Non profit

No global al bivio. Il sasso di Alex

Zanotelli lancia un ultimatum al Gsf: meno equilibrismi, più attenzione alle povertà e scelta nonviolenta. Ma a Bologna l’assemblea si squaglia nella vecchia politica

di Ettore Colombo

Padre Alex Zanotelli lo aveva denunciato senza troppi giri di parole ben prima che iniziasse l?assemblea dei Forum sociali di Bologna: «Dopo Genova, tanti compagni di strada si sono allontanati spaventati dalla violenza della repressione, ma anche diffidenti rispetto a meccanismi di rappresentanza del movimento e di scelta dei contenuti e delle azioni tanto informali da sembrare poco trasparenti. A Porto Alegre siamo stati insieme, ma lo saremo ancora solo se condivideremo uno stile nonviolento dal quale non vogliamo prescindere». Ma nonostante l?appello di Zanotelli sia stato firmato da molte e numerose personalità, sia dell?area cattolica e moderata del movimento che di quella più laica e radicale (da Rita Borsellino a monsignor Albanesi, da don Luigi Ciotti a Sabina Siniscalchi, da Tonio Dell?Olio a Nicoletta Dentico) a Bologna è rimasto lettera morta. «Partecipazione orizzontale, senza relatori o portavoce non scelti da tutti», aveva chiesto Zanotelli. Una richiesta talmente forte e vibrante che Giampiero Rasimelli ed Edoardo Patriarca, a nome di tutto il Forum permanente del Terzo settore, si sono sentiti in dovere di ringraziare Zanotelli in vista della costituzione del Forum sociale europeo non fosse altro perché, scrivono, «dovrà poggiare su una base più vasta di partecipazione di reti, di organizzazioni e movimenti». Ma a Bologna, su Zanotelli è calato il silenzio. La relazione introduttiva la tiene Alfio Nicotra, responsabile dipartimento Esteri di Rifondazione. Le tesi del ?patto di lavoro? che dovrebbero diventare la Magna charta del futuro Italy social forum le scrive Salvatore Cannavò, di Liberazione, organo del Prc. Tra gli interventi, si segnalano quelli di Anubi d?Avossa Lussurgiu, ex giornalista del medesimo, e soprattutto quelli di Luca Casarini, leader delle Tute bianche e oggi della Rete dei disobbedienti, e di Piero Bernocchi, leader dei Cobas. E che temi hanno toccato? Globalizzazione dal basso? Tobin Tax? Ogm? Macché. Casarini, nel negare un patto già scritto tra ala dura del movimento e partito di Bertinotti, profetizza, «sperimentazioni locali, delle liste civiche che rompano lo schema classico dei partiti e si confrontino con il tema delle istituzioni», e si augura la «dissoluzione dei Ds». Bernocchi attacca a testa bassa la Cgil e la sua ?pretesa? di guidare lo sciopero generale e ruggisce: «la potenza sociale che si manifesterà va da noi usata allo sciopero generale». Gianfranco Bologna, portavoce del Wwf e tra i fondatori della Rete di Lilliput, spiega così il flop: «Già dopo Genova fu chiaro che i Social forum e i loro metodi non erano garanzia di democrazia e trasparenza, che riproducevano vecchie e logore logiche politicistiche e verticistiche. I Social forum sono diventati dei ghetti per noi di Lilliput, e diventa sempre più difficile e improduttivo starci dentro. La lotta alla globalizzazione si fa altrove». Gianni Melazza, nodo di Milano, la due giorni l?ha seguita tutta e sospira: «Noi cerchiamo di starci dentro, di partecipare, ma ho respirato tanta aria fumosa, vecchie teorie, ideologie spacciate per analisi e metodi da vecchie volpi della politica». Luca De Fraia, di Sdebitarsi se n?è andato prima della fine: «La chiarezza sulla questione della nonviolenza, per noi pregiudiziale, non c?è stata e l?appello di padre Alex è caduto nel vuoto. Il movimento deve saper parlare a tutti».


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