Cultura
Piazzetta Bagnasco, un modello di rinascita culturale
Nel salotto buono della città di Palermo, dal 2019 un gruppo di commercianti e residenti porta avanti un percorso che è riuscito a mettere a frutto il “capitale sociale”, dando vita all’associazione “Piazzetta Bagnasco”. Una realtà diventata modello di rigenerazione urbana e condivisione di buone prassi
Tutto ha avuto inizio tre anni fa per risolvere i disagi che si vivono quotidianamente in un quartiere. Problemi comuni che vanno dai rifiuti al decoro o alla sicurezza. Un percorso che ben presto si è trasformato in una buona pratica di collaborazione tra pubblico e privato.
In piazzetta Bagnasco, in pieno centro città, il cosiddetto salotto buono di Palermo, a metà strada tra i due più grandi teatri cittadini, il Massimo e il Politeama, ha preso corpo un modello “esportato” in altre aree cittadine, alla base del quale c’è un’idea che è quella che sovverte il principio degli interessi particolari contro quelli collettivi, facendo esattamente il contrario e cioè perseguire legittimi interessi particolari sinergici a quelli di tutti, residenti e commercianti, insieme ai distratti frequentatori della piazzetta che oggi non si permettono più di lasciare per terra neanche un pezzetto di carta, anzi addirittura arrivano a lamentare la mancanza di cura dell'aiuola di turno o il ritiro ritardato della spazzatura.
«Se migliora la qualità della vita urbana di un’area pubblica – afferma Donato Didonna, il presidente dell’associazione “Piazzetta Bagnasco”, sorta come esigenza di diventare un soggetto attraverso il quale interagire con maggiore autorevolezza soprattutto nei confronti dell’istituzione pubblica – , se ne avvantaggia il commercio, la vita di chi vi risiede, di chi vi investe o di chi semplicemente vi transita. È il cosiddetto “capitale civico” delle città che ammiriamo per funzionalità, qualità della vita e benessere economico».
Difficile il periodo da cui si sta pian pano uscendo fuori e che, anche in piazzetta Bagnasco, ha dovuto fare i conti con l’impossibilità di ritrovarsi riuniti fisicamente attorno a tanti temi e percorsi comuni. Memori di momenti che hanno portato in piazzetta l’opera lirica attraverso un partenariato con il Teatro Massimo che prevedeva il collegamento durante la prima dell’opera di turno, così come i tanti incontri con scienziati, imprenditori e docenti universitari, in attesa di ripartire con le attività in presenza, in collaborazione con l’associazione “Genitori e Figli” e il CIDI Palermo, tra fine marzo e i primi di maggio, è stato tenuto un ciclo di videoconferenze sul tema “Breve storia del futuro. Quale cultura per la cittadinanza”, con relatori del calibro di Michele Boldrin, Domenico De Masi, Antonio Pascale, Gianna Cappello, Sergio Sorgi e Alessandro Rosina.
«Credo molto nel senso della responsabilità sociale – aggiunge Didonna – e, per una città come Palermo, penso che il miglioramento socio-economico passi da un’assunzione di responsabilità sociale da parte di coloro che hanno avuto il privilegio di un’adeguata formazione scolastica e universitaria, di aver viaggiato, fatto esperienze e goduto, conseguentemente, di una sufficiente libertà sia intellettuale sia economica. Anche se la parola cemento evoca a Palermo drammatiche stagioni, la città ha più che mai bisogno di una bella colata di cemento sociale o di capitale civico che dir si voglia. Centro e periferie vanno cementate, non fosse altro che per una motivazione di interesse personale, oltre che civile e ideale».
Piazzetta Bagnasco, dunque, quale classico esempio di come un circuito virtuoso può innescare meccanismi precursori di cambiamento.
«Quando, nel marzo del 2019, mi accinsi ad aprire un’attività commerciale in questo contesto – conclude il presidente dell'associazione – , il sentimento dei colleghi commercianti era a terra, fiaccato dal protrarsi della chiusura per lavori della vicina piazza Politeama e dagli stessi lavori di rifacimento del pavimento della piazzetta. E poi c’era l’immondizia, i topi, le blatte, l’accattonaggio molesto, la trasandatezza, l’estate con la piazzetta che si svuotava. Doglianze senza alcuna speranza di un intervento risolutore dall’alto. Oggi il clima è diverso e tutte le saracinesche che si erano abbassate sono tornate ad alzarsi, seppure con titolari diversi. Serve, però, un maggiore coinvolgimento di quanti lavorano nella stessa direzione per realizzare questa piccola rivoluzione in città. Francesco Bagnasco, cui è intitolata la piazzetta, fece scoppiare la rivoluzione del ’48 con i suoi “avvisi”, affissi clandestinamente: oggi possiamo e dobbiamo fare una rivoluzione civile pubblicamente, alla luce del sole e nell’interesse di tutti».
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