Mondo

Tragedia a largo di Lampedusa: 9 morti, il corpo di un neonato gettato in mare

Otto i corpi arrivati al molo Favarolo tra cui quelle di due donne in stato di gravidanza. Secondo le prime informazioni i migranti sarebbero morti di fame e di sete. Il corpo di un neonato gettato in mare tra lacrime e preghiere. Tra le otto salme anche quelle di due donne in stato di gravidanza

di Alessandro Puglia

Lampedusa si è risvegliata oggi accogliendo i corpi dell’ennesima tragedia del mare. Dalla parrocchia di San Gerlando per oltre 30 minuti a partire dalle 10 le campane della chiesa hanno suonato a morto per le nove persone morte, secondo le prime informazioni, di fame e di sete in acque di responsabilità e soccorso maltesi.

Al molo Favarolo sono arrivate le salme di 8 persone perché un neonato sarebbe stato gettato in mare tra lacrime e preghiere dei naufraghi come già accaduto in altre occasioni.


Tra le otto salme anche quelle di due donne in stato di gravidanza.Ora quei corpi sono nuovamente accatastati nella piccola sala mortuaria del cimitero di Lampedusa dove non c’è una cella frigo. Alle sette salme dell’ultimo naufragio si aggiungono le quattro, tra cui quello di una bambina, che risalgono al sei gennaio. Quattro delle salme oggi dovrebbero essere trasferite nei cimiteri dell'Agrigentino.

«Non abbiamo più risorse, non abbiamo personale, non abbiamo più le forze per far fronte a questa emergenza senza fine. Rivolgo un appello al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il Governo non ci lasci da soli a gestire quest'immane tragedia. Aiutateci, in questo modo non riusciamo più a gestire questa emergenza infinita», ha dichiarato Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.