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Colpire le ong: un autogoal per politica estera italiana

«Che senso ha limitare il lavoro delle ong che fanno salvataggi in mare e così contribuire a condannare ad incidenti mortali le persone?», dice Roberto Ridolfi, presidente di Link2007, associazione di coordinamento di importanti e storiche ong italiane. «Quello appena approvato è un decreto che penalizza il lavoro umanitario e non dimostra visione da parte del governo: la cooperazione internazionale è un asset del Paese, non un nemico da ostacolare»

di Anna Spena

«Il decreto approvato dal consiglio dei ministri, con regole più stringenti per le organizzazioni non governative che effettuano operazioni di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo Centrale, crea ulteriori problemi a chi sceglie di impegnarsi nelle azioni umanitarie», spiega Roberto Ridolfi, presidente di Link2007, associazione di coordinamento di importanti e storiche ong italiane. «Ci sembra assurdo approvare una norma che ha l’obiettivo di ostacolare chi lavora nel non profit. E, ci tengo a sottolinearlo, non fa questo lavoro per arricchire imprese o investitori, ma per spirito di cooperazione e solidarietà».

Nel 2022 sono morte quasi 1400 persone nel Mediterraneo Centrale e oltre 20mila sono state rispedite in Libia. Eppure la norma prevede anche un codice di condotta apposito per le organizzazioni che salvano migranti in mare. Il codice va dall’imposizione alle navi umanitarie di portare immediatamente a terra i naufraghi, riducendo di fatto le possibilità di fare ulteriori salvataggi dopo il primo soccorso, all’impossibilità di intervenire tempestivamente in caso di segnalazioni di altre imbarcazioni in pericolo fino all’indicazione di fare richiesta d’asilo nel Paese di cui la nave batte bandiera. Se le ong violano le regole del codice la nave sarà sottoposta ad una sanzione amministrativa del pagamento di una multa fino a 50mila euro. In questo articolo “Tutte le falle del codice anti-ong”, abbiamo spiegato perché il codice va contro il diritto internazionale.

«Non sono un giurista», dice Ridolfi, «ma è facile capire come il decreto possa avere conflitti con convenzioni internazionali: siamo davanti a contrasti palesi e mi sembra celi la volontà precisa di addossare alle ong colpe che non hanno. Preciso che le ong di Link2007 non fanno salvataggi in mare, ma non importa. Però smettiamola di chiamarle ong, a questo punto dovrebbero cambiare nome». Come? «Osci», dice Ridofli. «Organizzazione di cooperazione e solidarietà internazionale. Un modo anche per allontanarci dalle lobby che si definiscono ong (in questo pezzo “Ong? Non è più il nome giusto” la vicenda del Qatargate) e che utilizzano la solidarietà e la cooperazione per mascherare interessi economici».

A Link2007 aderiscono 16 grandi Osci italiane: «Ogni anno», spiega Ridolfi, «portiamo avanti progetti per circa 400 milioni di euro, ma il 70% del nostro budget non è finanziato dal governo Italiano. Anche se questa stretta del Governo riguarda solo una piccola parte delle organizzazioni, quelle che fanno salvataggi in mare, ci sembra comunque sia una sorta di attacco generale alla cooperazione».

Giancarlo Perego, Arcivescovo di Ferrara e presidente di Migrantes, ha dichiarato “questo decreto cadrà perché è basato su di un segnale di insicurezza che è fasullo”. Cosa dobbiamo aspettarci? In che misura ostacolerà il lavoro umanitario? «Lo ostacolerà, e non poco. Impedire le operazioni di soccorso plurime, per esempio, o almeno ostacolarle, come si legge nel codice di condotta è aberrante. Così come sottoporre le navi e le organizzazioni a controlli continui, quando già oggi sono tra le strutture e le realtà più controllate che esistano. L’Arcivescovo Perego ha espresso un pensiero condivisibile soprattutto ispirato alla logica della ragione, questo è anche un decreto propagandistico. In Link2007 non siamo chiamati a giudicare e non abbiamo nessuno ideologia, non seguiamo nessuna corrente politica, se non quella della solidarietà, che ripeto, ci sembra si continui ad ostacolare. Mi chiedo se ha davvero senso questo tipo di atteggiamento visto l’impegno e la presenza che abbiamo in altri Paesi e in Nord Africa, dove di fatto rappresentiamo il sistema Italia».

L’Africa che è una risorsa per tutta l’Europa: «Il nostro continente invecchia e ha bisogno dell’energia e della gioventù dell’Africa che è in forte crescita demografica. E quindi c’è assoluta complementarietà tra i due continenti. É incredibile che i governi, e in in questo caso mi riferisco soprattutto a quello italiano, non lo capiscano e vogliano continuare ad andare avanti con blocchi e barriere. Come può un governo impegnarsi nella stesura di un decreto anti ong, un decreto che guarda ad una piccolissima parte delle cooperazione e dell'aiuto umanitario, invece di investire fondi ed energie creative nella costruzione di un programma che faccia bene a tutti, creando posti di lavoro decenti e sostenibili. Mi sembra davvero un’esplicita mancanza di creatività, e mi sfugge la visione politica per l'interesse nazionale».

Ricordiamo che al 23 dicembre erano 101.127 le persone sbarcate sulle nostre coste e solo l’11,2% del totale è arrivato grazie al salvataggio di una nave umanitaria. «Posso definirlo miope questo decreto?», dice Ridolfi. «Perché non risolve né il problema degli sbarchi, né altri problemi in altre parti del mondo. Alla fine qualcuno si renderà conto che avranno contribuito a vessare poveri innocenti per niente. Nella legge finanziaria abbiamo visto una diminuzione dei precedenti aumenti previsti per l’aiuto allo sviluppo. Ma la cooperazione, invece, è un veicolo di collaborazione tra i governi, la società civile e anche le imprese. Dobbiamo andare in questa direzione e non in altre. Quello appena approvato è un decreto che contribuisce a non valorizzare il lavoro umanitario e, come detto, si dimostra miope: la cooperazione internazionale è un asset del Paese, non un nemico da ostacolare».

Credit Foto Agenzia Sintesi

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