Mondo
Mutilazioni genitali femminili: ogni anno a rischio 4 milioni di bambine
Nonostante siano riconosciute a livello internazionale come violazioni dei diritti umani, abuso sui minori e violenza contro le donne, le mutilazioni genitali femminili sono state praticate su almeno 200 milioni di bambine e donne in 31 Paesi, in Africa, in Medio Oriente e in Asia. Più di 600mila donne e ragazze con mgf vivono in Europa. L’Italia non è immune al fenomeno: secondo le stime più recenti, le donne tra i 15 e i 49 anni sottoposte a mgf presenti sul territorio nazionale sono circa 87.6001
di Redazione
Nonostante siano riconosciute a livello internazionale come violazioni dei diritti umani, abuso sui minori e violenza contro le donne, le Mutilazioni Genitali Femminili sono state praticate su almeno 200 milioni di bambine e donne in 31 Paesi, in Africa, il Medio Oriente e in Asia. Secondo l’UNFPA, oltre 4 milioni di bambine e ragazze rischiano di essere sottoposte a MGF ogni anno. L'Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle MGF è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di queste pratiche. Amref Health Africa lo ricorda in occasione della Giornata Mondiale Tolleranza Zero contro le Mutilazioni Genitali Femminili (6 Febbraio). Nell'ambito dei Sustainable Development Goals, la comunità globale ha fissato l'obiettivo di eradicare la pratica delle mutilazioni genitali femminili per il 2030.
«Sebbene in molti Paesi sia un traguardo ancora lontano da raggiungere se l’impegno e gli interventi rimangono costanti pagano», afferma Guglielmo Micucci, direttore di Amref Italia, commentando un grafico pubblicato dal Direttore di Amref Kenya. «Per esempio nel 2030, il tasso di MGF in Kenya sarà del 6%, per cui è probabile che il Paese riesca a raggiungere questo obiettivo nel 2037», e aggiunge come: «l’approccio di Amref che non scorda mai quanto soluzioni e processi siano attivabili solo grazie alla partecipazione delle comunità e alla centralità delle donne».
Amref promuove un approccio basato su tutto l’ecosistema in cui questa pratica prospera, attraverso azioni di prevenzione e contrasto che integri il contesto giuridico, i sistemi comunitari, l’educazione, i sistemi sanitari e la ricerca. I progetti di Amref prevedono azioni di empowerment, sensibilizzazione e mobilitazione delle comunità. In alcune regioni la mutilazione identifica il momento in cui una ragazza è pronta per il matrimonio, per questo uno degli obiettivi di Amref è fornire gli strumenti affinché le comunità scelgano di intraprendere Riti di Passaggio Alternativi (ARP), senza alcuna forma di “taglio”.
Dal 2009 ad oggi, nella sola contea del Kajiado (Kenya), l’azione di Amref ha permesso di diminuire del 24% le msf, e sono oltre 20mila le ragazze salvate direttamente e indirettamente. Proprio nella contea di Kajiado, nella scuola elementare di Maparasha, lo scorso dicembre 420 bambine e ragazze hanno partecipato alla cosiddetta “notte delle candele”, cerimonia conclusiva del rito di passaggio alternativo che culmina con l'accensione, da parte delle ragazze, di una candela, simbolo della loro scelta come alternativa alle mutilazioni genitali femminili e ai matrimoni precoci, mantenendo il carattere solenne e simbolico delle cerimonie eliminando il ricorso ad ogni tipo di violenza. Oltre al Kenya, Amref è impegnato nella lotta alle mgf in Tanzania, Etiopia, Uganda, Malawi e Senegal.
Ad oggi però, il fenomeno migratorio ha reso le mgf un problema di interesse globale: più di 600.000 donne e ragazze con mgf vivono in Europa. L’Italia non è immune al fenomeno: secondo le stime più recenti, le donne tra i 15 e i 49 anni sottoposte a mgf presenti sul territorio nazionale sono circa 87.6001. «Informazione, collaborazione e formazione sono i pilastri di un efficace piano di azione nella lotta alle mgf», spiega Renata Torrente responsabile dei progetti in Italia di Amref. «Forti della nostra esperienza ventennale nel contrasto alle mgf in Africa», afferma Torrente, «ricordiamo che in Italia è fondamentale favorire il dialogo tra servizi territoriali e le Organizzazioni della Società Civile/ONG che si occupano del tema. Promuovere scambi di esperienze e pratiche, interagendo con soggetti e movimenti anche della società̀ civile africana, seguendo il ‘value of the girl approach’ ideato e implementato da Amref». Prosegue Torrente: «L'empowerment femminile e comunitario è la chiave: la partecipazione attiva delle donne e delle comunità diasporiche, oltre che sostenere un processo di cambiamento culturale e comportamentale dall'interno, assicura l’efficacia di interventi di sistema. Attraverso un recente progetto – P-ACT2- stiamo lavorando su quattro territori molto sensibili: Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto. Noi di Amref lottiamo per la visione di un mondo libero dalle fgm mossi dall’inconfutabile consapevolezza che ogni donna ha il diritto di essere libera»
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