Famiglia

Sanità: presto operativa rete oncologica d’eccellenza

Obiettivo, la guarigione del 70% dei malati contro l'attuale 50%

di Gabriella Meroni

Sara’ operativa entro l’estate la rete italiana dei centri diagnostici d’eccellenza per vincere la battaglia contro i tumori. Obiettivo, la guarigione del 70% dei malati contro l’attuale 50%. Primi passi, l’attivazione del portale che connetta le strutture, convenzionate con le Regioni e distribuite su tutto il territorio nazionale. Ma soprattutto ”una nuova alleanza con le associazioni anti-cancro, che sara’ siglata entro un mese”. Lo ha detto il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, illustrando le tappe della ‘rete anti-cancro’, alla presentazione della prima Giornata nazionale di prevenzione oncologica, promossa dalla Lega per la lotta contro i tumori. I centri dovranno ‘accorciare’ i tempi d’attesa per controlli ed esami diagnostici precoci delle piu’ diffuse neoplasie, come mammografia, Pap Test, colonscopia e rettoscopia. ”Il progetto – ha spiegato il presidente della Lega, Francesco Schittulli – partira’ in via sperimentale da Roma, con un centro che fara’ da apripista”. La Lega fornira’ apparecchiature, operatori sanitari e personale tecnico-amministrativo per il potenziamento dei servizi diagnostici gia’ disponibili nella struttura sanitaria con la quale ha stipulato un protocollo d’intesa. ”La cura possibile per il cancro esiste – ha sottolineato Schittulli – e si chiama prevenzione. E la diagnosi precoce e’ un’arma fondamentale: consente, infatti, di sconfiggere definitivamente il tumore della mammella, del collo dell’utero, della prostata, del colon retto e della cute, facilmente aggredibili e guaribili se tempestivamente individuati”. L’attivazione a pieno regime dei centri diagnostici, afferma lo specialista, consentira’ di aumentare le guarigioni complessive dal 50% al 70%. ”Evitando – ha concluso Sirchia – ulteriori sovraffollamenti degli ospedali e raggiungendo anche le Regioni e le aree del Paese meno ‘servite’, come il Mezzogiorno e le zone di montagna”. Un dispositivo che potra’ permettere alle persone con gravi disabilita’ motorie (tetraplegia, sclerosi multipla) di azionare un interruttore, scrivere con un computer e far muovere una sedia a rotella, trasformando la volonta’ in azione grazie ad un computer e una cuffia con elettrodi. Si chiama Abi (Adaptive brain interfaces) il progetto, ora in fase di sperimentazione presso l’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma, presentato oggi per la prima volta in Italia durante Handylab, la manifestazione sui diritti del disabile in programma sino a domenica prossima. Il dispositivo Abi permette il controllo di applicazioni software, per esempio una tastiera virtuale, o di apparecchiature esterne, interfacciate con un pc, senza richiedere alcun movimento da parte del soggetto. Cio’ e’ possibile grazie ad una cuffia (con 4 elettrodi per ogni emisfero) che registra l’attivita’ cerebrale (Eeg) e le sue variazioni, indotte da compiti mentali prestabiliti (per esempio, il soggetto e’ invitato a immaginare il movimento di un arto). Tali modificazioni vengono riconosciute da sofisticati software (basati su reti neurali artificiali che riproducono uno schema semplificato del nostro cervello), al termine di una fase di mutuo ”apprendimento” tra pc e uomo che dura una o piu’ settimane, e quindi codificate grazie ad un apposito programma. In altre parole, ad ogni segnale corrisponde un comando che traduce in azione la volonta’. Oggi il dispositivo Abi e’ in grado di riconoscere tre stati mentali ed e’ in grado di effettuare operazioni complesse come la scrittura tramite una tastiera virtuale. ”L’impegno – ha detto Maria Grazia Marciani, responsabile del progetto e direttrice del dipartimento di Neuroscienze all’Universita’ Tor Vergata, spiegando il progetto – e’ quello di migliorare l’affidabilita’ dello strumento, renderlo piu’ agevole e capace di piu’ compiti”. Il progetto, finanziato dalla Commissione europea e sviluppato in collaborazione con il Joint Research Centre di Ispra, l’universita’ tecnologica di Helsinki e la Fase Sistemi di Roma, sino ad oggi e’ stato sperimentato su soggetti sani. Nel 2001, ha vinto il premio Descartes per la ricerca scientifica.


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