno in testa». Un momento Patriarca, cosa c’entra la Jervolino con le associazioni sportive? «C’entra. Si rende conto il ministro che per tutelare i cittadini non c’è bisogno solo di più polizia ma anche di presidi di coesione sociale sul territorio? E cosa fanno le associazioni e i circoli, se non questo? Allora non vedo perché non dare loro tutte le tutele e gli incentivi necessari per potenziarsi e coinvolgere sempre più giovani, togliendoli dalla strada». Veniamo alle norme sull’obiezione di coscienza e sul servizio civile. A che punto siamo? «Alla barzelletta», è la risposta. «Il governo sa benissimo che i 120 miliardi stanziati per l’obiezione di coscienza non sono sufficienti, eppure non fa marcia indietro. Ne deduciamo che voglia la morte di questa scelta civile. Non possiamo accettarlo: vogliamo che la legge attuale funzioni, che è poi l’unica condizione perché si possa parlare del futuro servizio civile».
Il Fisco, una porta sbarrata
I due Patti firmati da Prodi e D’Alema promettevano mari e monti: un serio monitoraggio della legge fiscale 460, Iva agevolata per le Onlus, l’authority per il Terzo settore. Tre punti che risultano oggi completamente disattesi. «Non solo disattesi, ma neppure in programma per il futuro», accusa Patriarca. «Il ministro Visco ha infatti dichiarato che le questioni del non profit non sono tra le sue priorità. Sull’Iva proprio non ci sente. Il governo non ha utilizzato la delega (che decade il 31 dicembre) per modificare la 460, e l’authority rimane un sogno. Una situazione scandalosa. Se infatti con gli altri ministeri un dialogo è stato almeno avviato, alle Finanze abbiamo sempre trovato un muro di gomma, se non aperta ostilità». Una porta sbarrata che impedisce alle organizzazioni rappresentate dal Forum (più di 500, a livello nazionale e locale) non solo di far accogliere, ma per lo meno di far ascoltare le proprie ragioni. «Non siamo mai stati convocati dal ministro», dice Patriarca. «Che non perde occasione per manifestare la propria diffidenza nei confronti del non profit con ispezioni e controlli a tappeto. Insomma un rapporto davvero difficile che devo dire non è migliorato per niente in questo periodo, anzi peggiora perché non evolve con il passare del tempo ma rimane ancorato a una logica antiquata». Se non siamo allo scontro aperto, poco ci manca.
Lavoro, un bilancio in bianco e nero
Tutt’altro clilma si respira, a quanto pare, al ministero dell’Industria, con cui si è avviato un positivo confronto sul tema degli incentivi alle piccole e medie imprese sociali. «Sì, abbiamo fatto dei passi avanti», conferma Patriarca. «Proprio su questo tema degli incentivi è pronta una prima bozza di decreto che abbiamo già esaminato, dandone un giudizio positivo. Presso il dicastero di Bersani si è realizzato un buon livello di concertazione: siamo stati convocati, abbiamo discusso e abbiamo portato le nostre ragioni che sono state ascoltate. Direi che potrebbe essere un buon esempio anche per altri ministeri. Certo adesso si deve completare l’opera e arrivare a un testo definitivo da approvare entro la fine della legislatura». E la normativa sul socio lavoratore? «Questo invece è un tasto dolente. Purtroppo questa legge si scontra con la fortissima opposizione dei sindacati confederali, che premono affinché non venga approvata. Spero che nel 2000 si possa arrivare a un confronto costruttivo anche col sindacato su questo tema e si individuino alcuni obiettivi comuni. Manca la fiducia e mancano anche i contatti, ma mi auguro che riusciamo a costruire gli uni e l’altra. Ma dal governo ci aspettiamo un atto di coraggio per difendere questa normativa che riguarda migliaia di lavoratori italiani».
