Mondo
Giornata della memoria, Don Bosco 2000: «Non annoiamoci, ricordiamo»
Le parole di Liliana Segre sul rischio di dare per scontate occasioni importanti come quella del 27 gennaio non solo devono scuotere le coscienze ma anche farci aprire gli occhi sulle vittime del nostro tempo. Lo ribadisce con forza l'associazione con la voce del suo presidente Agostino Sella
Non è noia quella che dobbiamo provare quando ricordiamo le vittime della Shoah, ma indignazione ancora fervente. Il dramma che ha coinvolto, tra il 1933 e il 1945, tra i 15 e i 17 milioni di persone, di cui circa sei milioni di ebrei non ha eguali. Per questo le parole di Lilina Segre al Comune di Milano non possono lasciarci indifferenti. È il commento dell’associazione Don Bosco 2000 nella Giornata della memoria, che si ricollega alle parole pronunciate alcuni giorni fa dalla senatrice a vita in occasione degli eventi di presentazione che animano la ricorrenza del 27 gennaio. Tra le altre riflessioni, Liliana Segre ha detto una frase che ha colpito particolarmente l’opinione pubblica: «Una come me è pessimista, ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga sui libri di storia e che poi non ci sarà più neanche quella». E poi: «La gente è già da anni che dice basta con questi ebrei, che cosa noiosa, lo sappiamo…».
L'annientamento degli ebrei – prosegue la nota dell'associazione impegnata in sicilia e in Africa – nei centri di sterminio non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista. Un ingranaggio mortale che ha continuato a girare per anni tra l’indifferenza delle persone che non ne erano coinvolte. Proprio per questo oggi occorre ricordare: per non essere nuovamente indifferenti, superficiali di fronte al dolore degli altri: «Non dobbiamo abbassare la guardia» dichiara Agostino Sella, presidente dell’associazione, «dopo i campi di concentramento non ci possiamo dimenticare delle fosse comuni di Srebrenica; e anche oggi in Ucraina stanno accadendo tragedie simili».
Al giorno d’oggi, continua la riflessione di Sella, l’Olocausto sembra lontano, riconosciuto dalle autorità, dalla società, insegnato nelle scuole. Impariamo da questi insegnamenti e decliniamoli in modo coerente nei confronti delle vittime del tempo presente. I profughi che fuggono dal loro Paese per cercare riparo in Europa e che perdono i propri figli o la loro stessa vita in mare. I prigionieri delle carceri libiche che vengono maltrattati, stuprati, uccisi.
«Tutto quello che oggi accade in Libia è un tabù, esistono dei veri e propri campi di concentramento e purtroppo nessuno ne parla» continua Sella che conclude: «Ebrei, migranti. Chiamiamoli persone, esseri umani, uomini, donne, bambini. Non annoiamoci, ricordiamo».
Credit foto di apertura: https://www.memorialeshoah.it/
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