Welfare
Un ponte di libri dal Mediterraneo per detenuti di lingua araba
Il progetto “Kutub Hurra. Libri a Porti Aperti” è promosso dall’ong Un Ponte per, in collaborazione con l’associazione tunisina Lina Ben Mhenn, con l’obiettivo di portare libri di narrativa e poesia in lingua araba da mettere a disposizione dei detenuti arabofoni nelle carceri italiane. Si parte dagli istituti di Livorno e Pisa
Brani di poesie che ricopiano nelle lettere che spediscono a casa. Perché per alcuni detenuti nelle carceri italiane scrivere ancora le lettere per mogli, genitori, figli è l’unico mezzo per tenersi in contatto, per raccontare un po’ di sé. Ed allora, alcune frasi prese dai libri di poesie che leggono diventano la loro “voce”, i loro pensieri, le parole esatte che avrebbero usato per trasmettere le loro emozioni. Anche per questo, il progetto “Kutub Hurra. Libri a Porti Aperti” assume una particolare rilevanza sociale e culturale. Perché punta a riempiere le biblioteche delle carceri italiane di libri in lingua araba per metterli a disposizione dei detenuti arabofoni, che rappresentano la comunità linguistica maggiore – dopo quella italofona – nelle nostre carceri, secondo i dati del XVIII° Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione. L’iniziativa è promossa dall’organizzazione non governativa Un Ponte Per che può contare sul supporto dell’associazione Lina Ben Mhenn e sulla rete di realtà italiane che svolgono attività nei penitenziari.
«In Italia il 30% della popolazione carceraria è arabofona. Eppure nelle nostre prigioni si registra una problematica molto importante, perché i libri in lingua araba sono davvero molto pochi» spiega Lodovico Mariani, referente del progetto per Un Ponte Per. «In un’ottica di cooperazione internazionale ci siano attivati attraverso l’associazione tunisina Lina Ben Mhenn che poteva mettere a disposizione tantissimi libri. Si tratta di un sodalizio nata in memoria di Lina Ben Mhenni, l’attivista protagonista della Rivoluzione dei Gelsomini che in Tunisia aveva raccolto moltissimi libri con l’obiettivo di portarli nelle carceri del Paese». Con questo progetto, dunque, l’azione di Lina prosegue il suo disegno attraversando il Mediterraneo ed arrivando in Italia.
«Il progetto “Kutub Hurra. Libri a Porti Aperti”» prosegue Mariani «ha ridato una seconda vita a questi libri con un viaggio attraverso il Mediterraneo, un mare ridotto oggi ad un non-luogo di morte. L’iniziativa si prefigge di ripensare lo spazio mediterraneo come un luogo di connessione, scambio culturale e cooperazione per la pace dei popoli». I primi cinquanta testi di narrativa e di poesia in lingua araba, quindi, sono arrivati nella biblioteca della Casa Circondariale “Le Sughere” di Livorno. Merito della convenzione siglata qualche giorno fa tra il Direttore delle carceri di Livorno e dell’Isola di Gorgona, il Garante delle persone private della libertà del Comune di Livorno, Un Ponte Per. All’intesa partecipano anche ARCI Livorno, Centro Servizi Donne Immigrate e le associazioni Mangwana e Controluce che «grazie alle attività educative che svolgono in carcere» evidenzia Mariani «daranno una seconda vita ai libri ed ai detenuti, proponendo attività culturali, di formazione, di lettura, dando il diritto anche a chi non parla l’italiano di avere opportunità di leggere e creare un clima carcerario inclusivo. Crediamo, inoltre, che i libri rappresentino il più grande tra gli strumenti di emancipazione a disposizione dell’umanità».
I libri donati dall’associazione Lina Ben Mhenn sono di narrativa e di poesia, ma «sono soprattutto i testi di poesia a catturare l’attenzione dei detenuti arabi, perché le utilizzano copiando pezzi di poesia che scrivono nelle lettere che inviano a casa». Il libro, dunque, «diventa un grimaldello per favorire il dialogo culturale, per far conoscere le radici di chi vive lontano dal suo Paese e perché anche grazie al lavoro delle associazioni che faranno vivere questi libri, i detenuti si sentono persone riconosciute, che hanno la possibilità di poter far conoscere un pezzo di sé anche attraverso i volumi nelle loro lingua».
Dopo il primo approdo nelle carceri di Livorno e dell’Isola di Gorgona, altri istituti penitenziari hanno mostrato interesse per il progetto. Come quello di Pisa, dove arriveranno i primi 30 volumi richiesti, e di altre prigioni toscane in cui opera il Polo Universitario Penitenziario dell’Università degli Studi di Firenze, che patrocina l’iniziativa. Ma gli operatori di Un Ponte per sono stati già contattati da altri penitenziari: Padova, Roma, San Vittore, Napoli e tanti altri. «La speranza» conclude Mariani «è che il giro di richieste si allarghi sempre di più, potendo contare su tante associazioni che svolgono attività educative e formative negli istituti». Il sogno di Un Ponte per è quello di trasportare nuovi carichi di libri con una traversata in barca a vela da Tunisi, attraccando in Italia in una serie di porti simbolicamente importanti per le migrazioni. Perché come recita l’ong: «Costruiamo Ponti, Non Muri».
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