Famiglia
Il made in Italy su cui puntare? È l’accoglienza
Ormai a quarant'anni dalla legge 184/83, i bisogni dei bambini senza famiglia sono cambiati. Nuove modalità, non strutturate e organizzate nelle forme classiche dell’accoglienza, si fanno strada nella vita di tutti i giorni: dall'affido preadottivo alla kafala, dall'accoglienza di minori stranieri non accompagnati alle adozioni aperte, AiBi ha fatto il punto sulle nuove possibili strade dell'accoglienza in famiglia
«Negli ultimi tempi AiBi ha in più occasioni evidenziato come non sia per niente vero l’assioma – da più parti sbandierato a giustificare il crollo delle adozioni internazionali – della mancanza di minori abbandonati negli istituti. Al contrario, mai come in questi anni di Covid siamo stati letteralmente sommersi dall’invio da parte dei paesi di origine delle così dette "neglect list”, elenchi contenenti migliaia di nomi di minori abbandonati, che vengono inviati periodicamente dai Paesi di origine agli enti autorizzati nella speranza che qualcuno di loro possa essere adottato.
Dobbiamo rimanere vigili ai cambiamenti in atto, altrimenti i buoni propositi rimarranno solo scatole vuote. Dobbiamo trovare nuove forme di accoglienza, per dare risposte ai tanti fenomeni in corso che dal nostro osservatorio possiamo leggere. In un mondo sempre pieno di difficoltà che vengono narrate, raramente si sente parlare invece della “bomba atomica generativa” che innescano le famiglie adottive, perché tanti figli adottati stanno a loro volta adottando altri bambini».
Sono state queste le considerazioni di Marco Griffini, presidente di AiBi, nel dare avvio all’ultimo evento istituzionale associativo, prima della chiusura del 2022: il convegno annuale organizzato da AiBi e Faris-Family Relationship International School, grazie al contributo dell’ufficio Tutela minori e inclusione sociale della Provincia automa di Bolzano, con il patrocinio del Forum nazionale Terzo settore.
È l’avvio del percorso verso il quarantesimo compleanno di Amici dei Bambini. Il tema? L’accoglienza made in italy. Si è trattato di un primo importante momento di riflessione lungo gli ultimi quarant’anni di storia del nostro Paese, letti alla luce della legge 184/83, Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori. Una vera e propria fotografia che ha saputo cogliere anche il presente e il futuro che avanza. La storia che si muove. Perché nuove realtà, che non sono strutturate e organizzate nelle forme classiche dell’accoglienza, si fanno strada nella vita di tutti i giorni.
Abbiamo esplorato alcune di queste forme di accoglienza per i minori stranieri in relazione alla legislazione italiana. Abbiamo parlato di affido internazionale, di vacanze preadottive, di kafalah, di accoglienza diffusa, di minori stranieri non accompagnati e di minori stranieri accompagnati. È stato un primo momento importante per verificare alcuni touch point possibili, attraverso cui generare massa critica ed, eventualmente, sollecitare l’agenda di governo.
Le adozioni sono state una pietra angolare della discussione, con l’autorevole intervento di Vincenzo Starita, vicepresidente della Commissione adozioni internazionali-Cai, che ha evidenziato la necessità di prendere atto della rivoluzione in corso e di attualizzare anche l’accompagnamento, tanto delle coppie quanto dei minori adottati, per un inserimento armonico nel nostro tessuto sociale. Ragionamenti in corso anche in Italia sul modello delle vacanze preadottive di cui ha parlato Lina Patricia Rodriguez Rodriguez,subdirectora de adopciones presso l’Instituto Colombiano de Bienestar Familiar-Icbf.
Molto toccante la testimonianza di una mamma italiana kafalina, anonima, che dichiara: «Non ci siamo persi d’animo e nonostante le numerose porte in faccia, i pareri negativi, i consigli non richiesti di chi ci diceva di non andare alla ricerca di problemi, abbiamo continuato a sperare di trovare una strada, un piccolo spiraglio per continuare a credere che una soluzione esistesse. Non abbiamo avuto paura di esporci con l’èquipe dei servizi sociali che ci seguiva, né con il giudice che abbiamo incontrato durante il colloquio per l’idoneità».
