Volontariato

Monterrey: molte parole, pochi fatti

Le prime impressioni dell'inviato dell'Ansa. Mancano impegni precisi per aumentare gli aiuti allo sviluppo

di Redazione

L’obbiettivo e’ giusto, ma sara’ impossibile centrarlo solo con auspici, senza impegni precisi. La citta’ messicana di Monterrey ospita – da oggi a venerdi’ – la Conferenza delle Nazioni Unite sul finanziamento per lo sviluppo. Alla tribuna dovrebbero alternarsi circa 60 capi di stato e di governo – tra cui lo statunitense George Bush – oltre a centinaia di ministri e rappresentanti di diverse organizzazioni internazionali. Il summit si prefigge di rilanciare le mete fissate in occasione di quello del Millennio, tenutosi nel 2000: dimezzare, entro il 2015, il numero delle persone – oltre un miliardo – che, sul pianeta, vivono con l’equivalente di meno di un dollaro al giorno, alzarne il livello di istruzione e migliorarne le condizioni sanitarie. Per centrare simili traguardi l’Onu chiede di raddoppiare gli aiuti internazionali allo sviluppo, fermi ormai da tempo a circa 50 miliardi di dollari l’anno, il cui valore reale si e’, nel frattempo, ridotto del 50 per cento. Ma la Conferenza rischia di deludere nuovamente le attese. La dichiarazione finale – un documento, di diciotto pagine, intitolato ”Monterrey consensus” – non contiene cifre precise sugli aiuti che saranno garantiti, ne’ un calendario, ne’ un piano d’azione dettagliato. Anche Monterrey evidenzia, dunque, il baratro che divide le buone intenzioni dagli impegni, che separa i paesi ricchi da quelli poveri, fa riemergere differenze nella valutazione del fenomeno e divergenze concrete anche tra gli Stati Uniti e l’Europa. I primi, per esempio, sono favorevoli a sostituire i prestiti con doni e l’Europa – insieme alla Banca Mondiale – ritiene che questa soluzione possa provocare, globalmente, una riduzione degli aiuti. ”Non ci saranno una pace solida e duratura, ne’ uno sviluppo sostenibile se il mondo non affronta in modo fermo e deciso, dandole la massima priorita’, la lotta contro la fame, che e’ la manifestazione piu’ cruda della poverta’ ”, ha avvertito Jacques Diouf, direttore generale della Fao, l’organizzazione dell’Onu che si occupa dell’agricoltura e dell’alimentazione. Per la Fao questa battaglia si vince soprattutto investendo sullo sviluppo dell’agricoltura e della produzione alimentare, sia perche’ il 70 per cento delle persone povere del pianeta vive nelle zone rurali, sia perche’ un aumento della produzione consentira’ di mettere a loro disposizione piu’ alimenti, con costi inferiori per la comunita’ internazionale. Il presidente americano Bush ha annunciato nei giorni scorsi che Washington aumentera’ di cinque miliardi di dollari il suo contributo, mentre l’Unione europea ha promesso di portare, entro il 2006, dall’attuale 0,33 allo 0,39 la percentuale del prodotto interno lordo destinata agli aiuti allo sviluppo. Ma il summit di Monterrey – capitale dell’economia messicana – rischia di non andare oltre le solite dichiarazioni di buona volonta’, suggellate dal solito documento che, per mediare tra le diverse posizioni, rimane vago in termini di impegni. Non a caso il sottosegretario americano agli affari economici, commercio e agricoltura Alan Larson ha tenuto a far notare che ”non e’ una conferenza di donatori”. E tanto per non turbare troppo i sonni dei prestigiosi invitati le autorita’ messicane hanno pensato bene di far costruire un muro, alto due metri e lungo 20, che evitera’ ai partecipanti alla Conferenza, nel loro tragitto verso il centro delle convenzioni che ospita le riunioni, la sgradevole immagine della ”Colonia lumaca”, una bidonville dove vivono circa mille famiglie. Guarda caso in estrema poverta’. (Fonte: Ansa)


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