In attivo sussidiarietà e solidarietà
«Se oggi in Italia la solidarietà ha un po’ più spazio è anche merito del governo», riconosce alla fine Edo Patriarca. Ed elenca i “più” messi a segno negli ultimi tre anni: la legge 285 sull’infanzia e l’adolescenza, la legge sull’immigrazione, i titoli di solidarietà… E poi la normativa sulle fondazioni («una sfida cui dobbiamo arrivare preparati»), la legge sul collocamento obbligatorio dei disabili («ottima, speriamo che diventi operativa al più presto»), gli sgravi fiscali per le famiglie che assistono disabili («una innovazione senza precedenti»). Il principio di sussidiarietà poi è entrato sia nell’ipotesi di riforma della Costituzione elaborata dalla commissione Affari costituzionali, sia nella recente legge 265 sugli statuti di Comuni e Province, in cui è ora possibile inserire la sussidiarietà anche nella sua accezione “orizzontale”, cioè nella forma in cui si privilegiano le iniziative dei cittadini e delle formazioni sociali che ne sono espressione, nella realizzazione e gestione di servizi di pubblica utilità. Ma il rischio è che questo attivo si riduca sempre più. «La prima fase di fermento, progettualità e dialogo si è esaurita», è l’analisi del Forum espressa dal suo portavoce. «E questo ci preoccupa. Sta prendendo il sopravvento una politica eterea, basata sui giochini di partito e non sui problemi dei Paese. C’è bisogno di un colpo d’ala, di colmare il divario che si sta riformando tra Palazzo e società civile. Un divario di cui fanno le spese i più deboli. L’Italia del Terzo settore, che rappresentiamo, vuole di più e si merita di più. C’è poco tempo per cambiare le cose: vogliamo trasformare questo benedetto 2000 nell’anno della svolta per la solidarietà in Italia?». •Il governo? Assomiglia a un’auto sportiva che ha fatto da zero a 100 in 5 secondi ma adesso viaggia a trenta all’ora. Così la pensa il Forum dl Terzo settore, riferendosi al cammino di collaborazione con l’esecutivo dopo il Patto di Padova firmato da Prodi (aprile 1998) e con il Protocollo di febbraio sottoscritto da D‘Alema, che ora si sta allentando. Delle grandi promesse – alcune realizzate in fretta, altre avviate con entusiasmo – non è rimasto molto. La spinta a innovare si sta esaurendo. Troppe buone leggi hanno iniziato il loro cammino ma poi si sono perse per strada. Alcuni percorsi non sono neppure iniziati. E manca poco più di un anno alla fine della legislatura. Ci siamo fatti guidare dal portavoce del Forum, Edoardo Patriarca, che ha tracciato per noi un bilancio con tutti gli attivi e i passivi del rapporto tra il Terzo settore e il governo, che il Forum ha messo sotto la lente di ingrandimento nella manifestazione del 3 dicembre a Roma.
Associazioni e sport, che disastro
«Un grande traguardo raggiunto da questo governo è stata la riforma dell’assistenza» dice Patriarca. «Una legge coraggiosa che tenta di ridisegnare, se non di rifondare il welfare in Italia nel segno della sussidiarietà, cioè della collaborazione tra pubblico e privato sociale non solo nell’erogazione dei servizi ma anche nella loro progettazione. Il giudizio del Forum è quindi positivo, chiederemo solo qualche piccolo aggiustamento per rendere questo testo ancora più coraggioso, potenziando la sussidiarietà e il ruolo della famiglia. Il problema, semmai, è un altro…». Quale? «I tempi di discussione. Non vorremmo che con l’imbuto della Finanziaria non si riuscisse a portare presto in aula questa riforma. Sarebbe un vero delitto, e metteremo in campo tutta la nostra capacità di vigilanza e pressione per impedirlo». La legge quadro sull’assistenza infatti è attesa in aula pochi giorni prima di Natale, un periodo davvero pessimo per la grande mole di lavoro data dalla legge di bilancio, che rischia di far saltare il calendario del lavori parlamentari. Con differimento della discussione a data da destinarsi. Due provvedimenti già “congelati” invece sono la legge sull’associazionismo di promozione sociale (ferma da febbraio) e quella sulle associazioni sportive di base (presentata nel lontano 1996). «È ora di toglierle dal freezer», afferma Edo