Economia

I volti di Legacoopsociali. Il centro

La due giorni del quinto Congresso Nazionale di Bologna vedrà sul palco alternarsi sindaci, ministri, esperti. Ma il vero cuore cooperativo è in platea. Da Orvieto è arrivati qui la presidente della cooperativa sociale Il Quadrifoglio, Fabiola Mocetti: «La cosa più bella sono state le relazioni dei giovani. Una carica di entusiasmo e innovazione unica»

di Lorenzo Maria Alvaro

«La nostra realtà dal 1985 si occupa di servizi sociali, sociosanitari ed educativi nel comprensorio orvietano, che comprende 12 comuni che però annovera decine di piccole frazioni».


A parlare dalla platea del V Congresso Nazionale di Legacoopsociali è Fabiola Mocetti, presidente della cooperativa sociale Il Quadrifoglio di Orvieto, delegata di Legacoopsociali Umbria e una storia ultratrentennale da cooperatrice sociale.

«Siamo partiti, più di trenta anni fa, come tanti altri, con la chiusura dei manicomi sviluppando interventi sul territorio di assistenza domiciliare o in strutture intermedie. Negli anni ci siamo differenziati e abbiamo cominciato a fare anche servizi educativi con i comuni nella gestione degli asili e di strutture per migranti fino ad oggi e alla co-progettazione insieme all’ente pubblico di servizi in risposta ai bisogni territoriali», racconta.

La particolarità dell’Umbria è che è una galassia di piccoli e piccolissimi centri. Per riuscire quindi a raggiungere le persone la cooperazione sociale ha dovuto inventarsi risposte diverse da quelle tradizionali. «Abbiamo aperto un’esperienza pilota nell’ambito della socialità degli anziani autosufficienti. Abbiamo aperto una casa di quartiere, un centro diurno, aperto a tutti che dà loro la possibilità di pranza re e fare attività insieme nella logica delle politiche dell’invecchiamento attivo», racconta Mocetti. «Ma se la Maometto non può andare alla montagna, allora è la montagna che si sposta. È con questo spirito che è nato il nostro Bibliobus. Un furgone che è stato riattrezzato per essere una biblioteca viaggiante che porta le nostre educatrici in ogni frazione portando letture, musica e attività per i bambini». Ma non è tutto: «Abbiamo anche introdotto l’operatore di quartiere che si occupa di aiutare quelle persone che non possono fare piccole commissioni come andare in posta o fare la spesa».

Il covid è stato duro. «il nostro non è un lavoro che si concilia non lo smart working. Ma abbiamo sempre continuato a garantire tutti servizi e abbiamo cercato di investire su forme alternative o digitali o costruite in piccole bolle», racconta la presidente. Ma la pandemia non è stata solo emergenza: «è un periodo piuttosto fecondo, soprattutto per quello che riguarda la progettualità», continua Micetti, «e proprio questo è secondo me il plus di questo V Congresso».

La presidente non è alla sua prima partecipazione «ma questa volta, complice il distanziamento obbligato, finalmente dopo due anni ci ritroviamo, ci guardiamo negli occhi, ci riconosciamo. La cosa più bella di questa edizione sono i giovani. I cooperatori sociali che si sono appena affacciati a questa esperienza e che vengono qui a presentare nuove idee innovative. È elettrizzante e porta entusiasmo».

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