Economia
Lavoro, terra, persone. “Opera Seme” genera inclusione
“Opera Seme” è il progetto promosso dalla Caritas Diocesana di Nardò-Gallipoli, in provincia di Lecce, per prevenire forme di povertà attraverso la valorizzazione del lavoro, delle persone, del territorio e delle relazioni tra produttori locali
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Una delle loro ultime produzioni si chiama “Ex Vite”, Dalla Vite. Si tratta del primo e unico vino per la Santa Messa prodotto in Puglia nato dalla filiera messa in moto grazie ad “Opera Seme”, il progetto di economia civile voluto e promosso dalla Caritas Diocesana di Nardò-Gallipoli, in provincia di Lecce, per la promozione e la valorizzazione del lavoro, del territorio e della persona umana. «Vogliamo prevenire forme di povertà attraverso la creazione di occupazione e di processi di inclusione» spiega Sara Donadei, referente dell’iniziativa avviata due anni fa con risorse dell’8×1000 della Chiesa Cattolica. Filiera corta, commercio equo e solidale, lotta agli sprechi alimentari, promozione del lavoro, tutela del territorio. Sono alcune delle coordinate del progetto che vuole «mettere al centro del percorso l’uomo e la terra, promuovendo un’esperienza concreta basata sull’economia distributista: compartecipazione nella gestione e responsabilità sull’impresa e corresponsabilità nel raggiungimento degli obiettivi». Non il profitto fine a sé stesso, dunque, ma la promozione integrale dell’uomo attraverso l’esperienza del lavoro
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Come la produzione del vino “Ex Vite”, realizzato da Cupertinum, antica cantina del Salento, membro di Opera Seme. Rigorosamente “ex genimine vitis” (dal frutto della vite) a norma del Codice di Diritto Canonico e di tutte le prescrizioni ecclesiali in materia, la sua idoneità all’uso sacramentale è controllata e certificata dal Vicario Generale della Diocesi di Nardò-Gallipoli. Del resto, l’intero progetto nasce «da un’attenta lettura del territorio a vocazione agricola e turistica, ricco di tipicità e di storia, dove però si registra un’allarmante situazione lavorativa». Di qui, l’esigenza di dare delle risposte, di impegnarsi direttamente nel territorio, facendo leva nel Magistero della Chiesa sui temi dell’economia, del lavoro e del bene comune. Temi particolarmente sentiti da don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas diocesana, tra i soci fondatori insieme a Fondazione Fare Oggi, Cooperativa Sociale Ipso F.A.C.T.O., Cooperativa Agricola Galatea 1931. Oggi la rete è cresciuta, arrivando a coinvolgere 13 aziende e micro-imprese e 2 cantine sociali.
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«In questo percorso abbiamo coinvolto piccole aziende a conduzione famigliare e giovani rimasti nel territorio con l’idea di dare un’opportunità, di mettere a sistema processi di sviluppo, di essere più forti, di avviare relazioni tra produttori locali e di creare una sorta di filiera produttiva con un bollino etico registrato» aggiunge Donadei. Da questa fitta collaborazione e contaminazione tra i soggetti coinvolti, fatta anche di condivisione di spazi e di capitale umano, “Opera Seme” punta a promuovere il senso di economia civile in un ambiente agricolo che ha pagato duramente in termini di produzione e posti di lavoro la piaga della Xylella. Da queste contaminazioni e dalla visione che ha animato il cammino, il marchio “Opera Seme” è adesso presente su tantissimi prodotti agroalimentari: legumi, olio, vino, miele, caffè, marmellate, conserve, pasta, sughi pronti, prodotti da forno. Ma non solo. Perché ha preso avvio anche il progetto “Opera Seme Farm” che permette di produrre e distribuire i prodotti agricoli freschi alle mense per i poveri della Caritas e a coloro che vogliono entrare in questo circuito che ha anche la finalità di contrastare lo spreco alimentare.
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“Opera Seme”, dunque, è un’azione caratterizzata da tre i filoni: «Quello della formazione, legata all’economia civile, al lavoro, allo sviluppo delle risorse» conclude Donadei. «Quello della promozione del turismo lento e della mobilità sostenibile, con percorsi cicloturistici, rurali e a piedi per riscoprire il territorio. E quello principale, con la produzione e vendita dei prodotti, coinvolgendo la realtà cooperativistica sociale e le piccole imprese del territorio». Per i promotori, quindi, la visione innovativa e sostenibile dell’esistente, che guarda alla memoria e all’esperienza, per valorizzare e rileggere il territorio attraverso due settori fondamentali: la cultura agricola e la vocazione turistica.