Volontariato

Turisti sociali crescono

Si sono messi in rete, hanno fatto una fiera e un catalogo unico e ora si preparano a uscire dalla nicchia per proporre una nuova etica del viaggio

di Stefania Olivieri

Il turismo responsabile si prepara al grande balzo in avanti. Ultime nate nel settore del non profit, le vacanze consapevoli hanno rapidamente catturato l’attenzione e l’interesse dei potenziali consumatori. Tra campi di lavoro e ambiente, viaggi incontro, scambi di case e culturali, il turismo responsabile ha fatto muovere l’anno scorso oltre 15 mila persone. «Sono solo stime, dati ufficiali non ce ne sono in quanto non abbiamo ancora un ufficio statistico, ma senz’altro il settore è in espansione» afferma convinto Alfredo Somoza, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile, costituita nel 1998 da 11 associazioni, un numero che a oggi è più che duplicato e ha raggiunto quota 23. A queste si aggiungono poi una quindicina di altri sodalizi sparsi in tutta Italia. L’occasione per fare il punto, confrontarsi e soprattutto farsi ulteriormente conoscere è stata “People”, la prima rassegna del turismo responsabile e dell’incontro fra culture, tenutasi il 14,15 e 16 gennaio a Bologna. «Abbiamo voluto presentare non solo una nicchia di mercato, ma una nuova etica del viaggio attraverso il panorama delle attività dei gruppi non profit che si affacciano su questa scena a diverso titolo» spiega Enzo Garrone, presidente dell’associazione Ram e curatore della rassegna. «La domanda di mercato c’è, perché riceviamo sempre più telefonate da parte di persone interessate a scoprire questo nuovo modo di concepire il turismo. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una notevole fioritura di gruppi e a un incremento degli investimenti interni, soprattutto sulla formazione». «Certo, in confronto ai 10 milioni di italiani l’anno del settore profit i nostri dati sono una provocazione», aggiunge Alfredo Somoza, «tuttavia registriamo una grande effervescenza in questo settore, anche se attualmente non è certo in grado di creare occupazione e utilizza soprattutto operatori volontari». Una realtà in continua crescita, dunque. Recentemente è nato il gruppo promotore Viaggi Incontro Goéland (il gabbiano, in francese), prima esperienza di lavoro in sinergia di sette associazioni che alla fiera presentano uno stand e un catalogo unificato. «Si stanno cominciando a interessare anche realtà medio-grandi», spiega il presidente di Aitr. «Le guide di Planet, per esempio, hanno cominciato a inserire informazioni sul turismo responsabile. La Lega delle Cooperative sta preparando proposte di turismo responsabile, mentre Wwf, Cts e Legambiente hanno già aderito all’associazione italiana turismo responsabile». I requisiti di un tour operator responsabile? Uno solo: aderire alla “Carta d’identità per viaggi sostenibili” sottoscritta nel novembre ’97 a Verona da undici associazioni. Obiettivo comune: promuovere un modo di fare turismo che sia equo nella distribuzione dei proventi, rispettoso delle comunità locali e a basso impatto ambientale. Attraverso tre fasi temporali – prima, durante e dopo -, vengono presi in esame tutti gli aspetti principali del viaggio, fornendo indicazioni concrete sulle modalità da applicare, sensibilizzando sia l’utente sia il tour operator. Una parte dei costi a carico di chi parte, inoltre, va a finanziare progetti di solidarietà e cooperazione avviati nei paesi di destinazione. «I viaggi sono gestiti dai partecipanti in accordo con l’accompagnatore, preparati con riunioni apposite», spiega il presidente dell’associazione Ram. «Uniscono cultura, naturalismo e un pizzico di avventura e sono costruiti per rappresentare occasioni d’incontro con la gente del posto». Un turismo all’insegna della consapevolezza e del rispetto delle diverse culture che sta gradualmente conquistando anche il mondo accademico. L’anno scorso l’Aitr ha collaborato al master in turismo