Mondo

Gsm, bit e tamburi

Cellulari in affitto ai poveri che rivendono le telefonate a basso costo, compagnie telefoniche e Internet gestiti dal Terzo settore, sconti postali per associazioni.

di Cristina Corbetta

Un Gsm per ogni abitante del Bangladesh. È con questo obiettivo che nel 1997, mentre in Europa e Stati Uniti le compagnie telefoniche iniziano a sfidarsi a colpi di gadget e tariffe speciali, Muhammad Yunus fonda in Bangladesh la Grameen Phone Limited. Una compagnia di telefonia mobile sociale che oggi ha superato i 50 mila abbonati, ha rifornito di cellulari quasi cento distretti del Paese e, in roaming, consente ai suoi clienti di usare il telefonino nei cinque continenti.
Possibile? Davvero la prima compagnia telefonica a battere i colossi delle telecomunicazioni internazionali è nata e cresciuta in un Paese in via di sviluppo e considera nomadi, analfabeti e donne dei villaggi clienti di prestigio invece di inutili grane?
Sì. È bastato applicare alle telecomunicazioni i principi che hanno decretato il successo della Grameen Bank e fare una joint venture con la norvegese Telenor Invest, la corporation giapponese Marubeni e l’americana Gonophone. Una partnership che ha portato Grameen Phone nel cyberspazio (www.grameenphone.com) e lanciato le prime due grandi iniziative della compagnia. Il Village Pay Phone, ossia l’affitto di un telefono a 60 mila membri selezionati dalla Grameen Bank che, a loro volta, ne vendono i servizi agli abitanti dei piccoli villaggi del Bangladesh e il Direct Subscriber connection con cui ospedali, scuole, aziende e comunità agricole entrano in contatto col mondo.
Il cliente tipo della compagnia? Da Laili Begun, 27 enne del Bangladesh che con 450 dollari di prestito ha acquistato un cellulare, lo ripaga a rate di 3,5 dollari a settimana, paga le telefonate 8 cents al minuto e le rivende agli abitanti del suo villaggio a 10 cents con un guadagno di quasi 5 dollari al giorno al chirurgo Siamak Bahar. Insomma, un bell’esempio di servizio creato per chi ha bisogno di comunicare per non morire di fame e, soprattutto, studiato proprio sulle esigenze di un target che Telecom, Omnitel, Infostrada e colleghe non prendono neppure in considerazione. Tanto più quando al Terzo settore si può far pagare connessioni a Internet e servizi di posta elettronica. Una domanda di servizi Hi-tech che il non profit americano ha deciso di ribaltare in suo favore, reinventandosi come provider di Internet per associazioni e ong. È ciò che, dal 1994, fa la Colorado Internet Cooperative Association (www.coop.net). Il più grande Internet provider dell’area di Denver con oltre 200 soci, più linee nazionali di ogni altro provider, prezzi basati solo sul costo di connessione senza maggiorazioni per supporti tecnici o servizi pubblicitari e clienti che, sottoscrivendo un abbonamento, diventano soci della cooperativa e decidono come reinvestirne gli utili. La convenienza di tutto questo? Unica vera spesa della cooperativa sono le infrastrutture di base, tutto il resto dei profitti serve a migliorare i servizi per i soci e, dunque, sostenere lo sviluppo sociale del Paese.
Sempre dagli Usa arriva un esempio di come perfino le tariffe postali, vero scoglio per lo sviluppo di molte piccole non profit europee, possano andare incontro al Terzo settore senza mandare in rosso i bilanci statali. Oltre Oceano, infatti, al non profit vengono applicate riduzioni del 25% rispetto alle tariffe postali già basse destinate ai mailer, ossia le società che fanno uso massiccio della posta per spedire offerte di servizi e comunicati su larga scala. I requisiti per beneficiare di questo sconto statale? Attivismo in campo religioso, agricolo, educativo, sindacale, scientifico, filantropico o in favore dei veterani di guerra e confraternite benefiche di ex studenti, niente mailing congiunti di più organizzazioni non profit o di associazioni senza scopo di lucro e imprese profit, divieto di usare le tariffe speciali per promuovere viaggi e prodotti finanziari che non siano stati appositamente disegnati per i membri della non profit e, soprattutto, niente pubblicità. •
Ha collaborato Cristina Corbetta

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