Volontariato

490mila adolescenti pensano che sarebbe meglio morire o farsi del male

Il 17,3% dei giovani dai 14 ai 19 anni pensa “quasi ogni giorno” o “per più della metà dei giorni” che sarebbe meglio morire o farsi del male, a causa del dolore che la vita provoca. È il dato più sconvolgente che emerge da un’indagine promossa da Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano. Rizzi (Soleterre): «Il dolore psichico degli adolescenti è il problema di un Paese intero»

di Sara De Carli

«Non possiamo ritenere il dolore psichico un problema legato solo a una specifica fascia d’età, ma è il problema di un Paese intero»: così Damiano Rizzi, Presidente di Fondazione Soleterre e Psicoterapeuta dell’età evolutiva lancia l’allarme sulle conseguenze psicologiche della pandemia negli adolescenti. Una presa d’atto ineludibile, dinanzi al fatto che in Italia 490mila giovani dai 14 ai 19 anni pensa “quasi ogni giorno” o “per più della metà dei giorni” che sarebbe meglio morire o farsi del male a causa del dolore che la vita provoca. È il dato più sconvolgente che emerge da un’indagine promossa da Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano, volta ad approfondire da un lato come gli adolescenti hanno vissuto e percepito la pandemia e dall’altro quali risposte comportamentali, emotive e relazionali hanno messo in campo (qui il report completo della ricerca). Una pandemia che, lo ricordiamo, proprio tra i giovanissimi ha comportato un notevole peggioramento della qualità di vita.

Lo studio è stato realizzato con 150 interviste CAWI (Computer Assisted Web Interviews) rivolta ad un campione rappresentativo di 150 adolescenti dai 14 ai 19 anni, bilanciato per caratteristiche socio demografiche. I ragazzi durante il lockdown hanno trascorso più tempo online ma dichiarano di non aver per questo trascurato la scuola e i compiti, di non aver perso il sonno, di non essersi sentiti irritabili quando erano offline. Il 50% dei ragazzi però si arrabbia con sé stesso quando si sente turbato (il 4% quasi sempre, il 14% molte volte e il 32% circa la metà delle volte), il 34% afferma di non essere in grado di controllare il proprio comportamento quando è turbato (il 4% quasi sempre, il 7,3% molte volte e il 22,7% circa la metà delle volte); il 36% afferma di sentirsi triste (il 2% sempre, il 2,6% molto spesso, l’8,7% spesso e il 22,7% abbastanza). Il 18% dice di sentirsi male con se stesso/a, sentirsi un fallimento o sentire di aver deluso se stesso/a o la propria famiglia tutti i giorni o per la metà dei giorni; il 12,7% ogni giorno o più della metà dei giorni ha un problema alimentare (poco appetito, perdita di peso oppure mangia troppo) e appunto il 17,3% pensa che sarebbe meglio morire o di volersi far del male: il 2% quasi ogni giorno e il 15,3% più della metà dei giorni.

«Stiamo parlando in valori assoluti di oltre 490 mila individui in potenziale pericolo e che necessitano di assistenza psicologica immediata per scongiurare esiti peggiori. Occorrerebbe studiare le dinamiche di Long Covid per indagare più in profondità gli effetti sulla salute fisica e mentale di uno stress divenuto ormai cronico», commenta Damiano Rizzi. «Credo vi sia, nel nostro Paese, un’urgenza che viene prime di tutte le altre: prenderci cura della salute mentale dei bambini e degli adolescenti sviluppando linee guida cliniche per alleviare gli effetti negativi della pandemia Covid-19 attraverso strategie di salute pubblica».

Fin dall’inizio della pandemia Fondazione Soleterre ha messo in campo, con propri fondi raccolti, interventi in ottica di prevenzione e contenimento degli effetti psicologici e sociali della pandemia negli adolescenti attraverso una Rete Nazionale per il Supporto Psicologico Covid-19 presente in 15 regioni con oltre 80 psicologi e psicoterapeuti che finora hanno accompagnato 1.531 minori erogando 941 incontri individuali e sessioni di gruppo. Gli adolescenti in difficoltà emotiva possono chiamare il numero +39 335 7711 805 dalle 9.00 alle 18.00 per fissare l’appuntamento con uno psicologo in presenza (sul territorio di residenza) oppure on-line.

Photo by Gaelle Marcel on Unsplash

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