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Omicron ci impone la sospensione sui brevetti sui medicinali anti Covid
La nuova variante fa saltare la 12a Conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio. Si tratta della più grande riunione in quattro anni che sarebbe dovuta iniziare a Ginevra martedì 30 novembre e si sarebbe dovuta esprimere in merito ai Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (Trips), per la sospensione temporanea dei brevetti ai Paesi che possono produrre vaccini anti-Covid 19 in tutto il mondo e in particolare nei Paesi in sviluppo
La notizia è circolata da poco e sembra rappresentare un segnale indirizzato a quei governi, tra cui quelli Ue compreso il nostro, che sulla sospensione dei diritti di proprietà intellettuale e dei brevetti sui vaccini anti-Covid si sarebbero pronunciati con un NO oppure un rinviante NI, come spesso accade quando la politica rimane fortemente condizionata dai grandi interessi privati nel dare risposta ad istanze etiche e sociali, pur ampie, forti e motivate. La variante del coronavirus permetterà ai governi refrattari di riflettere un po’ di più e di cambiare idea.
La Conferenza ministeriale è il massimo organo decisionale del WTO e il prossimo 2 dicembre alle 10 si sarebbe dovuta esprimere in merito ai Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (Trips), per la sospensione temporanea dei brevetti ai paesi che possono produrre vaccini anti-Covid 19 in tutto il mondo e in particolare nei paesi in sviluppo.
Esprimendo la consapevolezza che l’emergenza sanitaria non finirà finché non lo sarà per tutti, come dimostra la continua apparizione di varianti, il G20 dei ministri della salute, presieduto da Roberto Speranza, si è recentemente impegnato ad assicurare i vaccini a tutto il mondo, aiutando i paesi più fragili attraverso “i meccanismi di collaborazione esistenti e donazioni di dosi per far fronte alle esigenze più immediate”; e il G20 dei ministri del commercio internazionale, presieduto da Luigi Di Maio, ha evidenziato l’importanza di garantire la resilienza delle catene di approvvigionamento globale di prodotti medici e farmaceutici. Limitarsi ai meccanismi esistenti, alle donazioni di dosi e alle catene di approvvigionamento, però, non basta. I ministri lo sanno ma non hanno avuto il coraggio o la volontà di riconoscerlo. Se l’Africa ha avuto accesso solo al 4% delle necessità, significa che quanto programmato è certamente utile ma assolutamente non sufficiente a contenere la pandemia.
A detta di tutti gli scienziati in materia, è necessario fermare con rapidità e ovunque il Coronavirus e le sue preoccupanti varianti. E per farlo serve anche la sospensione temporanea dei brevetti fino a quando la pandemia non sarà sotto controllo. La sospensione dei diritti di proprietà intellettuale è prevista, con altre flessibilità e perfino con licenze obbligatorie, dallo stesso accordo Trips del WTO sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale, per particolari esigenze di salute pubblica, come l’attuale pandemia. La proposta di sospensione è sostenuta dall’ampia maggioranza dei paesi in sviluppo, da migliaia di Ong e organizzazioni sociali, da studiosi ed esperti della materia a livello globale.
È in gioco la contrapposizione tra principi basilari relativi al bene comune in materia di salute pubblica e interessi particolari relativi al mantenimento del profitto sempre e comunque. “Occorre impegnarsi perché tutti nel mondo abbiano lo stesso accesso al vaccino e perché sia gratuito per chiunque ne abbia bisogno e non un qualcosa per trarre un facile guadagno”: le parole di papa Francesco ricordano gli obblighi assunti dalla comunità internazionale che dal 1948 ha continuato ad affermare il diritto inalienabile alla salute per l’individuo e le collettività e l’obbligo degli Stati di garantirlo. L’Oms, con i suoi 194 stati membri, si pone come obiettivo “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”. Le Ong che lavorano in Africa, Asia e America latina testimoniano la gravità della situazione, con conseguenze sulla salute e l’economia in società già molto fragili e sul rallentamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
L’Italia dovrebbe mostrare maggiore coerenza. “Si sono ampliate le disparità a livello globale e, per tutti noi, il compito di porre fine alla pandemia è diventato ancora più difficile. Dobbiamo fare di più, molto di più, per aiutare i paesi più bisognosi”. Con quel molto di più il presidente Mario Draghi sembrava non avallare la proposta della presidente Von der Leyen tesa a prendere tempo non decidendo, in un momento che richiede decisioni rapide, innovative ed efficaci. Aver ottenuto l’impegno delle aziende farmaceutiche a donare vaccini ai paesi più bisognosi è certamente un successo ma è anche la dimostrazione che l’Ue non riesce ad uscire dalle influenze di Big Pharma, le grandi case farmaceutiche mondiali, e dal rapporto “donatore – beneficiario” che nei documenti ufficiali e nella cultura delle relazioni internazionali è stato da tempo superato. Ora il presidente Draghi è chiamato a ricordare all’Ue l’indispensabilità della coerenza per meritare credibilità tra i cittadini europei. Che dovrà essere ora dimostrata anche in ambito WTO dal ministro Luigi Di Maio.
