Mondo

Afghanistan: Terzani, un guerra di bugie

Intervenendo a un convegno della Regione Toscana su "Libertà di critica e non violenza", il giornalista e scrittore ritorna sul conflitto anti-talebano

di Giampaolo Cerri

Dopo una vita trascorsa a inseguire le guerre, è stata l’ultima – quella in Afghanistan – ad indurlo a tornare dal suo ritiro himalayano per gridare il suo “no” a tutte le guerre. E’ Tiziano Terzani, giornalista e scrittore, che ha spiegato così la sua scelta nel corso del dibattito su “libertà di critica e non violenza” organizzato dalla Regione Toscana. “Pur venendo da percorsi completamente diversi – ha detto Terzani – mi ritrovo adesso sulla stessa strada di molti altri. Con la guerra in Afghanistan abbiamo reagito con un’altra violenza ad una terribile violenza, con una guerra di bugie che non ci hanno fatto vedere e che serve ad eliminare il diverso e a spaventare la Cina”. E lui è di nuovo in Italia per continuare a fare “l’unica cosa che so fare” cioè “annusare quei piccoli dettagli che poi diventano storia”. E allora Terzani ha lanciato un invito a riscoprire l’etica nella nostra vita quotidiana e si è detto fiducioso perché incontrando gli studenti nelle scuole ha trovato “un’altra bella Italia, diversa da Berlusconi”. Il giornalista ha detto di essere passato, lui uomo di sinistra, attraverso molte delusioni, sul modello cinese, su quello russo, sulla scommessa vietnamita e di essersi convinto che il motto machiavellico del fine che giustifica i mezzi sia sbagliato. “Interrompiamo – ha precisato – questa catena di violenza e fermiamoci a riflettere. Anche se diventare un parà della pace è molto più difficile che diventare un soldato, dobbiamo riuscire a vincere la violenza che è dentro ciascuno di noi”. A chi gli chiedeva cosa sia il terrorismo, Terzani ha risposto che è sia il gesto di chi mette una valigia piena di esplosivo in un ristorante, sia quello di chi impone un progetto di sviluppo che fa violenza. Ha citato l’esempio della Union Carbide che alcuni anni fa provocò a Bophal in India 20.000 morti per aver costruito una fabbrica chimica che poi esplose contaminando l’ambiente. “La casa che abbiamo costruito – ha concluso Terzani lanciando un appello ai molti giovani presenti in sala – sta bruciando, ma c’è tanta gente in cammino lungo la strada di chi vuole cambiare. Cercatela e facciamo tutti insieme un piccolo passo”.


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