Patriarca. «Anche perché a parole sono tutti d’accordo sull’opportunità e urgenza di queste normative e poi nessuno muove un dito. Manca la volontà politica? Allora sarebbe più corretto ammetterlo. Queste leggi sono essenziali per lo sviluppo di un settore, quello associazionistico, che coinvolge un numero immenso di persone e che dovrebbe interessare anche i responsabili della sicurezza in questo Paese, ministro dell’Interno in testa». Un momento Patriarca, cosa c’entra la Jervolino con le associazioni sportive? «C’entra. Si rende conto il ministro che per tutelare i cittadini non c’è bisogno solo di più polizia ma anche di presidi di coesione sociale sul territorio? E cosa fanno le associazioni e i circoli, se non questo? Allora non vedo perché non dare loro tutte le tutele e gli incentivi necessari per potenziarsi e coinvolgere sempre più giovani, togliendoli dalla strada». Veniamo alle norme sull’obiezione di coscienza e sul servizio civile. A che punto siamo? «Alla barzelletta», è la risposta. «Il governo sa benissimo che i 120 miliardi stanziati per l’obiezione di coscienza non sono sufficienti, eppure non fa marcia indietro. Ne deduciamo che voglia la morte di questa scelta civile. Non possiamo accettarlo: vogliamo che la legge attuale funzioni, che è poi l’unica condizione perché si possa parlare del futuro servizio civile».
Il Fisco, una porta sbarrata
I due Patti firmati da Prodi e D’Alema promettevano mari e monti: un serio monitoraggio della legge fiscale 460, Iva agevolata per le Onlus, l’authority per il Terzo settore. Tre punti che risultano oggi completamente disattesi. «Non solo disattesi, ma neppure in programma per il futuro», accusa Patriarca. «Il ministro Visco ha infatti dichiarato che le questioni del non profit non sono tra le sue priorità. Sull’Iva proprio non ci sente. Il governo non ha utilizzato la delega (che decade il 31 dicembre) per modificare la 460, e l’authority rimane un sogno. Una situazione scandalosa. Se infatti con gli altri ministeri un dialogo è stato almeno avviato, alle Finanze abbiamo sempre trovato un muro di gomma, se non aperta ostilità». Una porta sbarrata che impedisce alle organizzazioni rappresentate dal Forum (più di 500, a livello nazionale e locale) non solo di far accogliere, ma per lo meno di far ascoltare le proprie ragioni. «Non siamo mai stati convocati dal ministro», dice Patriarca. «Che non perde occasione per manifestare la propria diffidenza nei confronti del non profit con ispezioni e controlli a tappeto. Insomma un rapporto davvero difficile che devo dire non è migliorato per niente in questo periodo, anzi peggiora perché non evolve con il passare del tempo ma rimane ancorato a una logica antiquata». Se non siamo allo scontro aperto, poco ci manca.
Lavoro, un bilancio in bianco e nero
Tutt’altro clilma si respira, a quanto pare, al ministero dell’Industria, con cui si è avviato un positivo confronto sul tema degli incentivi alle piccole e medie imprese sociali. «Sì, abbiamo fatto dei passi avanti», conferma Patriarca. «Proprio su questo tema degli incentivi è pronta una prima bozza di decreto che abbiamo già esaminato, dandone un giudizio positivo. Presso il dicastero di Bersani si è realizzato un buon livello di concertazione: siamo stati convocati, abbiamo discusso e abbiamo portato le nostre ragioni che sono state ascoltate. Direi che potrebbe essere un buon esempio anche per altri ministeri. Certo adesso si deve completare l’opera e arrivare a un testo definitivo da approvare entro la fine della legislatura». E la normativa sul socio lavoratore? «Questo invece è un tasto dolente. Purtroppo questa legge si scontra con la fortissima opposizione dei sindacati confederali, che premono affinché non venga approvata. Spero che nel 2000 si possa arrivare a un confronto costruttivo anche col sindacato su questo tema e si individuino alcuni obiettivi comuni. Manca la fiducia e mancano anche i contatti, ma mi auguro che riusciamo a costruire gli uni e l’altra. Ma dal governo ci aspettiamo un atto di coraggio per difendere questa normativa che riguarda migliaia di lavoratori italiani».
