Salute

“Sport di tutti” 15.7 milioni allo sport di base. Bosio, Csi: «Che siano per progetti, non a pioggia»

Sport e Salute S.p.A. coinvolgerà 12 mila società dello sport di base, associazioni, enti del Terzo settore e comuni per progetti inclusione, parchi e per portare lo sport in carcere

di Redazione

Un intervento sportivo e sociale da 15.7 milioni di euro per affermare che lo sport è un diritto di tutti ed è necessario promuoverlo come corretto stile di vita nei contesti più difficili e nelle aree disagiate del Paese.

Sport e Salute (che si chiamava Coni Servizi fino al 2018) è un’azienda pubblica che fa capo al ministero dell’economia che si occupa dello sviluppo dello sport. Con questo bando punta a coinvolgere i Comuni e 12mila enti del Terzo settore di ambito sportivo per sostenere i loro progetti che mirano ad abbattere le barriere di accesso allo sport, promuovendo l'inclusione e l'integrazione. Con "Sport di tutti”, Sport e Salute, insieme al Ministro per lo Sport e i Giovani punta alla creazione di un piano integrato di misure di sostegno sociale che coinvolgerà 1.070.000 cittadini. All'interno di questo intervento sono compresi i progetti: "Quartieri" per favorire l'alleanza educativa tra il sistema sportivo e il Terzo Settore grazie a presidi al servizio delle comunità; "Inclusione" che fa leva sullo sport come strumento di prevenzione del disagio sociale e psicofisico; "Carceri" che fornisce un'opportunità di rieducazione ai detenuti attraverso il potenziamento dell'attività sportiva negli istituti penitenziari per adulti e minorenni in collaborazione con il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità; e "Parchi" nato dalla collaborazione con l'Associazione Nazionale Comuni Italiani – Anci con l'obiettivo di realizzare nuove aree sportive attrezzate all'interno di parchi comunali pubblici o spiagge.

«Portare lo sport nelle piazze, nelle carceri e al servizio delle persone con disabilità, è quanto il Csi fa dalla sua fondazione nel 1944. È innegabile che sia importante, uscendo dalla pandemia, che il governo metta molti soldi su dei progetti che vadano incontro ai bisogni di questo tempo. Tanti ragazzi hanno smesso di fare sport negli ultimi due anni restando chiusi in casa e stanno faticando a tornare a praticarlo. Anche perché spesso la piscina o il campo sono lontani da casa. Quindi è essenziale che con questi fondi si faccia rete tra il pubblico e il Terzo settore, e si lavori insieme per migliorare le strutture esistenti e i progetti di coinvolgimento dei giovani», spiega il presidente del Csi, Vittorio Bosio. Che aggiunge: «Oggi spesso ci scontriamo con la realtà: per fare progetti servono idee, persone e fondi. Ora questi fondi stanno per arrivare, la speranza di Csi che è non siano a pioggia, ma vadano a sostenere i tanti volontari degli enti dello spot di base del Terzo settore che già sanno lavorare con e per i ragazzi, le persone con disabilità o chi è in carcere mettendoci il cuore e le braccia. La bellezza di questa missione è che la medaglia più grande che vinciamo è quella che ci mettiamo al collo tutti insieme coltivando nei ragazzi la passione nella pratica sportiva, l’amicizia con i compagni e le compagne di squadra e il benessere fisico e mentale».

«Un aspetto che trovo interessante e convincete di questo progetto di “Sport per tutti” è la volontà di far lavorare gli enti del sociale con i Comuni, grandi e piccoli per la fruibilità degli spazi pubblici in chiave sportiva. Nelle periferie delle città e nei piccoli centri di provincia dalla pandemia è uscito indebolito lo sport di squadra e rafforzato quello individuale, all’aperto e fatto a corpo libero. La speranza è che si possa lavorare con questi fondi sul mantenimento dei parchi pubblici inserendoci spazi appositi per la pratica sportiva con elementi di guida alla buona pratica degli esercizi. Lo sport sociale non funziona perché lo si chiama così; funziona solo se lo si pratica con il cuore, così come abbiamo fatto da sempre, con progetti e attività di vera azione sociale», conclude Bosio.


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