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Troppi abusi nello sport minorile, il governo interviene
«Dal 2017 sono stati celebrati oltre quaranta processi a carico di tesserati per abusi sessuali all’interno del mondo sportivo italiano. Eppure nessuna federazione di casa nostra prevede l’obbligo di radiazione per chi commette abusi e violenze», commenta Daniela Simonetti, presidente ChangeTheGame, l’associazione che sostiene e protegge atlete e atleti (spesso minori) contro questi crimini. Pochi giorni fa il Governo ha lanciato un'iniziativa di sensibilizzazione e un sito dedicato: www.battiamoilsilenzio.gov.it
Due anni di incontri e colloqui, una policy, un sito www.battiamoilsilenzio.gov.it: il tavolo tecnico del Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio presenta il proprio lavoro sugli abusi sessuali, fisici ed emotivi sui minori nello sport. «Una svolta perché il tema della violenza nel mondo sportivo entra per la prima volta nell’agenda governativa», commenta Daniela Simonetti, componente commissione per la tutela Minori della FIGC e presidente ChangeTheGame, l’associazione di volontariato che dal 2017 è impegnata a proteggere atlete e atleti da violenze e abusi sessuali, emotivi e fisici. Nel volley come nell’equitazione, nel nuoto, nel ciclismo, nel calcio e nella danza.
Il progetto mette a disposizione molti materiali – pubblicazioni, webinar, vademecum, documenti tecnici – realizzati per condividere con associazioni, enti, famiglie di giovani atlete e atleti e ogni persona interessata, l’approfondimento delle tematiche e la divulgazione delle buone prassi che promuovono la tutela delle e dei minorenni nello sport.
Al tavolo hanno preso parte ventisei associazioni, tra cui ChangeTheGame. «Siamo stati i primi a denunciare gli abusi nello sport. Eppure ancora oggi restano sottovalutati la violenza delle parole, la sopraffazione emotiva e fisica, la competitività precoce che fa del bambino un mero oggetto, la violenza sessuale frutto di manipolazioni e di un eccesso di potere da parte di coach non preparati e non formati», sottolinea Simonetti.
Restano sottovalutati la violenza delle parole, la sopraffazione emotiva e fisica, la competitività precoce che fa del bambino un mero oggetto, la violenza sessuale frutto di manipolazioni e di un eccesso di potere da parte di coach non preparati e non formati
Daniela Simonetti
«I bambini e i ragazzi sono l’architrave su cui si fonda lo sport. Eppure, non vengono protetti né tutelati attraverso norme moderne, stringenti, ispirate e illuminate», prosegue la presidente. «Gli abusi emotivi non vengono denunciati e quando lo sono costano al massimo una censura, praticamente niente. La sanzione per gli abusi sessuali può essere addirittura patteggiata all’interno di alcune federazioni che ancora lo consentono nonostante il parere contrario della procura generale del Coni. È accaduto recentemente nella Federazione della Scherma dove un arbitro internazionale ha patteggiato appena trenta giorni di sospensione. È stata necessaria una campagna giornalistica massiccia perché si rimediasse a questo errore».
Il libro e il podcast
Simonetti segue il tema della violenza e degli abusi sessuali nello sport da diversi anni. Nel 2021 ha pubblicato la prima inchiesta in Italia: “Impunità di gregge”, (chiarelettere edizioni), un libro dirompente, che squarcia un velo di ipocrisia su fatti avvenuti e accertati a tutti i livelli, denuncia le lacune, le mancanze e le colpe del sistema sportivo.
«Dal 2017 sono stati celebrati oltre quaranta processi a carico di tesserati per abusi sessuali all’interno del mondo sportivo italiano», racconta l’autrice. «Il Coni non si è mai costituito parte civile. Non è stato istituito alcun numero verde per aiutare le vittime». Eppure, «la violenza sessuale, gli abusi, le molestie sono una realtà dello sport in Italia come all’estero; non di tutto lo sport ma di una parte importante. Nessuna federazione di casa nostra prevede però l’obbligo di radiazione per chi commette abusi e violenze».
Gli esempi positivi
Esistono anche casi positivi, qualche presidente federale illuminato, ma sono voci ancora isolate, predicatori nel deserto. La Fasi (Federazione arrampicata sportiva italiana) nel proprio regolamento di giustizia ha introdotto l’illecito di violenza sessuale e abusi sui minori collegandolo all’esclusiva sanzione della radiazione. Il Consorzio Vero Volley ha previsto la figura del doppio coach, ha avviato corsi di formazione sul tema delle molestie e messo a punto un decalogo con i comportamenti da tenere nei riguardi dei minori, firmato dagli allenatori che devono produrre i certificati penali e dei carichi pendenti. La Federazione italiana baseball li acquisisce al momento di assumere un coach e li verifica con cadenza semestrale. Nel mondo del grande calcio, l’Inter attua politiche antipedofilia e chiede i certificati ai tecnici delle giovanili.
Scrive ancora Simonetti: «tutte le federazioni sportive dovrebbero chiedere agli allenatori i certificati penali e dei carichi pendenti, educarli e istruirli con programmi di formazione obbligatori sul tema delle molestie e della violenza, anche psicologica e verbale, imporre regole stringenti sulle trasferte, vietare – come già previsto in alcune nazioni europee – le relazioni sessuali o sentimentali tra allenatore e allievi, affiancare al coach persone in grado di intercettare e prevenire situazioni di disagio, cambiare faccia alla giustizia sportiva troppo spesso in balia del potere politico, aiutare i giovani atleti e le giovani atlete a riconoscere il germe corrosivo dell’abuso, far sì che il sistema accolga e interpreti una denuncia nel modo giusto, permettere al mondo degli adulti di rompere il silenzio».