Ci sono paesi come Sudafrica, India, Indonesia che hanno le conoscenze, competenze e capacità tecnologiche per produrre localmente i vaccini anti-Covid in modo sicuro e scientificamente controllabile e quindi per aumentarne la produzione e rendere più facile la loro somministrazione in ogni area del mondo e a prezzi più contenuti. Aspettano solo le licenze per poterlo fare, come efficacemente avvenuto di fronte a precedenti gravi epidemie. Nei prossimi mesi servono 12 miliardi di dosi e poi ne serviranno altrettante: impresa impossibile senza il trasferimento tecnologico a questi paesi.
Il colmo è stato raggiunto proprio in questi giorni. L’alto livello di competenze degli scienziati sudafricani ha permesso la rapida individuazione pochi giorni fa della variante Omicron, dando al mondo intero la possibilità di provvedere al suo contenimento. In tutta risposta il Sudafrica è stato isolato da quegli stessi governi che stanno continuando a negare la sospensione dei brevetti per facilitare la produzione dei vaccini in quel paese che ha tutte le strutture tecnologiche e scientifiche per poterlo fare.
Anche altri paesi devono però essere messi in grado di produrre e distribuire i farmaci se si vuole passare dalle dichiarazioni del G20 ai fatti concreti, con uno sguardo al futuro ed alle prossime pandemie che nuovamente toccheranno tutti. La sospensione temporanea dei brevetti è indispensabile e i Ministri del WTO devono riuscire ad approvarla. Ma non basta. Servirà un vasto piano per il trasferimento di tecnologie, l’assistenza tecnica, la formazione, gli investimenti su tutta la catena della produzione, conservazione e distribuzione e sui sistemi di sanità pubblica. I costi di un simile piano di sostenibilità in tema di salute saranno certamente inferiori a quelli che dovranno essere sostenuti per affrontare con gli strumenti attuali le prossime pandemie.
Se è vero che la protezione della proprietà intellettuale può favorire la ricerca, l’assunzione del rischio e nuovi investimenti, è altrettanto vero che per il vaccino anti-Covid le aziende farmaceutiche produttrici hanno già potuto beneficiare di ingenti finanziamenti pubblici per la ricerca e la copertura del rischio e che l’attuale commercializzazione dei prodotti sta loro producendo ricavi da capogiro. LINK 2007 l’ha fatto presente già lo scorso febbraio al presidente Draghi ed ai ministri competenti in materia.
Le Ong di LINK 2007 vivono il problema direttamente, così come tante altre organizzazioni italiane, nelle comunità di molti paesi in sviluppo. La salute è una delle priorità ed è ampio sul territorio il supporto ai sistemi sanitari locali di cura e di prevenzione. Le comunità aspettano l’arrivo del vaccino. Ne hanno diritto come l’abbiamo noi in Italia e in Europa. Non è difendendo solo gli interessi e i privilegi di pochi che si può costruire pace e maggiore giustizia nel mondo, come tutti auspichiamo. La tutela della salute ‘bene pubblico globale’ è al di sopra di qualsiasi protezione della proprietà intellettuale di fronte a pandemie che possono compromettere la vita di milioni di persone e il futuro dell’umanità.
*presidente di LINK 2007
Credit Foto Leonardo Mangia per Amref Health Africa
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