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Foggia, Intersos: «Bene le inchieste sul caporalato, ma il problema è strutturale»
«Conosciamo da vicino lo scandalo del caporalato a Foggia e diciamo bene alle inchieste se fanno pulizia ma le inchieste spesso arrivano quando il problema è già andato fuori controllo e non lo si è voluto affrontare», dichiara Cesare Fermi, direttore Europa per l’organizzazione umanitaria Intersos, che da tre anni lavora nei ghetti della Capitanata, promuovendo accesso alle cure sanitarie, inclusione e accesso a beni e diritti fondamentali
di Redazione
In un'inchesta della procura di Foggia sul caporalato ha portato all'arresto di cinque persone. Per gli altri 11 indagati, tra i quali appunto la moglie del prefetto della città pugliese, è scattato l'obbligo di firma. Tra loro anche Rosalba Bisceglia, moglie di Michele Di Bari, prefetto e capo del Dipartimento per l’immigrazione del ministero dell’Interno.
«Conosciamo da vicino lo scandalo del caporalato a Foggia e diciamo bene alle inchieste se fanno pulizia ma le inchieste spesso arrivano quando il problema è già andato fuori controllo e non lo si è voluto affrontare», dice Cesare Fermi Direttore Europa per l’organizzazione umanitaria Intersos, che da tre anni lavora nei ghetti della Capitanata, promuovendo accesso alle cure sanitarie, inclusione e accesso a beni e diritti fondamentali.
«Perché quello di Foggia», continua Fermi, «è un problema strutturale. Un problema che osserviamo ogni giorno con il lavoro dei nostri team mobili sociosanitari e che affonda le radici nella negazione di diritti fondamentali: il diritto ad un lavoro dignitoso, il diritto alla salute, il diritto all’abitare, il diritto di cittadinanza. Lasciamo che il lavoro della magistratura segua il suo corso, ma lanciamo un appello a promuovere da subito interventi urgenti perché vengano affrontate le condizioni sociali che sono alla base degli illeciti riscontrati e che hanno trasformato il foggiano in un epicentro di crisi umanitaria. Questa è l’unica strada per produrre un reale cambiamento ed evitare il perpetuarsi di situazioni di esclusione e sfruttamento»
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