Cultura
L’art factory delle meraviglie
Oltre 90 artisti in 15 anni si sono coinvolti in laboratori con i bambini e le bambine di Dynamo Camp. Gli esiti sono assolutamente sorprendenti come si può vedere nella mostra appena aperta alla Triennale di Milano che propone una spettacolare selezione dei lavori realizzati collettivamente
È un’avventura iniziata nel 2009, cresciuta al punto di prendere le dimensioni di un vero museo. È l’avventura di Dynamo art factory: 90 artisti che negli anni si sono avvicendati con i bambini e ragazzi di Dynamo Camp, donando la propria creatività oltre che il proprio tempo. Gran parte di questi laboratori si sono tenuti nell’oasi di Limestre, sugli appennini pistoiesi, il primo camp di Terapia ricreativa in Italia, che ospita gratuitamente bambini e ragazzi affetti da patologie gravi e croniche, i fratelli sani e le loro famiglie, per periodi di vacanza e divertimento. Da ieri una selezione delle opere realizzate in queste anni è stata allestita nei grandi spazi della Triennale a Milano: una presentazione spettacolare, perché mostra il livello qualitativo delle opere realizzate, ma anche la loro dimensione e complessità, a conferma di un impegno preso sempre con la massima serietà e convinzione da parte degli artisti.
«È emozionante ripercorrere quindici anni di attività e vedere quanta bellezza è stata creata», dice l’ideatrice del progetto e cofondatrice di Dynamo Diva Moriani. Un progetto che si differenzia dai tanti percorsi di arte per il sociale come spiega il curatore del progetto Marco Bazzini,: «L’esperienza dell’arte a Dynamo Camp differisce da un più tradizionale laboratorio didattico di tipo museale o dalla curativa esperienza di arte terapia, in quanto porta il partecipante, bambino ragazzo o adulto, allo stesso pari dell’artista e quest’ultimo ad abbandonare la consueta posizione individualistica. Insieme nasce un lavoro collettivo in cui poter sperimentare nuove possibilità linguistiche».
La mostra alla Triennale è davvero sorprendente perché l’intenzionalità programmatica che c’è dietro ogni lavoro, viene assorbita nella gran parte dei casi dalla bellezza dell’esito che si impone senza bisogno di giustificazioni o spiegazioni. È quello che accade con l’intervento curato da Daniele Sigalot, che “vola” su una delle pareti della mostra. L’intento iniziale era quello di convincere i ragazzi che da un’idea sbagliata, scartata e gettata via, può nascere un messaggio positivo. L’esito è una teoria affascinante di cartocci in allumino di colore diverso, ai quali è stata data una forma di aerei, uno per ciascun ragazzo presente in sessione: ognuno contiene un messaggio positivo da consegnare durante il loro volo immaginario fuori dal Camp. Frecce multicolori che portano in volo tante speranze.
Non solo i bambini ma anche i genitori sono stati coinvolti in questa avventura. È il caso dell’opera che apre il percorso alla Triennale, “Attraverso il presente” di Serena Fineschi. È un grande foglio sul quale i tratti finissimi di penne Bic di più colori hanno finito con il creare uno spazio di meditazione visiva: un rituale dove ogni partecipante ha compiuto il proprio viaggio di inchiostro e di emozioni. Con Emilio Isgrò invece i partecipanti al laboratorio artistico si sono cimentati nel cancellare un libro popolare come Harry Potter. Come ha spiegato l’artista, «io dico, umilmente, che le mie cancellazioni sono una serie interminabile di negazioni, e dunque un sì infinito all’amore e alla vita. Insomma, tutto il contrario di ciò che appare». Dynamo art factory non si era fermata neanche ai tempi del lockdown. Così con Andrea Mastrovito: I ragazzi sotto la sua guida e con l’aiuto di una piattaforma web, disegnano figure in movimento: una fila di animali e persone che si rincorrono in una fuga senza inizio e senza fine. L’elaborato grafico dei campers è stato poi trasformato in una grande opera di tarsia lignea, intitolata “La vita è un film” (nell'immagine di cover una porzione dell'opera).
La mostra “L’arte è Wow!” alla Triennale di Milano resta aperta fino al 26 marzo.
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