Non profit

Quistelli: «Il 2022? Per il non profit vedo un trend in miglioramento»

Francesco Quistelli, fondatore e ceo di Atlantis Company nonché ideatore di Reinventing, guarda con fiducia e moderato ottimismo al prossimo anno per fundraising e comunicazione sociale anche se «la nebbia comunicativa da Covid continua». L’anno che si sta chiudendo ha visto il consolidarsi della scelta digitale «è ormai indispensabile, ma occorre investirci seriamente»

di Antonietta Nembri

Poche settimane fa Atlantis Company ha realizzato una survey sull’andamento aspettato dalle non profit in merito alle campagne di Natale (qui la news). In quell’occasione Francesco Quistelli ceo di Atlantis Company, osservava che se avesse dovuto trovare una parola per riassumerne i risultati emersi avrebbe parlato di “fiducia”: «Una rinnovata fiducia verso i donatori e verso un futuro che si spera possa distaccarsi sempre di più da quanto visto negli ultimi due anni».


Il suo è un osservatorio privilegiato per ragionare sulle tendenze della comunicazione sociale e del fundraising per il 2022. «Nessuno ha la sfera di cristallo» premette Quistelli (nella foto), prima di continuare: «Siamo ancora dentro la nebbia del Covid, ma dopo un anno unico come il 2020 che ha colto tutti impreparati, ma che ha visto il non profit reagire prontamente, l’anno che si sta chiudendo grazie anche all’arrivo dei vaccini ha visto risultati migliori. Si può dire che nel 2021 le raccolte fondi non sono state stravolte, soprattutto dall’estate sono riprese le tradizionali campagne, il face to face, e ora anche i pacchetti nei centri commerciali… ».
Insomma ne stiamo uscendo? «Diciamo che anche cause non legate strettamente al sanitario stanno ritrovando spazio, in particolare parlo di quelle proposte da chi lavora a stretto contatto con anziani e minori riescono ad avere eco. Ma l’attenzione del pubblico è diversa anche perché siamo tutti bombardati dalle notizie sul Covid. Si potrebbe dire che il 2021 è stato un anno con un andamento a yo-yo e il mondo del non profit fa fatica a bucare la nebbia pandemica, ma delle luci ci sono. Basti pensare alla recentissima campagna di Telethon, ma anche a quelle di Airc o dell’Antoniano di Bologna: sono riuscite a farsi ascoltare e a raccogliere. È un sintomo del desiderio di andare avanti, ma anche del fatto che ora le campagne tornano a raccogliere, alcune molto bene, soprattutto sulle cause italiane. Diciamo che ci si è tutti un po’ ripiegati all’interno».

Su una cosa i quasi due anni di pandemia hanno inciso pesantemente ed è l’accelerazione verso il digitale. «Sicuramente gli investimenti sul digitale sono cresciuti, molte organizzazioni hanno rifatto il proprio sito, creato landing page, ma parliamo di una tendenza consolidata che, iniziata anni fa, ha avuto un’accelerazione. Ormai» continua Quistelli «il dover fare investimenti in questo campo per procedere alla trasformazione digitale è un dato di fatto, ma occorre tenere presenti alcune accortezze». Per il ceo di Atlantis Company innanzitutto occorre pianificare in modo strutturale l’area digital perché avverte «il vero problema è che non la si può fare in un secondo. Qualcuno si è illuso che bastesse mettere un post su Facebook, ma invece non basta. Soprattutto non bisogna abbandonare tutti gli altri canali di comunicazione con i propri donatori. Un’altra avvertenza è che sui social network si deve raccontare la storia dell’organizzazione, creare un racconto…».

Bisogna conoscere il linguaggio dell’online «servono anche competenze tecniche importanti. Le organizzazioni che sapranno affrontare il cambiamento potranno evolvere sempre più, anche perché le barriere per far passare la propria comunicazione sono sempre maggiori e questo colpisce soprattutto le realtà più piccole che per la raccolta fondi oggi fanno molta più fatica di dieci anni fa. È tutto più competitivo».
Davanti a un presente complicato però Francesco Quistelli non perde lo sguardo ottimista verso il futuro «Non si può parlare di un vero e proprio trend perché siamo ancora legati all’andamento della pandemia anche se credo che inciderà sempre meno. Per me ci sono buone ragioni per sperare, oltretutto più ci sono speranza e fiducia e più aumenta la disponibilità verso gli altri. Personalmente sono ottimista anche perché i dati economici italiani sono buoni».

Dal ceo di Atlantis Company arriva al mondo del non profit l’invito a «continuare a investire bene nel fundraising e nella comunicazione per raccontare la propria storia. Anzi», precisa, «dopo anni in cui hanno predominato i temi del fundraising è tempo di riequilibrare a favore della comunicazione cercando sempre più codici comunicativi propri, adatti e pensati per il non profit perché abbiamo bisogno di raccontarci con le parole giuste».

Un’ultima domanda non può non riguardare Reinventing – l’evento di formazione e networking per il mondo non profit promosso da Atlantis Company e che lo scorso ottobre ha celebrato la sua sesta edizione – «nel 2022 lo faremo sicuramente. Lo stiamo ovviamente “reinventando”» conclude.

In apertura photo by Kristopher Roller on Unsplash

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