Welfare

Entro il 2026 (forse) troveremo le retribuzioni negli annunci di lavoro

L’Europa ha dato il via libera alla direttiva sulla trasparenza salariale. Due le conseguenze: donne e uomini dovranno percepire lo stesso compenso, se ricoprono lo stesso ruolo; lo stipendio dovrà essere indicato con chiarezza già negli annunci. In teoria: bellissimo. In pratica: l’Italia avrà tre anni per recepire le nuove norme, e decidere come adeguare la propria legislazione. Nel frattempo non cambierà nulla

di Sabina Pignataro

Pochi giorni fa il L’Unione Europea ha dato il via libera alla direttiva sulla trasparenza salariale. Le nuove norme impongono che le strutture retributive siano basate su criteri neutrali rispetto al genere, sia nel settore privato che in quello pubblico. Inoltre, dovranno essere introdotti dei sistemi di valutazione o classificazione professionale neutri sotto il profilo del genere, così come dovranno esserlo gli avvisi di posto vacante e la denominazione delle posizioni lavorative. Infine, i processi di assunzione dovranno essere condotti in modo non discriminatorio.

Una diretta conseguenza è questa: il segreto salariale sarà d'ora in poi vietato. In base alle nuove norme i datori di lavoro avranno l'obbligo di fornire alle persone in cerca di lavoro informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla fascia retributiva dei posti vacanti pubblicati, riportandole nel relativo avviso di posto vacante o comunicandole prima del colloquio di lavoro. Ai datori di lavoro sarà inoltre fatto divieto di chiedere ai candidati e alle candidate informazioni sulle retribuzioni percepite negli attuali o nei precedenti rapporti di lavoro.

Inoltre, non dovranno esserci clausole contrattuali che impediscano ai lavoratori di divulgare informazioni sulla loro retribuzione o di chiedere informazioni in merito ad essa o alla retribuzione di altre categorie di lavoratori.
In base alle nuove norme, la trasparenza retributiva dovrebbe consentire ai lavoratori e alle lavoratrici di individuare e contrastare eventuali discriminazioni. Oggi le donne, in Europa, guadagnano in media il 13% in meno rispetto agli uomini.



Forse entrerà in vigore entro il 2026

La direttiva sulla trasparenza retributiva entrerà in vigore al momento della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE. Successivamente, gli Stati membri dell'UE avranno tre anni per recepirla, adeguando la rispettiva legislazione nazionale per includere le nuove norme. Significa quindi che questo cambiamento non avverrà in tempi brevi, e significa – soprattutto- che spetta ai singoli paesi definire come conseguire questi risultati attraverso disposizioni nazionali. Le politiche per l'occupazione e l'inclusione sociale (compresi i sistemi pensionistici, l'età pensionabile e i sussidi di disoccupazione), infatti, sono principalmente di competenza dei paesi dell'UE.

I dettagli

Una volta assunti, i lavoratori e le lavoratrici avranno il diritto di chiedere ai loro datori di lavoro informazioni riguardanti:

  • livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore
  • i criteri utilizzati per determinare la progressione retributiva e di carriera, che devono essere oggettivi e neutri sotto il profilo del genere

Obbligo di comunicazione

Le imprese con più di 250 dipendenti saranno tenute a riferire annualmente all'autorità nazionale competente in merito al divario retributivo di genere all'interno della propria organizzazione. Per le imprese più piccole, l'obbligo di comunicazione avrà cadenza triennale. Le organizzazioni con meno di 100 dipendenti non avranno alcun obbligo di comunicazione.

Risarcimenti

I Paesi UE dovranno inoltre introdurre sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, ad esempio ammende, per i datori di lavoro che non rispettano le regole. Un lavoratore o una lavoratrice che abbia subito un danno a seguito di una violazione delle norme avrà il diritto di chiedere un risarcimento. Per la prima volta, sono stati inclusi nell’ambito di applicazione delle nuove norme la discriminazione intersezionale e i diritti delle persone non binarie.

«Non è solo il soffitto di cristallo che dobbiamo rompere, dobbiamo ricostruire l'intera casa», ha spiegato in aula la 34enne olandese Samira Rafaela, parlamentare europea orgogliosamente femminista, che ha condotto come capa delegazione la trattativa affinché questa direttiva venisse approvata. «Mettere fine al gender pay gap è un diritto, un diritto europeo – ha spiegato – e questa nuova legislazione è moderna, femminista, liberal, intersezionale e progressista».

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