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Web a pagamento o software libero?

Per adesso, avanti con tutti e due.

di Riccardo Bagnato

In questa rubrica parliamo spesso di computer, a volte di web. Negli ultimi anni, il web, è passato dai primi siti in html, ai portali della new economy ?tutto gratis e quotazioni?, fino al 2001, quando i primi segni di crisi economica misero in discussione il modello di sviluppo adottato. Ciò ha portato il web – più per sintesi che per precisione – a essere un ambiente di scambio: di soldi (pochi), informazioni (alcuni dicono troppe) e relazioni. Un mercato in tutto e per tutto. Ma il mercato non è perfetto e tanto meno lo è la sua protesi digitale: il web. Lo dimostra il progetto Freenet (www.freenetproject.org), e il suo nuovo sito: porta d?accesso a un sistema di comunicazione parallela al web, in cui nulla può essere censurato e tutti possono navigare e/o pubblicare in pieno anonimato. Dall?altra parte, per chi non ha abbracciato una scelta così radicale, da un punto di vista economico e sociale i segnali non cambiano: da qualche giorno la versione online di Repubblica è a pagamento; Interlex, sito di riferimento per la legislazione e Internet, si ferma, in attesa di capire come andare avanti; Virgilio e Blu licenziano; Altavista non dà più caselle postali gratis; Studenti.it chiude per qualche giorno e ricompare ?Era tutto uno scherzo?; Html.it sfonda nell?offline e organizza corsi di formazione per webmaster. E ancora in queste ultime settimane, decine di perquisizioni e sequestri di siti; approvata la pessima legge sull?editoria estesa all?online; l?Europa si pronuncia sui brevetti e chiude le porte al software libero, mentre viceversa molti Comuni italiani adottano Linux (software libero) come sistema operativo in alternativa a Microsoft; e il Ministro Stanca elenca i dieci punti con cui modernizzerà l?Italia (www.mininnovazione.it/ita/index.shtml). Saranno solo cicli e ricicli della storia, ma il 2002 è un anno bizzarro per il web, parola di Gandalf: www.gandalf.it

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