Welfare

Dipendenze, proposta unitaria dei servizi territoriali

A Oristano oggi si sono ritrovati i rappresentanti di tutte le sigle che raggruppano i servizi territoriali e anche degli enti pubblici e delle società scientifiche. Hanno approvato una serie di richieste da presentare alla Conferenza Stato-Regioni. Perché «la legge Lumia è stata una grande innovazione, ma è datata: in 30 anni è cambiato il mondo, dobbiamo tenerne conto»

di Luigi Alfonso

«L’uso di droghe in Italia durante la pandemia è aumentato a dismisura, soprattutto a causa dell’isolamento prolungato e di altri fattori, come la perdita del lavoro o la difficoltà a gestire i lutti. Questa contingenza ha ulteriormente aggravato un problema che già da qualche anno ha assunto proporzioni enormi, soprattutto nei giovanissimi. L’età dei consumatori di crack è scesa a 13 anni. È un dramma ma anche una scommessa, e non è un caso che lanciamo al governo una proposta che consenta di fornire strumenti adeguati per dare risposte efficaci ai territori». È il commento di Biagio Sciortino, presidente dell’Intercear (il Coordinamento nazionale degli enti accreditati per le dipendenze) al termine della Conferenza nazionale che si è tenuta oggi a Oristano. I lavori sono stati introdotti da Sara Salis, presidente del Coordinamento regionale sardo, e Padre Salvatore Morittu, fondatore della comunità Mondo X-Sardegna.

«Le differenze metodologiche e di approccio tra le varie realtà del settore delle dipendenze, c’erano, ci sono ci saranno anche in futuro», chiarisce Sciortino. «Tuttavia, mai come stavolta il nostro mondo si presenta compatto nel proporre alla Conferenza Stato-Regioni una revisione profonda e urgente della legge 309/1990 (la cosiddetta legge Lumia, ndr). La nostra proposta porta le firme dei rappresentanti di Intercear, Fict, Cnca, FederSerd, Sipad, Sitd, San Patrignano, Comunità Incontro, vale a dire oltre il 90 per cento dei servizi territoriali sulle dipendenze. Il restante 10 per cento fa capo a Comunitalia oppure è in un’area libera, ma in buona parte ha dato l’adesione a questo documento. Il ministro della Salute e il capo dipartimento ci hanno detto che è la prima volta che accade, in tanti anni. Spero che ne tengano conto nelle opportune sedi, quando leggeranno il nostro testo.


L’eterogeneità delle cure e gli squilibri territoriali sono tra le principali problematiche emerse nella Conferenza nazionale di Oristano. I referenti giunti in Sardegna da tutta l’Italia hanno affrontato questi temi e ipotizzato una soluzione condivisa, con l’obiettivo di promuovere a livello nazionale uno standard minimo da rispettare in tutte le regioni.

Revisione delle normative di accreditamento e delle tariffe; rapporti più stretti e proficui tra le strutture del privato sociale e i servizi del Sistema sanitario pubblico; verifiche periodiche dei programmi terapeutici; interazione con le famiglie e i territori di provenienza; reinserimento nel contesto socio-lavorativo delle persone al termine del percorso di riabilitazione; erogazione di un contributo straordinario di 200 euro mensili per ogni utente accolto e per ogni operatore in servizio durante le fasi dell’emergenza; fornitura gratuita di Dpi e procedure di sanificazione di ambienti, attrezzature, impianti e mezzi, possibilmente con il coinvolgimento delle strutture pubbliche; un contributo straordinario a carico del Sistema sanitario pubblico pari al 25% del volume dei ricavi che si sarebbero conseguiti se, durante l’emergenza, i posti disponibili fossero stati tutti occupati, tenuto conto che numerosi servizi in questione hanno sospeso le attività durante la pandemia ricorrendo agli ammortizzatori sociali per la gran parte del personale in organico. Queste, in sintesi, le proposte che arriveranno al tavolo della Conferenza Stato-Regioni.

«È un lavoro che appartiene al mondo delle dipendenze, sia da sostanze che comportamentali, e abbraccia l’intero sistema nazionale. Noi desideriamo che tutti coloro che hanno collaborato, compresi i servizi pubblici e le società scientifiche, ragionino sulla modalità di un linguaggio comune. Dobbiamo permettere a una persona con fragilità di accedere ai servizi minimi essenziali, sia in Calabria che in Valle d’Aosta, sia in Sardegna che in Piemonte o nel Veneto. Affrontare queste problematiche tutti insieme, senza pensare alla propria appartenenza, è un grande passo avanti. Oggi celebriamo una nuova modalità di lavoro che ci fa guardare al futuro con maggiore fiducia. La legge Lumia è stata una grande innovazione, ma è datata: in 30 anni è cambiato il mondo, dobbiamo tenerne conto».

Secondo la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia del 2021 (dati 2020), il Covid ha prima di tutto cambiato il metodo di spaccio. Nei periodi in cui siamo stati costretti in casa, il mercato della droga ha continuato a lavorare, adattandosi all’emergenza: i narcotrafficanti hanno fatto maggior ricorso al contrabbando tramite container e corrieri umani ma anche servizi di messaggistica criptata, applicazioni per social media, fonti online e servizi postali. Insieme al metodo è cambiato anche il tipo di droga consumata con un aumento di sostanze che si adattano di più al consumo domestico che ricreativo.

«Noi – sottolinea Sciortino – siamo il front office del disagio sociale. Abbiamo la chiara percezione di ciò che accade. Il gruppo di lavoro si è costituito per analizzare il fabbisogno del territorio nazionale dei servizi minimi da garantire a livello nazionale. Sono state selezionate le tipologie di strutture necessarie a garantire il diritto alla cura per le persone con dipendenze patologiche in ciascuna regione, sia come servizi terapeutici che specialistici (vale a dire tutti quei servizi che gestiscono complessità e intensità assistenziali più elevate: doppia diagnosi, cocaina, madre-bambino, disturbi alimentari, alcoldipendenza, ecc.). Abbiamo poi definito i requisiti organizzativi minimi del personale, per migliorare la qualità del percorso riabilitativo, e determinato le rette minime necessarie a coprire le spese generali delle prestazioni da erogare, considerando le figure professionali necessarie e prendendo come riferimento il Ccnl delle cooperative sociali. Quindi siamo arrivati a proporre le necessarie innovazioni all’interno del sistema di cura. Riteniamo essenziale che l’accreditamento nel settore delle dipendenze, venga rilasciato esclusivamente ad un ente di terzo settore».

«L’abbassamento dell’età da parte dei consumatori di droghe pesanti – conclude Biagio Sciortino – ci obbliga a trovare soluzioni adeguate e immediate. Ci sono casi di tredicenni che si prostituiscono per procurarsi il crack o altre sostanze, ma sono pressoché inesistenti le strutture attrezzate per accogliere queste vittime innocenti di un mercato sempre più aggressivo e cinico. Lo Stato non può più stare a guardare».

Credits: foto di Maria Giovanna Dessì

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