Formazione

Così parlò Yunus a Milano

Ieri il convegno sul valore del microcredito. Ecco, punto per punto, come è andata

di Carlotta Jesi

“Cosa se ne fanno gli africani di 5 miliardi di dollari se non possono toccarli con mano e comprarci una mucca? La povertà non si combatte al Summit di Monterrey, ma qui, lavorando con voi sul microcredito”. Qui, per Muhammad Yunus, fondatore e direttore generale della Grameen Bank, vuol dire nel Centro Congressi Cariplo di Milano dove ieri si è svolto il convegno ?Il valore del microcredito? organizzato da Vita e dal Cesvi di Bergamo. E i ?voi? con cui vuole aiutare i Paesi poveri sono gli oltre 300 giovani presenti in sala (ma ce ne erano molti altri collegati in videoconferenza) che hanno accolto con un applauso scrosciante la sua stoccata contro il super stanziamento di 5 miliardi di dollari con cui il presidente americano George Bush ha inaugurato il Summit dell?Onu sui finanziamenti per i poveri in corso a Monterrey.

Sorride Yunus: in 25 anni, coi piccoli prestiti della sua Banca, lui di poveri ne ha aiutati più di 2 milioni. E gesticola come un matto mentre, con una metafora che più azzeccata all?audience di così non si può, spiega: “La differenza fra la mia banca è quelle tradizionali è come quella tra il football inglese e quello americano: si chiamano allo stesso modo, ma sono uno il contrario dell?altro. Per le banche tradizionali, più soldi hai più puoi averne. Per la Grameen, meno ne hai più cerchiamo di darti”.

Un approccio di cui avrebbe bisogno anche l?Italia. A sostenerlo è il presidente della Fondazione Cariplo Giusppe Guzzetti: “Ma lo sapete che il nostro è il Paese europeo con la più bassa percentuale di conti correnti presso le banche? Con casalinghe, pensionanti, studenti e immigrati completamente senza accesso al reddito?”. Il Banchiere dei poveri annuisce, lo sa. E come lui sanno che il microcredito funziona anche fuori dal Bangladesh gli altri due relatori che hanno esportato la ricetta della Grameen Bank: Marco Vitale, presidente dell?Aifi, l?ha implementata Kosovo; Carlo Borgomeo nel nostro Paese, coi programmi di prestito d?onore di Sviluppo Italia.

Sul valore della strategia anti povertà di Yunus come strumento per la costruzione di un nuovo equilibrio fra Nord e Sud del mondo, insomma, tutti d?accordo. Ma a chi spetta sostenerla e implementarla insieme alla società civile? Se il Cardinal Esilio Tonini chiede aiuto agli economisti “perché formino un pool di esperti che aiutino noi preti a concretizzare la solidarietà del cuore”, il viceministro per l?Economia Baldassarri affida il compito direttamente alle istituzioni internazionali: “Alla Banca mondiale, al Fondo monetario internazionale e, soprattutto, al Wto, che deve diventare l?Antitrust del mondo”. Già, perché secondo Baldassarri, istituzioni e Paesi ricchi col sud del mondo fino adesso sono stati ipocriti: “Aiutare i poveri ex poste, quando il danno è fatto, è meritevole. Ma lasciare che ciò accada, senza cercare di aiutarli ex ante, offrendo a tutti le stesse possibilità, è irresponsabile”.

La platea applaude, e il pensiero torna al forum dell?Onu di Monterrey.
No, non è dei miliardi di Bush che i poveri hanno bisogno. “Su sei miliardi di persone, almeno la metà non hanno accesso ai servizi finanziari. I governi vogliono ridurre il numero dei poveri a metà entro il 2005, ma come se continuano a stanziare fondi senza metterci davvero la testa? Al sud del mondo servono microcredito e tecnologie, che non sono obiettivi irraggiungibili. Basta volerlo e avere ben chiaro in testa che se non fanno credito ai 3 miliardi di persone che oggi non ce l?hanno, alla fine ci perderanno i Paesi ricchi perché quei 3 miliardi di persone non potranno concretizzare le idee e la creatività che hanno”.

Sul prossimo numero di Vita magazine, vi racconteremo l?incontro fra Yunus e la società civile italiana.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.