A fine gennaio 2001, migliaia di viticoltori europei presentarono al Consiglio dei ministri Ue una petizione, promossa da Slow Food, per dire no alle viti transgeniche. L’Italia agricola guidata da Pecoraro Scanio fece propria la richiesta, seguita da Germania, Portogallo, Danimarca, Austria e Francia. Giovedì 15 febbraio 2002, sotto la guida della Spagna, i ministri dell’Istruzione (incredibile, ma vero) hanno modificato la normativa Cee: per colmare un vuoto legislativo (dicono), hanno aperto le porte alle viti transgeniche. A favore, anche il voto italiano. Perché non hanno ascoltato i grandi produttori di vino che hanno reso celebri nel mondo Brunello, Champagne, Chianti e altre centinaia di vitigni? è questa la ghigliottina del principio di precauzione che ha il sostegno del 75% dei consumatori europei. In campo alimentare, l’Ue manifesta una prepotenza senza precedenti, per imporre cibi virtuali e sapori effimeri. La strada degli ogm è il contrario di ciò che si dovrebbe fare: ricerca e valorizzazione di varietà tradizionali, temprate da usi millennari. Speriamo nella giusta ira dei consumatori e delle grandi cantine. E nella democrazia popolare dei Comuni: che dichiarino i loro territori ogm free, come fecero con il nucleare. Gino Girolomoni
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