Titti Postiglione, vice-capo dipartimento della Protezione civile ha posto l’accento sul sistema dell’accoglienza diffusa attivata a seguito dell’emergenza dovuta al conflitto russo-ucraino con 1.700 persone accolte sul territorio nazionale, avviando un nuovo sistema di fiducia e reciprocità tra Protezione Civile e enti di terzo settore. Sistema di cui potremo giovare nelle future emergenze in cui è messa a sistema la ricchezza al nostro tessuto sociale.
Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Acnci per le migrazioni ha richiamato il documento presentato al ministro Piantedosi con un protagonismo e una centralità dei territori, della rete Sai e dell’affido familiare. Parole d’ordine sono capillarità regionale della prima accoglienza, potenziamento della rete Sai, risposte strutturali e attenzione ai minori, professionalità qualificate. Elena Rozzi, migration advocacy officer di Intersos ha presentato il progetto “Pagella in tasca” di Intersos, sottolineando la necessità di lavorare in sinergia con tutti gli attori pubblici e privati. Benno Baumgartner, presidente del Tribunale per i minorenni di Bolzano ha sottolineato l’importanza di una chiarezza di fondo nelle misure a tutela dei minori e negli obiettivi che esse si prefiggono: se da una parte lo stato di abbandono legittima di fatto l’adozione, al momento molta giurisprudenza ci aiuta a intervenire anche con decreti che permettono un’adozione aperta. Giovanni Impagliazzo, dell’assessorato alle Politiche sociali e alla salute di Roma Capitale ha evidenziato il dramma dell’inverno demografico, alla luce del quale vanno lette anche le nuove accoglienze. Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo Settore, ha posto l’accento sul tema dell’amministrazione condivisa, da abilitare attraverso la co-progettazione e la co programmazione. Ha concluso Giuseppe Salomoni, del Consiglio direttivo di AiBi, dicendosi certo che il made in Italy dell’accoglienza vincerà la sua partita perché la volontà e la necessità di lavorare insieme è chiara. La famiglia deve assumere un ruolo centrale per le future politiche a misura di bambini.
Quando nel 2014 proposi al presidente di Aibi, Marci Griffini, il tema del “Made in Italy dell’accoglienza”, lui ne fu subito entusiasta. Questo approccio narrativo riflette la valorizzazione sistemica del sapere e delle competenze sociali e culturali intorno all’accoglienza familiare. Nell’ultimo decennio il tema della comunicazione rispetto all’impegno del Terzo settore nei vari ambiti, ha portato un confronto costante, spesso anche duro, con torni serrati: da una parte il tentativo di demolizione dei principi della sussidiarietà, dall’altra l’evidente e necessaria crescita del Terzo settore che ha dovuto, molto spesso, compensare le assenze istituzionali sui territori.
Avevamo parlato del Made in Italy con l’ambasciatore Luca Attanasio in Repubblica Democratica del Congo solo qualche settimana prima che morisse. Era entusiasta all’idea di esportare anche questo pregio dell’Italia nel mondo. Essere giunti a distanza di un decennio a ragionare di Made in Italy all’interno di una cornice tanto prestigiosa mi fa pensare che siamo finalmente pronti a un cambio di passo anche istituzionale. La sfida che ora dobbiamo vincere sarà quella di confezionare, nel nostro stile italiano, un abito idoneo di accoglienza per ogni individuo. E per quanto vilipesa, offesa, demolita, affranta, provata possa essere, la famiglia resta sempre la cifra affettiva che garantisce non solo la tenuta della società ma anche la sua capacità di accogliere, innovare e rigenerare le comunità di appartenenza.
*Marzia Masiello, relazioni pubbliche e istituzionali Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini
Foto Unsplash
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.