Famiglia

Quando il figlio è violento chi salva le madri e i padri?

Cosa fare quando si è vittime di violenza e quella violenza arriva dal proprio figlio? Come difendersi da chi si ama? Nasce per rispondere a queste domande Le Querce di Mamre, il nuovo progetto del servizio di Accoglienza del Gruppo Abele. L'intento è proprio quello di offrire dei percorsi psicologici ed educativi ai ragazzi e ai genitori, e, nei casi limite, anche una consulenza giuridico-legale

di Sabina Pignataro

La violenza da parte di giovani adulti o figli adolescenticontro madri e padri, il cosiddetto parental abuse, è un fenomeno largamente sottostimato, visto che paure, sensi di colpa e vergogna portano molti genitori a non denunciare e a non prendere provvedimenti. Eppure i numeri sono in crescita. Nel 2020 le chiamate al numero contro violenza e stalking sono aumentate del 79,5 per cento rispetto all’anno precedente (dati Istat). In particolare, le violenze da parte dei familiari sono cresciute dal 12,6 al 18,5 per cento.

Ma allora, cosa fare quando si è vittime di violenza e quella violenza arriva dal proprio figlio? Come aiutarlo, in particolare se a innescare l’aggressività sono il consumo o la dipendenza da sostanze o la presenza di disturbi psichici? Come difendersi da chi si ama?

Nasce per rispondere a queste domande Le Querce di Mamre, il nuovo progetto del servizio di Accoglienza del Gruppo Abele realizzato con il contributo economico del Fondo di Beneficenza del Gruppo Intesa San Paolo. L'intento è proprio quello di offrire dei percorsi psicologici ed educativi ai ragazzi e ai genitori, oltre che una possibilità di consulenza giuridico-legale che potrebbe rendersi necessaria in casi limite.

Nell’ultimo anno raccontano gli operatori del servizio – nel nostro lavoro quotidiano abbiamo osservato un aumento dei casi di violenza intra-familiare con protagonisti figli adolescenti o giovani adulti". Altri servizi dell’associazione (sportello legale e sportello di accoglienza per le vittime, all’interno delle attività svolte dall’Associazione Rete Dafne Torino) hanno incontrato, nel corso del 2020, 82 vittime di violenza, di cui 10 genitori vittime dei maltrattamenti da parte dei figli e, nel primo semestre del 2021, contano 60 vittime di violenza di cui 9 genitori.

Le madri e i padri coinvolti in queste situazioni sono costretti ad attraversare momenti di angoscia, di incertezza, di solitudine e talvolta anche di paura. Non riescono più a stabilire un contatto con chi, poco prima, era loro tanto vicino. Non riescono a riconoscere, a comprendere. Nei sentimenti si fa strada l’ambivalenza, da un lato il desiderio di aiutare, di stare vicini e dall’altro la rabbia, la paura e la sensazione che non ci sia via di uscita.


Le madri e i padri coinvolti in queste situazioni sono costretti ad attraversare momenti di angoscia, di incertezza, di solitudine e talvolta anche di paura. Non riescono più a stabilire un contatto con chi, poco prima, era loro tanto vicino.

"Per questo abbiamo elaborato un progetto che prevede differenti azioni, per intervenire non solo sugli autori della violenza ma sull’intero nucleo coinvolto”. Sono quindi previsti percorsi psicoeducativi per la presa in carico tanto dei giovani adulti quanto dei membri della famiglia, con colloqui individuali e di gruppo. E’ altresì offerto un percorso di informazione rivolto a ragazzi e genitori per incrementare la conoscenza delle sostanze e dei loro effetti.

Tra gli aspetti più innovativi del progetto c’è la creazione di uno spazio abitativo di emergenza, uno “spazio di decompressione”, dove i famigliari hanno la possibilità di realizzare quel distacco fisico a volte indispensabile.

“In molte situazioni che abbiamo incontrato – aggiunge Adriana Casagrande, responsabile del servizio – è emersa la necessità di ricorrere a un periodo di separazione e di allontanamento dal nucleo familiare conflittuale, per interrompere l’esposizione al rischio di violenza, elaborare le emozioni vissute e tentare di sviluppare nuove strategie comunicative. Da qui l’idea di creare uno spazio di accoglienza, un progetto pilota unico in Piemonte”.

Sì, perché i punti di forza di questo “rifugio” allestito in una struttura protetta del Gruppo sono la presenza fissa di un educatore e l’affiancamento a “famiglie di supporto”, nuclei in grado di accogliere, sostenere e accompagnare le famiglie e le persone che stanno vivendo un periodo di fragilità. Non a caso nel libro della Genesi le Querce di Mamre, a cui il progetto deve il nome, rappresentano uno spazio di sosta e di ristoro, di incontro e di dialogo, dove ritrovare benessere durante un viaggio faticoso.

Infine, ma non meno importante, il progetto offre alle famiglie anche la possibilità di richiedere un consulto legale, allo sportello giuridico InTI, per fare in modo che anche nel caso in cui si arrivi a una denuncia questa possa essere sfruttata come occasione di cambiamento.

Il ruolo della droga

Alla base di questi comportamenti, spiegano gli esperti del Gruppo Abele, possono esservi dei disagi di tipo psicologico, non necessariamente delle problematiche francamente psichiatriche, oppure può fare da corollario a situazioni di abuso o dipendenza da sostanze o comportamentali. In questo caso, gli agiti, le vessazioni, possono essere compiute con la finalità di estorcere del denaro, per far fronte all’impellenza di ottenere la sostanza, oppure per estinguere dei debiti.

Per quanto riguarda invece l’utilizzo di sostanze stupefacenti l’osservatorio specifico del servizio di Accoglienza, che copre un bacino regionale, ha registrato nel 2020 la presa in carico di 60 persone tossicodipendenti, di cui 41 nuovi contatti e di 70 familiari di persone consumatrici di sostanze, di cui 62 nuovi contatti. A questo dato va aggiunta la richiesta di altri 21 familiari di intervenire in quanto in difficoltà a gestire e contenere i figli a seguito delle restrizioni imposte dalle misure anti Covid.

Quali sono i campanelli d’allarme?

“Instabilità emotiva, atteggiamenti impulsivi, repentine oscillazioni dell’umore, scatti d’ira – spiega Marco Foglino, psicologo del servizio di Accoglienza – In genere la prima violenza è verbale, poi si passa alle cose, alla distruzione di oggetti, per arrivare infine all’aggressione fisica”.

Le famiglie interessate possono contattare
il servizio Accoglienza (tel. 0112486221 -3356865389)
oppure lo sportello legale Inti (0113841024 – 3315753844).

Foto in apertura, Daniele Levis Pelusi by Unsplash

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.