Politica

Il “Manifesto di Monte Sant’Angelo” contro mafie e corruzione

Educazione e cultura sono le parole d’ordine del decalogo realizzato da Avviso pubblico che delinea i dieci impegni rivolti ad enti locali e Regioni per promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile

di Emiliano Moccia

Dieci impegni concreti rivolti ad enti locali e Regioni per promuovere la cultura della legalità contro mafie e corruzione. Dieci punti sui cui non è possibile indietreggiare, scendere a compromessi, perché fanno parte di un decalogo a cui ogni buon amministratore deve ambire per costruire una comunità libera dai condizionamenti e dalle possibili infiltrazioni criminali. E’ il senso del “Manifesto di Monte Sant'Angelo” promosso da Avviso pubblico, l’associazione nata con l’intento di collegare ed organizzare gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere sui rispettivi territori la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile.

Organizzare la legalità sul territorio. Promuovere la buona amministrazione per una politica credibile e responsabile. Sostenere percorsi e progetti di educazione alla legalità nelle scuole. Valorizzare culturalmente e socialmente i beni confiscati. Intitolare spazi pubblici alle vittime innocenti di mafia. Promuovere nella programmazione culturale l'antimafia ed altro ancora. Sono solo alcuni dei dieci impegni a cui enti locali e regioni sono chiamati a rispettare, frutto delle esperienze culturali e di sensibilizzazione tra diverse realtà e attori istituzionali, economici e sociali che in questi anni hanno contrastato con azioni pratiche mafie e corruzione.

«Il “Manifesto” nasce dalla riflessione che abbiamo fatto con il Comune di Monte Sant’Angelo, fortemente impegnato sul tema delle politiche culturali, ovvero: l’investimento sulla cultura è il primo strumento per alzare il livello di sensibilità e di reazione delle comunità locali» spiega a VITA Roberto Montà, presidente del sodalizio che ad oggi raggruppa 550 enti nella rete.

Il “Manifesto”, dunque, è frutto di un percorso che ha riunito proprio a Monte Sant’Angelo amministratori provenienti da divere città italiane per vivere la “La cultura come antidoto alle mafie”, una due giorni di eventi, incontri, dibattiti, ma soprattutto scambio di esperienze e buone pratiche che percorrono l’Italia da Nord a Sud. E la scelta della location non è stata affatto casuale, visto che proprio l’Amministrazione comunale della città garganica nel 2015 fu sciolta per infiltrazioni mafiose. Senza contare, che secondo il “Dossier Puglia” di Avviso pubblico, sono 635 gli atti intimidatori compiuti ai danni degli amministratori pubblici pugliesi tra il 2011 e il 31 marzo 2023. In pratica, si registra in media almeno un atto intimidatorio a settimana nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri e personale della pubblica amministrazione. Di qui, la necessità di parlare, sensibilizzare, scuotere le coscienze, soprattutto quelle dei più giovani.

«Se non partiamo da educazione e cultura si fa fatica a considerare il contrasto alla prevenzione alle mafie come un fenomeno collettivo e di comunità. Rischia di essere una questione che interroga magistrati, forze dell’ordine e professionisti dell’antimafia» evidenzia Montà. «Noi, invece, abbiamo bisogno di una reazione che abbiamo visto nel nostro Paese solo trent’anni fa, dopo le grandi stragi. Il “Manifesto”, quindi, raccoglie dieci esempi concreti di azioni e di attività che a nostro avviso un comune, intorno al tema della cultura e dell’educazione può mettere in campo per far passare questi messaggi. L’idea è: come avvicino i cittadini, come faccio conoscere la storia delle mafie, come faccio conoscere le testimonianze, come coinvolgo i vari attori, come costruisco un patto con la comunità. Dobbiamo contaminare, intorno ai valori dell’antimafia, della giustizia, della legalità democratica e costituzionale i nostri cittadini» conclude Montà.

La proposta è lanciata. Gli enti locali e le istituzioni del territorio hanno la possibilità di avvicinarsi e conoscere il decalogo. Anche perché dal 1991 – anno in cui è entrata in vigore la legge sullo scioglimento degli enti locali a causa di fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso – al mese di aprile 2023, sono stati emanati nel complesso 378 decreti di scioglimento. Segno che la strada da fare è ancora lunga. E l’educazione e la cultura possono contribuire ad arginare questi fenomeni.