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Ucraina, a Kharkiv centinaia di civili sono morti o mutilati dopo gli attacchi con le bombe a grappolo

La denuncia arriva dal rapporto pubblicato oggi da Amnesty International "Anyone can die at any time - Indscriminate attacks by russian forces in Kharkiv, Ukraine". Nell'analisi Amnesty ha rinvenuto prove del ripetuto uso da parte russa di bombe a grappolo e di mine a dispersione, entrambe vietate da trattati internazionali. Il direttore del dipartimento di Medicina dell’Amministrazione militare regionale di Kharkiv ha riferito all'organizzazione che dall’inizio del conflitto, in tutta la regione, i civili uccisi sono stati 606 e i feriti 1248. Le testimonianze dei sopravvissuti

di Anna Spena

«C’è stato un rumore improvviso come di fuochi d’artificio, ovunque. Poi da dove c’erano state le esplosioni si è alzato del fumo nero. Siamo corsi a nasconderci. Il figlio dei nostri vicini, Artem Shevchenko, 16 anni, è stato ucciso sul posto. Suo padre ha riportato una frattura a un’anca e una scheggia lo ha ferito a una gamba. Difficile dire quanto sia durata, anche un minuto può sembrare tutta la vita», le parole sono di Tetiana Ahayeva, un’infermiera di 53 anni di Kharkiv. Questo è il racconto che restitusice di un'esplosione di bombe a grappolo sulla città che risale al pomeriggio del 15 aprile, quando le le forze russe hanno lanciato bombe a grappolo su via Miru e sulle sue adiacenze, nel quartiere di Industrialni. Sono stati uccisi almeno nove civili e oltre 35 sono stati i feriti, tra cui diversi bambini. I medici dell’ospedale n. 25 hanno mostrato ad Amnesty International i frammenti metallici rimossi dai corpi dei pazienti, tra cui i tipici pezzi d’acciaio contenuti nelle bombe a grappolo 9N201/9N235.

I bombardamenti su Kharkiv, una città di un milione e mezzo di abitanti, sono iniziati il 24 febbraio, il primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, in particolare nei quartieri nord-orientali e orientali.

O ancora in un parco-giochi nelle vicinanze di via Miru, Oksana Litvynyenko, 41 anni, stava passeggiando col marito e la loro figlia di quattro anni quando sono esplose le bombe a grappolo. Le schegge le sono entrate nella schiena, nel petto e nell’addome, danneggiando i polmoni e la spina dorsale. L’attacco è avvenuto in pieno pomeriggio, quando molte famiglie erano al parco-giochi con i loro figli. La donna è purtroppo deceduta l’11 giugno. Questa è la testimonianza resa il 26 aprile ad Amnesty International da Ivan, marito di Oksana: «All’improvviso, c’è stato come un lampo. Ho preso mia figlia, l’ho bloccata contro un albero e ho abbracciato l’albero in modo che questo e il mio corpo potessero proteggerla. Mia moglie era a terra. Quando mia figlia l’ha vista in una pozza di sangue mi ha detto: "Papà, andiamo a casa. Mamma è morta e le persone sono morte”. Era sotto shock come me. Non so se mia moglie si riprenderà, i medici non sanno se potrà parlare o camminare di nuovo. Il nostro mondo è andato a pezzi». Amnesty International ha rinvenuto sul terreno le tipiche alette e i tipici pezzi di metallo delle bombe a grappolo 9N201/9N235 e ha visto sul terreno una serie di piccoli crateri, i cui danni sono caratteristici dell’esplosione di bombe a grappolo.

«Centinaia di civili sono stati uccisi nella città ucraina di Kharkiv a seguito di bombardamenti indiscriminati delle forze armate russe, mediante munizioni vietate come le bombe a grappolo o razzi di per sé inaccurati», è questa la denuncia pubblicata oggi da Amnesty International nel rapporto "Anyone can die at any time – Indscriminate attacks by russian forces in Kharkiv, Ukraine". Tradotto in italiano: “Chiunque può morire in ogni momento: attacchi indiscriminati delle forze russe su Kharkiv”. Le forze russe infatti hanno causato morti e distruzioni massicce bombardando incessantemente aree residenziali di Kharkiv dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

Nel corso della sua approfondita indagine, Amnesty International ha rinvenuto prove del ripetuto uso da parte russa di bombe a grappolo 9N210/9N235 e di mine a dispersione, le une e le altre vietate da trattati internazionali a causa dei loro effetti indiscriminati.

«Negli ultimi mesi la popolazione di Kharkiv ha subito incessanti attacchi che hanno ucciso o ferito centinaia di civili nelle loro abitazioni, in strada, nei parchi-giochi, nei cimiteri o mentre erano in fila per ricevere aiuti umanitari o per acquistare cibo o medicinali», dice Donatella Rovera, Alta consulente di Amnesty International per la risposta alle crisi. «Il ripetuto uso di munizioni», continua, «ampiamente vietate come le bombe a grappolo è un fatto scioccante e un ulteriore segnale di un profondo disprezzo per la vita umana. Le forze russe responsabili di questi orrendi attacchi devono essere chiamate a rispondere delle loro azioni, le vittime e i loro familiari devono ricevere piena riparazione».

