Famiglia
Rider, lavoro essenziale, ma senza tutele. L’inchiesta in un libro
"Insubordinati" è un libro- inchiesta sui rider che svela quello che succede prima che il sushi arrivi a casa. In libreria da 15 giugno, raccoglie testimonianze, analisi e dati per capire cosa succede nel complesso mondo dei rider e delle app che gestiscono il food delivery in Italia
Mercoledì 15 giugno, per Edizioni Gruppo Abele, esce in libreria Insubordinati. Inchiesta sui rider, di Rosita Rijtano. Testimonianze, analisi e dati per capire cosa succede nel complesso mondo dei rider e delle app che gestiscono il food delivery in Italia.
Lavoro essenziale, ma senza tutele
Rider: il nome all’inglese, un po’ cool, che ormai tutte e tutti noi abbiamo imparato a conoscere. Nel lockdown sono diventati lavoratori essenziali, fra gli unici cui era permesso girare per strada nel periodo più nero della pandemia. L’essenzialità della loro professione non va però di pari passo con le tutele e i diritti di cui dovrebbero godere. Il loro lavoro è duro, durissimo, pieno di rischi e assolutamente sottopagato. «Aspetti l’ordine, vai al ristorante, corri dal cliente, aspetti il nuovo ordine, vai al nuovo ristorante e così via, fino a che non sei spompato». Lo racconta Enrico in una delle tantissime testimonianze raccolte dalla giornalista Rosita Rijtano in questa ricchissima inchiesta.
Vessazioni e violenze (anche fisiche, a volte), contratti debolissimi e assolutamente incapaci di inquadrare correttamente queste figure ibride figlie della gig economy, a metà strada – o forse no – fra lavoro subordinato e libera professione. Ma anche sfruttamento e caporalato, come emerge da numerosi processi in tutta Italia e fedelmente riportati da Rosita Rijtano. E poi tante, tantissime persone straniere, spesso povere o poverissime, «tutte diverse, con il loro singolare bagaglio di sofferenza e umanità», facilmente ricattabili a causa delle difficoltà linguistiche, economiche e sociali.
Moderna espressione dell’evoluzione del capitalismo, dove vali qualcosa finché sei in grado di pedalare, ridotta all’essenziale la storia è sempre quella: «una storia di oppressori ed oppressi». Se non lavori come dicono loro – i padroni o i subappaltatori del servizio – ti bloccano l'account. E sei fuori dai giochi, commenta l’autrice Rosita Rijtano. giornalista de lavialibera, rivista di Libera e Gruppo Abele.
Tre anni, sette incidenti, 46mila chilometri
Attraverso interviste, documenti ufficiali, inchieste giudiziarie e l’indagine sul campo – seguendo passo passo alcuni ciclofattorini nel loro lavoro quotidiano – l’autrice di Insubordinati. Inchiesta sui rider ricostruisce un contesto lavorativo dove il “capo” è una piattaforma digitale e l’algoritmo decide per te tempi, percorsi, orari e, soprattutto, compensi. Ovviamente oltre a raccogliere senza sosta dati su rider e clienti finali.
Un settore variegato, dove trovi fianco a fianco chi è riuscito a farsi portatore di vertenze sindacali e ha ottenuto il contratto di lavoro subordinato e chi, al contrario, si batte affinché questo lavoro rimanga libero e autogestito. Una difficoltà tutta legislativa di riconoscere i diritti di queste figure, il cui numero cresce sempre di più con l’aumentare delle piattaforme digitali.
Il libro dà voce a loro, ai rider, a quelli che in tre anni si sono fatti 46mila chilometri e sette incidenti – ma guai a parlare di infortunio sul lavoro – e a quelli che si sono pagati gli studi consegnando pizze e sushi.
Insubordinati. Inchiesta sui rider è un volume densissimo, un saggio avvincente come un romanzo, salvo accorgersi che racconta la vita vera, quotidiana, di migliaia di persone. «Possiamo considerare i rider il grande banco di prova delle modalità di lavoro del futuro, per loro già presente. Da come sarà regolata, o non regolata, la loro attività dipende il domani di tutti noi».
Immagine in apertura tratta dal film "E noi come str rimanemmo a guardare", un film italiano del 2021 diretto da Pif.
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