In attivo sussidiarietà e solidarietà
«Se oggi in Italia la solidarietà ha un po’ più spazio è anche merito del governo», riconosce alla fine Edo Patriarca. Ed elenca i “più” messi a segno negli ultimi tre anni: la legge 285 sull’infanzia e l’adolescenza, la legge sull’immigrazione, i titoli di solidarietà… E poi la normativa sulle fondazioni («una sfida cui dobbiamo arrivare preparati»), la legge sul collocamento obbligatorio dei disabili («ottima, speriamo che diventi operativa al più presto»), gli sgravi fiscali per le famiglie che assistono disabili («una innovazione senza precedenti»). Il principio di sussidiarietà poi è entrato sia nell’ipotesi di riforma della Costituzione elaborata dalla commissione Affari costituzionali, sia nella recente legge 265 sugli statuti di Comuni e Province, in cui è ora possibile inserire la sussidiarietà anche nella sua accezione “orizzontale”, cioè nella forma in cui si privilegiano le iniziative dei cittadini e delle formazioni sociali che ne sono espressione, nella realizzazione e gestione di servizi di pubblica utilità. Ma il rischio è che questo attivo si riduca sempre più. «La prima fase di fermento, progettualità e dialogo si è esaurita», è l’analisi del Forum espressa dal suo portavoce. «E questo ci preoccupa. Sta prendendo il sopravvento una politica eterea, basata sui giochini di partito e non sui problemi dei Paese. C’è bisogno di un colpo d’ala, di colmare il divario che si sta riformando tra Palazzo e società civile. Un divario di cui fanno le spese i più deboli. L’Italia del Terzo settore, che rappresentiamo, vuole di più e si merita di più. C’è poco tempo per cambiare le cose: vogliamo trasformare questo benedetto 2000 nell’anno della svolta per la solidarietà in Italia?».
Lavoriamo insieme
Come favorire l’espansione del Terzo settore senza condizionamenti o indirizzi che potrebbero, ingessarlo o incoraggiarne scelte verso aree di interesse e obiettivi di maggiore convenienza economica? Ogni decisione sul piano normativo è estremamente delicata e richiede il coinvolgimento, il supporto del Terzo settore stesso. Sono allo studio modifiche alla parte del codice civile relativa alle fondazione e alle associazioni. È in fase di attuazione il decreto legislativo sulle Onlus. È in discussione, in Parlamento, un disegno di legge sulle associazioni di promozione sociale, attorno al quale si è acceso un ampio dibattito. Il consiglio dei Ministri proprio in questi giorni sta discutendo il disegno di legge sul servizio civile volontario delle persone in età matura, che intende promuovere una nuova dimensione della cittadinanza partecipe, responsabile e solidale, valorizzando le risorse umane, affettive e cognitive degli anziani.
Importanti, in relazione a queste iniziative, sono la posizione del Forum e i suoi suggerimenti. È infatti necessaria una legislazione a maglie larghe per non contraddire gli elementi di innovazione, sperimentazione, adattabilità alle concrete e mutevoli domande che provengono dalla società, essenza del terzo settore. Non si potranno però trascurare norme di comportamento, tutela dei terzi, garanzia di parità di azione nei confronti dei destinatari di servizi e prestazioni, individuazione di piani di responsabilità. L’attenzione di questo governo di centro-sinistra per il terzo settore e la collaborazione tra le due parti sono già state manifestate dal Protocollo d’intesa, siglato il 12 febbraio scorso e di cui va implementata l’attuazione. Un passo ulteriore, secondo il mio parere, potrebbe essere quello di coinvolgere, e a pieno titolo, una rappresentanza del terzo settore nella trattativa per la riforma dello Stato sociale, visto il ruolo giocato.
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