dell’università di Bergamo e nel 2000 interverrà a un corso post laurea in eco-turismo dell’Università di Pavia. Partito con una netta vocazione verso l’Asia e l’America Latina, il turismo sostenibili negli ultimi due anni ha cominciato a indirizzarsi anche verso l’Africa e l’Italia. A Napoli, l’associazione Koiba organizza dal ’98 tour alternativi alla scoperta della realtà partenopea. «Cerchiamo di far conoscere Napoli attraverso l’ospitalità familiare» spiega Carmela Bacco, presidente dell’associazione. «I turisti, ma noi preferiamo definirli “ospiti” o “amici”, dormono e, se vogliono, mangiano in famiglie che hanno dato la loro disponibilità». Il tutto accompagnato da itinerari alternativi alla scoperta della città (dalle porte di Napoli alla zona del mercato, dai quartieri spagnoli ai campi flegrei) e incontri con operatori impegnati in realtà sociali della città. «Napoli del resto sta investendo molto in questo settore» sottolinea la Bacco. «A maggio ospiterà il congresso mondiale del turismo sociale». Sempre a maggio si terrà il vertice europeo delle associazioni di turismo responsabile. Obiettivo: creare una rete europea che metta in collegamento continuo le esperienze dei diversi paesi. Per saperne di più: Associazione italiana Turismo Responsabile (Aitr) telefono 0185.773061, www.solidea.org È l’ora della pubblicità Perché il turismo diventi sostenibile è fondamentale che i principali protagonisti del settore adottino, rispettino e diano attuazione a codici di comportamento che indirizzino verso uno sviluppo sostenibile. Tali codici costituiscono strumenti efficaci per lo sviluppo di attività turistiche responsabili. Anche grazie alla riflessione che questi documenti hanno sollecitato si è arrivati a capire che una politica di qualità ambientale, se rafforzata da una mirata campagna di educazione e di comunicazione, è in grado innanzitutto di stimolare i residenti a prendere coscienza delle risorse naturali e ambientali della propria località, contribuendo a valorizzarle; e poi anche di motivare i turisti alla collaborazione, al rispetto, alla promozione. Il numero dei codici etici e principi guida per un turismo non distruttivo è progressivamente cresciuto. Per perfezionare questa strategia è necessario aumentarne ancora la diffusione sul territorio. L’adeguamento dei comportamenti, invece, necessita di un periodo di tempo più esteso e richiede, da un lato, consenso politico per le iniziative intraprese, dall’altro la formazione di una sensibilità ambientale e il recupero di un sentimento d’identità con il proprio territorio e le sue risorse. A quest’esperienza le campagne e le iniziative di Legambiente hanno contribuito notevolmente. In Italia essa si è concretata anche con il documento sul Turismo Responsabile dell’Aitr. Sul piano internazionale l’ultimo contributo in questa direzione è la Carta emanata dall’Organizzazione Mondiale del Turismo. Birmania da evitare “Vieni in vacanza in Birmania: la dittatura ha bisogno di te”: per il 2000 l’Aitr ha lanciato una campagna di boicottaggio del turismo in Birmania (ribattezzata oggi Myanmar). Un paese ricco di tradizione, fascino e risorse, ma oppresso da un regime militare sanguinario. Da qualche anno ha aperto al turismo internazionale, ma i proventi dei viaggi organizzati finiscono proprio nelle tasche di quegli stessi militari che nel 1988 stroncarono la protesta popolare con il massacro di 3000 persone che chiedevano democrazia. Da qui la scelta di Aitr di opporsi ai viaggi organizzati diretti in questo paese. «I grandi alberghi e le infrastrutture sono stati costruiti grazie ai lavori forzati, le risorse economiche ricavate vanno al regime» spiegano i responsabili dell’associazione. «E i turisti vedono solo ciò che lasciano loro vedere». Molti tour operator, tra cui il Tucano e il Cts, hanno aderito alla campagna di Aitr e bandito la Birmania dai loro cataloghi.


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