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Sussidiarietà, debito estero, detenuti malati e mense in comunità: ecco le campagne andate a buon fine nel 1999. Ma le battaglie del Terzo settore non sono ancora finite.

di Redazione

Sussidiarietà

S ulla sussidiarietà si continuano a fare passi da gigante: anche nel 1998
avevamo annoverato questo principio tra le conquiste del Terzo settore. Era il tempo della Bicamerale fallita, ma anche della petizione che raccolse un milione di firme a favore della prevalenza dei corpi intermedi sul potere dello Stato. Grazie anche a queste premesse, dunque, nel 1999 il valore della sussidiarietà si è affermato a tutti i livelli. Un primo risultato è stato ottenuto con la riforma dell’assistenza, che alla sussidiarietà dedica due articoli (1 e 5): il primo stabilisce che «la programmazione e l’organizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali compete agli enti locali, alle regioni e alllo Stato secondo i principi di sussidiarietà (…)»; il secondo delinea il ruolo decisivo del Terzo settore «per favorire l’attuazione del principio di sussidiarietà». Ma è in una legge dello Stato che la sussidiarietà entra nel sistema di governo italiano. Si tratta della legge 265 del 3 agosto che regola i rapporti tra gli enti locali in materia di autonomia e ordinamenti e rappresenta, come spiega Gian Paolo Gualaccini della Compagnia delle Opere, la prima possibilità concreta di inserire all’interno degli statuti di Comuni e Province la sussidiarietà “orizzontale”, che privilegia cioè le iniziative dei cittadini e delle formazioni sociali nella realizzazione e gestione di servizi di pubblica utilità. «I passaggi da sottolineare sono due» dice Gualaccini. «Nella prima parte la legge pone l’accento sul fatto che gli enti locali “sono chiamati a svolgere le loro funzioni anche attraverso le attività che possono essere adeguatamente esercitate dall’autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali”, che è poi il principio di sussidiarietà orizzontale. Più interessante è il secondo comma dell’art. 1», continua Gualaccini, «che prevede che le autonomie locali adeguino i propri statuti, affermandovi il principio di sussidiarietà. Con questa legge si apre una sfida che il Terzo settore lancia a chi dal ‘98 è intervenuto nel dibattito politico dichiarando di essere favorevole alla sussidiarietà. A loro e a tutti gli amministratori locali la 265 offre la possibilità di affiancare alle dichiarazioni i fatti. Le giunte di Firenze (centrosinistra) e di Bologna (centrodestra) l’hanno già fatto,e ora i loro statuti contemplano a pieno titolo la sussidiarietà».

Debito estero

P er un 2000 senza debiti: con questo ambizioso obiettivo sono partite in Itaila e nel mondo due campagna, una promossa dalla Chiesa cattolica (in particolare dai vescovi) e l’altra, chiamata Jubilee 2000, da centinaia di ong (60 in Italia). “Vita” le ha sempre appoggiate entrambe dando puntualmente conto di ogni passaggio che portasse in breve alla riduzione o, meglio, alla cancellazione del debito estero dei 40 paesi in via di sviluppo individuati dal Fondo monetario internazionale. Un debito che ammonta a 216 miliardi di dollari e per la cui cancellazione si sono mobilitati il Papa, il Dalai Lama e numerose altre personalità internazionali (tra le più conosciute ricordiamo le rockstar Bono e David Bowie). Perché annoveriamo questa grande mobilitazione tra le bataglie vinte? Perché all’inizio di dicembre il presidente del consiglio Massimo D’Alema ha annunciato in una lettera ai vescovi che proprio l’Italia prenderà un’iniziativa importante per la riduzione del debito estero: verrà infatti presentato “a breve” un disegno di legge che, andando al di là degli impegni multilateralmente assunti dall’Italia, è volto «a consentire l’annullamento totale dei debiti commerciali delle nazioni a più basso reddito beneficiari dei criteri varati al vertice G8 di Colonia». D’Alema ha anche informato la Cei che i ministri degli Esteri, del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica sono disponibili ad «attivarsi sin d’ora» per predisporre un accordo con i governi di Zambia e Guinea, i due paesi per i quali la Chiesa italiana sta raccogliendo denaro per azzerare i debiti internazionali verso l’Italia. Attendiamo la buona notizia definitiva per festeggiare davvero il Capodanno.

Detenuti malati

L o scorso luglio si è finalmente concluso il tortuosissimo iter che ha portato all’approvazione del decreto Pisapia, quello che dispone la scarcerazione immediata e il ricovero in strutture sanitarie per i detenuti malati di Aids (e di altre patologie gravi e invalidanti). Una vittoria che abbiamo salutato con piacere anche perché su questo fronte il ministero della Giustizia (in particolare il sottosegretario Corleone) è stato davvero incalzato quasi ogni settimana da “Vita” e dalle associazioni per i diritti dei detenuti. Ma c’è un ma. La norma non è ancora operativa perché, dopo l’emanazione del decreto congiunto Sanità-Giustizia che ha definito una serie di procedure per l’accertamento della malattia, ora manca anche il parere tecnico della Corte dei Conti, senza il quale qualsiasi decreto non può entrare in vigore pienamente. Come si vede, su questo fronte molti giochi sono ancora aperti, e molta strada resta da percorrere prima che si arrivi a tutelare davvero il diritto alla salute in carcere (vedi anche l’articolo a pagina 13).

Mense in comunità

U na battaglia recente ha riguardato la distribuzione di pasti nelle comunità di accoglienza. Secondo la legge 155 approvata a giugno (in recepimento di norme europee), qualsiasi luogo in cui avvenga la preparazione e somministrazione di pasti è da considerarsi “industria alimentare” e quindi soggetta a precise normative igieniche e strutturali, che comprendono anche una certa disposizione dei locali cucina. La norma prevede dunque costosi lavori di adeguamento, che le piccole comunità (ci hanno segnalato il problema soprattutto le case famiglia per minori) non sono in grado di sobbarcarsi. “Vita” ha interpellato il ministro Bindi, che pur ribadendo l’inevitabilità della legge, ha aperto uno spiraglio: per le realtà davvero piccole (con meno di 5 dipendenti), ci sarà qualche margine di manovra nell’Atto di indirizzo e coordinamento della stessa 155. Il documento verrà pubblicato nei prossimi mesi, ma comunque prima del 31 marzo, quando scatteranno le sanzioni per gli inadempienti. C’è tempo fino ad allora per intervenire.

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