Famiglia

Margherita al via. Il chi è chi dei social boys

Nascerà il 22 marzo a Parma, ma già vanta un voto del 15% e 125 parlamentari. Come si presenta al via il nuovo soggetto politico? E che avrà di davvero nuovo?

di Ettore Colombo

La Margherita? Chissà se nascerà! Rutelli lo vogliono disarcionare da leader dell?Ulivo, Mastella tuttalpiù accetterà una federazione, i Popolari si congelano, ma sono restii a sciogliersi, i Democratici sono entusiasti, sì, ma solo loro. Senza dire della lite con Di Pietro. E invece, anche nella confusa, magmatica ed esitante nascita di questo nuovo soggetto politico all?interno del centrosinistra, un manipolo di persone serie che lavorano pancia a terra c?è, eccome.
Promettono iniziative a sorpresa, ancora top secret, ma eclatanti. Rivendicano la loro storia, che parla di anni e anni di gavetta nel mondo del volontariato. Cattolico, per lo più. Sono pronti a fare i ?watch dog?, nella nuova formazione politica che nasce, sui temi cari al mondo del Terzo settore. Globalizzazione dal basso, lotta alle povertà e alle disuguaglianze, difesa del welfare state (anche se declinato in modo nuovo), difesa dei diritti della persona e delle comunità, locali e internazionali, ricerca della pace come soluzione alle controversie internazionali, ampliamento della Ue verso Est e verso Sud, tematiche new global da far diventare patrimonio politico comune.
Si chiamano Donato Mosella, da Napoli; Giuseppe Fioroni, da Roma; Emilio Del Bono, da Brescia; Amedeo Piva, da Roma, braccio destro di Rutelli per i rapporti con l?associazionismo. Nomi semisconosciuti, ma di cui sentirà parlare a lungo, il Terzo settore. O figure storiche e di riferimento in questo mondo come Giovanni Bianchi, ex presidente delle Acli, popolare, cattolicissimo, ed Ermete Realacci, segretario nazionale di Legambiente, democratico, laicissimo.
Sono tutti onorevoli, ma soprattutto uomini ombra, cuore e macchina di un soggetto nuovo e antico, che sembra poggiare su tutt?altre basi da quelle elencate, ma forte di un manipolo di personalità pronte a tutto pur di difendere e di allargare la domanda di un mondo diverso, giusto e alternativo. Trattasi di pericolosi sovversivi? No, piuttosto delle levatrici sociali della Margherita. La Margherita è quel curioso fiore spuntato alle ultime elezioni politiche (14,5% al proporzionale, un vero exploit elettorale, solo a un paio d?incollature dai Ds, 84 deputati, 41 senatori e una manciata di sindaci: tra questi, quello di Belluno, Maurizio Fistarol, che ne inventò il nome), di fatto guidata da Francesco Rutelli e che sancirà la sua nascita ufficiale nel bel mezzo dell?Italia ricca e benpensante, a Parma, dal 22 al 24 marzo.
Filippo Gentiloni, braccio destro di Rutelli, si chiama come quello del patto tra cattolici e liberali, essendone il pronipote: «Finisce la separazione dei cattolici in politica, non certo la loro presenza, ma la nostra visione sarà laica e il nostro riformismo liberale da un lato e democratico dall?altro». Ci sarà posto persino per i liberali di Zanone, nella nuova Margherita. E per gli eredi di don Sturzo? Con la nascita della Margherita, infatti, scompare il Ppi, guidato dal 1997 da Pierluigi Castagnetti. Che a Roma, il 9 e 10 marzo, ha ripiegato il vessillo del Gonfalone.
Consenzienti e pronti alla nuova avventura anche i padri storici del cattolicesimo democratico, da Oscar Luigi Scalfaro, che avrà il compito di custodire la tradizione storica del popolarismo, a De Mita, da Bianco a Bodrato. Non mancano, nel nuovo Ppi che diventa Margherita, le giovani teste d?uovo, ulivisti e riformisti di ferro già dai tempi di Romano Prodi, come Enrico Letta, ex ministro dell?Industria, vicepresidente del Consiglio e pupillo di Beniamino Andreatta, da cui ha ereditato il centro studi Arel. O come Dario Franceschini, Lapo Pistelli e Renzo Lusetti, cioè tutta la nuova guardia di un Ppi già ?laico?.
Restano all?opposizione, invece, un manipolo di deputati, guidati dal milanese Lino Duilio, che si ostinano a voler difendere «l?eredità di Sturzo e De Gasperi». Chissà se riceveranno man forte da un fratello separato, quel Clemente Mastella che nel 1994 aveva fondato il Ccd con Casini per andare al governo con Berlusconi e poi lo ribaltò, assieme a Buttiglione, per andare al governo con l?Ulivo. Ma che di confluire nella Margherita non ne vuole sapere, come ribadirà al congresso dell?Udeur che si tiene a Fiuggi il 16 e il 17 marzo. Pronti a salire sul carro, invece, sono molti dei suoi colonnelli: Cardinale, Loiero, Carra, come pure la perennemente esile pattuglia di Lamberto Dini, quella di Ri. Già convinti e da tempo dell?operazione, invece, i Democratici, che il sardo e testardo Arturo Parisi ha guidato nella trasformazione da partito delle Centocittà (in cui erano federati) al passaggio dell?Asinello, che fece da sponda politica prima a Prodi e poi a Rutelli, allora privi di partito, e che, perso il solo Di Pietro in un tourbillion da pochade all?italiana di accuse e contraccuse, oggi sono, appunto, i più sinceri fan della Margherita.
Nessuno escluso: Willer Bordon, Enzo Bianco, Nando dalla Chiesa. Già, la Chiesa. Chissà cosa penseranno, in Vaticano, di un fiore, al posto della croce.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.