In due settimane di lavoro sul campo a Kharkiv, tra aprile e maggio, i ricercatori di Amnesty International hanno indagato su 41 attacchi che hanno ucciso almeno 62 persone e ne hanno ferite almeno altre 96; hanno intervistato 160 persone, tra cui sopravvissuti agli attacchi, parenti di vittime, testimoni e medici che hanno curato i feriti; hanno raccolto e analizzato prove materiali sui luoghi degli attacchi, soprattutto frammenti di munizioni e hanno valutato numerosi documenti digitali.

Il direttore del dipartimento di Medicina dell’Amministrazione militare regionale di Kharkiv ha riferito ad Amnesty International che dall’inizio del conflitto, in tutta la regione, i civili uccisi sono stati 606 e i feriti 1248. La maggior parte degli attacchi indagati da Amnesty International ha prodotto danni molteplici su vaste aree.

Sebbene la Russia non sia stato parte della Convenzione sulle bombe a grappolo né della Convenzione sulle mine antipersona, il diritto internazionale umanitario proibisce attacchi indiscriminati e l’uso di armi per loro natura indiscriminate. Lanciare attacchi del genere che causano morti o feriti tra la popolazione civile o danneggino obiettivi civili è un crimine di guerra.

I bombardamenti sono avvenuti anche durante la distribuzione di aiuti umanitari, come si legge nel rapporto. «La mattina del 24 marzo le bombe a grappolo hanno colpito un parcheggio nei pressi della stazione della metropolitana di Akademika Pavlova, dove centinaia di persone erano in attesa di ricevere aiuti umanitari».

Valeriia Kolyshina, commessa in un negozio di animali vicino al luogo dell’attacco, ha visto un uomo morire a seguito dell’esplosione della vetrina del negozio lì accanto: «È morto fuori dal negozio, stava fumando mentre la moglie era entrata da noi per comprare cibo per cani. Io ero dietro la cassa, le schegge di metallo sono passate attraverso la vetrina e sopra la mia testa. Poi ci sono state diverse altre esplosioni. Il negozio era pieno di gente. Ci siamo rifugiati nel magazzino sul retro. È stata una cosa terribile, ho pensato che sarei morta». Ruslan (il suo vero nome è protetto per ragioni di sicurezza), un agente della polizia locale che aveva assistito all’attacco, ha parlato di «schegge che cadevano come fosse pioggia».

Amnesty International ha rinvenuto in un cratere sull’asfalto parti di un razzo Uragan 220, congegnato per trasportare 30 sub-munizioni, così come frammenti e alette delle bombe a grappolo 9N210/9N235 e ulteriori crateri compatibili col loro uso.

Due altre bombe a grappolo hanno centrato il tetto della Chiesa della Santa Trinità, a circa 500 metri di distanza dal luogo dell’atterraggio del razzo Uragan 200. La chiesa era stata adibita a centro di raccolta dove i volontari preparavano pacchi di cibo e di altri beni di prima necessità da distribuire a coloro che non riuscivano ad arrivare ai centri di distribuzione ufficiali, come le persone anziane e quelle con disabilità o dalla mobilità ridotta. I due pastori Petro Loboiko e Serhii Andreiivich hanno mostrato ad Amnesty International i frammenti delle due bombe a grappolo penetrate nelle mura e nelle porte della chiesa dopo essere esplose sul tetto.

Le testimonianze dei sopravvissuti sono drammatiche. Il pomeriggio del 12 marzo Veronica Cherevychko, 30 anni, ha perso la gamba destra quando un razzo Grad ha centrato un parco-giochi di fronte alla sua abitazione nel quartiere di Saltivka. «Ero seduta su questa panchina quando c’è stata l’esplosione. Mi ricordo di aver sentito, poco prima, un rumore come di un fischio. Quando ho ripreso conoscenza, in ospedale, non avevo più la gamba destra. Ora la mia vita si divide tra prima del 12 marzo e dopo il 12 marzo. Mi dovrò abituare, adesso ancora non ce la faccio. Spesso mi viene di toccarmi la gamba, di grattarmi il piede. Non so che dire di chi ha fatto questo. Non li capirò mai».

Nello stesso quartiere, la mattina del 26 aprile, tre persone sono state uccise e sei sono rimaste ferite a seguito dell’esplosione di una serie di bombe a grappolo. Olena Sorokina, 57 anni, sopravvissuta a un tumore, ha perso entrambe le gambe. Era seduta all’esterno del suo palazzo in attesa degli aiuti umanitari quando ha sentito il suono degli ordigni in arrivo, è corsa all’interno dell’edificio ma ha perso i sensi. Si è risvegliata all’interno di un’ambulanza e si è resa conto di aver perso una gamba. L’altra le è stata amputata in ospedale. Ora si trova nell’Ucraina occidentale e spera di essere trasferita in un centro di riabilitazione altrove in Europa. «Dopo la battaglia contro il cancro, ora devo combatterne un’altra per imparare a vivere senza le gambe», ha raccontato ad Amnesty International.

Razzi privi di guida come i Grad e gli Uragan, abitualmente usati dalle forze russe, sono inerentemente inaccurati e producono effetti indiscriminati quando sono diretti contro centri abitati. I lanci di artiglieria privi di guida hanno un margine d’errore di oltre 100 metri. In centri abitati dove la distanza tra gli edifici è di non più di pochi metri, è praticamente certo che la loro mancanza di accuratezza causi perdite di vite umane e massicci danni e distruzioni alle infrastrutture civili.

Credit Foto Amnesty International

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