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Intersos: «I bisogni materiali e immateriali vastissimi»
La prima valutazione rapida dei bisogni condotta dagli operatori di Intersos rivela l’entità dei bisogni nel Nord della Siria. Materiali per affrontare il freddo e farmaci tra le necessità più urgenti. Pesa la mancanza cronica di elettricità, che in alcune aree non è disponibile per più di un'ora al giorno, e di sistemi di riscaldamento. Il cento per cento degli intervistati richiede kit per l'igiene
di Redazione
La prima valutazione rapida dei bisogni condotta dagli operatori di Intersos rivela l’entità dei bisogni. Materiali per affrontare il freddo, farmaci e igiene tra le necessità più urgenti. Condizioni di stress post-traumatico sono diffuse tra donne, uomini e bambini. Uno shock da cui nessuno è esente. E che si affianca a bisogni materiali di base vastissimi e in aumento. È quanto emerge dalla prima valutazione rapida dei bisogni (rapid needs assessment) condotta dagli operatori di Intersos nelle aree della Siria colpite dal terremoto del 6 febbraio nelle quali la nostra organizzazione opera (qui la campagna di raccolta fondi dell'organizzaizone per l'emergenza terremoto).
A fronte di condizioni meteorologiche invernali, con temperature spesso al di sotto dello zero, pesa la mancanza cronica di elettricità (che in alcune aree non è disponibile per più di un'ora al giorno) e di sistemi di riscaldamento. Il 70% per cento degli intervistati esprime l'urgente necessità di abbigliamento invernale e utensili da cucina, e il 60 % richiede coperte. Per quanto riguarda l'accesso ai servizi sanitari, in un’area dove il sistema della salute era già estremamente fragile dopo 12 anni di conflitto e crisi umanitaria, l'87% delle persone non può accedere o ha un accesso significativamente limitato all'assistenza sanitaria di secondo livello mentre il 75% lamenta la mancanza di farmaci essenziali.
L'accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari è un'altra grande preoccupazione anche in considerazione dell’epidemia di colera che colpisce da mesi diverse regioni. Il cento per cento degli intervistati richiede kit per l'igiene e il 56% servizi igienici e latrine accessibili. Inoltre, la distruzione del terremoto ha avuto un forte impatto sul mercato alimentare e il 100% delle persone intervistate ha evidenziato forti variazioni dei prezzi mentre il 71% ha riferito che lo shock ha ridotto la capacità di produrre o acquistare cibo.
«Nel momento in cui l'entità dell'impatto immediato e delle conseguenze a lungo termine del terremoto stanno diventando sempre più evidenti, Intersos sta lavorando per aumentare la sua risposta operativa», spiega l'organizzazione. «Sulla base delle informazioni raccolte direttamente dalle persone colpite dal sisma, nonché delle osservazioni fornite dalle squadre dell'ong sul campo, l'intervento iniziale di primo soccorso, con il dispiegamento di quattro squadre mediche mobili nel Governatorato di Hama e nell’area meridionale di Idlib, sarà ampliato e integrato in un approccio più ampio e multi settoriale, così come a valutare le condizioni degli edifici adibiti a ricovero temporaneo. Poiché osserviamo un estremo bisogno di assistenza materiale, stiamo acquistando, raccogliendo e distribuendo beni essenziali, inclusi kit invernali, igienici e cosiddetti dignity kit (contenenti prodotti per l’igiene e la salute femminile). Continueremo a fare in modo che le unità mediche possano fornire cure efficaci sia in modalità mobile che statica, supportandole con la fornitura di prodotti farmaceutici, materiali di consumo e attrezzature mediche. Miriamo ad affrontare il disagio psicologico e la gestione dei traumi garantendo primo soccorso psicologico e consulenza psicologica a coloro che sono stati direttamente colpiti dal disastro».
«Quella che abbiamo di fronte è un'emergenza improvvisa, provocata da un disastro naturale su vasta scala, che sta evolvendo in una crisi a lungo termine, con gravi conseguenze sulla popolazione colpita», sottolinea Martin Rosselot, direttore regionale di Intersos per il Medio Oriente, «dobbiamo impegnarci per garantire la continuità del nostro sostegno umanitario e continuare a informare l'opinione pubblica, esortando a non dimenticare i bisogni della popolazione dopo la prima risposta dettata dall’emozione. C'è e, purtroppo, ci sarà ancora molto da fare per gli operatori umanitari in prima linea per salvare vite umane e prevenire ulteriori sofferenze».
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