Dal 2017 sono stati celebrati oltre quaranta processi a carico di tesserati per abusi sessuali all’interno del mondo sportivo italiano. Nessuna federazione di casa nostra prevede però l’obbligo di radiazione per chi commette abusi e violenze
Daniela Simonetti
Come racconta Daniela Simonetti in questa sconvolgente inchiesta, «le regole sembrano fatte apposta per tollerare e coprire le violenze sui tesserati da parte di altri tesserati – dal bullismo alla pedofilia alle molestie sessuali – che pure sono diffusissime. E documentate»
Inoltre, in un Podcast dal titolo No Coach, condotto dalla giornalista Alessia Tarquinio, per la prima volta parlano le vittime di abusi e violenze nello sport. In questa puntata, ad esempio, c’è la storia di due ragazzine di tredici anni testimoni e vittime di abusi sessuali commessi all’interno di un maneggio nel casertano da parte del presidente dell’associazione sportiva. Si rivolgono al loro istruttore, cercano aiuto fra gli adulti, nessuno le ascolta. Una di loro decide di denunciare i fatti in un clima difficile e ostile. Il presidente dell’associazione sara’ prima arrestato, poi condannato. Ma in questa storia sul banco degli imputati sarebbero dovuti finire tutti coloro che hanno visto, che sapevano ma hanno fatto finta di non vedere e di non sapere.
In questa puntata, invece, c'è la storia di un coach di rugby che si spinge oltre ogni limite, violando l’innocenza di bambini e ragazzini che in lui avevano riposto speranze e sogni, fiducia e affetto
Cattivi maestri e pessimi adulti
Secondo lei, «attorno a cattivi maestri e allenatori, ci sono spesso anche pessimi adulti che banalizzano le azioni criminali, spacciandole come normali, e lasciano sole le vittime, le quali spesso non denunciano per paura di non essere credute e per vergogna».
Racconta la presidente: «Sono solo quattro mele marce, pochi balordi, lo sport è sano: è questa la risposta, praticamente un mantra ripetuto fino all’ossessione, a ogni accusa, a ogni processo, a ogni udienza, a ogni condanna di un cattivo maestro dello sport alla sbarra per atti sessuali con minori, quasi sempre un’allieva o un allievo, in tanti casi bambini e bambine precipitati in un tritacarne senza fine né speranza. Le mele marce non sono quattro, ma molte di più. In Italia non esiste un osservatorio sul fenomeno».
«Sono solo quattro mele marce, pochi balordi, lo sport è sano: è questa la risposta, praticamente un mantra ripetuto fino all’ossessione, a ogni accusa. Ma le mele marce non sono quattro, ma molte di più. In Italia non esiste un osservatorio sul fenomeno».
Daniela Simonetti
Il report Fifa: più di una atleta mondiale su due è vittima di violenze
Da uno studio della Federcalcio mondiale del 2021 è emerso un dato spaventoso: oltre un’atleta su due, considerando tutti gli sport, ha subìto almeno una volta durante la sua carriera violenze psicologiche o sessuali da parte di soggetti interni al proprio mondo, soprattutto allenatori e istruttori. In alcuni Paesi, secondo il report, si arriva anche al 65% di atlete vittime di violenze.
È necessario un nuovo approccio al tema degli abusi
Commentando il progetto Battiamo il silenzio, Simonetti osserva che «il governo ha fatto un passo, il primo, forse il più rilevante. Eppure, resto convinta che la chiave di volta sia la creazione di un’Agenzia autonoma svincolata e libera da politiche federali e indipendente da logiche di potere che soffocano lo sport. È necessario un nuovo approccio al tema degli abusi, un approccio moderno e rispettoso dell’infanzia, senza inquinamenti e forzature, libero perché la vita di un bambino non si può barattare né può essere uno strumento per mantenere il potere. Serve un approccio etico, multidisciplinare, attento, capace di saper punire ma anche di prevenire e recuperare».
Negli anni, l’associazione ChangeTheGame ha sviluppato diverse iniziative, tra cui un Progetto di formazione/informazione dei tecnici e degli atleti e ha redatto, pubblicato e distribuito un codice di comportamento per istruttori, allenatori e tecnici e due manuali informativi, in versione digitale e cartacea, uno denominato “Educare alla consapevolezza contro gli abusi sessuali nello sport” (si scarica da qui)
Le associazioni coinvolte
Il tavolo tecnico per la co-costruzione e la promozione di una policy per la tutela delle giovani atlete e dei giovani atleti, con particolare riferimento alle pratiche contro il maltrattamento e gli abusi, per garantire a tutti di praticare lo sport in un ambiente sano e sicuro è coordinato dal Dipartimento per lo sport, da Evelina Christillin – Consigliere UEFA, da Fiona May – ex atleta olimpica, Membro del consiglio d'amministrazione della UEFA Foundation for Children – e dal CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all'Infanzia).
Ed è costituito dai seguenti enti e associazioni: Aces, Acsi, A.Ge, Aics, Asilo Savoia, Arcigay Aps, Assist associazione nazionale atlete, Aic, Cammino, Cavallo Rosa, Centro nazionale sportivo Libertas, Centro sportivo italiano, Cipm, C.S.A.In., Differenza Donna, Rcos, Federazione italiana rugby, Figc, Associazione IWW Osservatorio, Mai più violenza infinita, Save The Children, Scuola di Fair Play Italia, Telefono Azzurro, Terre Des Hommes, Uisp, Unicef.
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