Famiglia

Immigrazione, appello di Caritas e Migrantes

Legge sull'immigrazione: recuperiamo solidarietà e attenzione alla persona

di Redazione

“L’altro, anche quando viene da lontano, è in primo luogo “prossimo”, e non avversario minaccioso”. Queste le chiare parole del cardinal Ruini, ieri in apertura del Consiglio permanente della CEI. Il cardinale ha poi sottolineato che “La doverosa tutela della legalità e il rispetto delle compatibilità nell’accoglienza degli immigrati vanno perseguiti all’interno di un approccio solidale e personalistico”, ribadendo le perplessità sul disegno di legge recentemente approvato dal Senato. Perplessità che l’avvenuta introduzione di alcune modifiche nel testo governativo non rimuove né attenua e che richiamano la valutazione a suo tempo espressa da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes secondo cui le misure in discussione possono “nuocere all’immigrazione regolare senza tuttavia risolvere con la dovuta efficacia i problemi legati a quella irregolare”. I due organismi ecclesiali, uniti nel cordoglio e nella preghiera per le ultime tragedie del mare, di Otranto e Lampedusa, sottolineano come la conta delle vittime e l’accertamento delle responsabilità non debbono distogliere l’attenzione dalla necessità di ritrovare, nella definizione delle norme sull’immigrazione alla Camera, il senso della comune umanità che era apparso travolto dall’impianto repressivo votato dal Senato. D’altra parte, l’apertura compiuta con alcune “sanatorie” o regolarizzazioni, come quelle per le colf e le “badanti” e le anticipazioni di flusso per gli stagionali agricoli, realizzate al di fuori delle procedure generali, confermano l’impraticabilità di uno schema di blocco, in presenza di istanze molteplici che provengono dallo stesso mondo produttivo. Ad analoghi ripieghi sarà giocoforza ricorrere per assecondare le richieste, già avanzate dalle regioni, per l’acquisizione di personale ospedaliero, o quelle adombrate dagli ambienti militari per rinsanguare i quadri “volontari” delle forze armate. Dietro lo schermo del rigore assoluto si prefigura così una catena di eccezioni che riduce la regola generale a mera espressione di facciata. Restano perciò attuali le proposte presentate a suo tempo da Caritas e Migrantes che riflettono un’esperienza di solidarietà sul campo delle migrazioni, che integra sempre e spesso surroga l’azione dei pubblici poteri. In modo particolare, anche alla luce delle eccezioni introdotte, s’impone una riconsiderazione del criterio del “contratto di soggiorno” che “proietta un’immagine strumentale dello straniero, ridotto a soggetto utile se e fino a quando produce ricchezza”. Inoltre l’incontro tra domanda e offerta di lavoro ed il rapporto tra famiglie italiane e persone immigrate sono resi più difficili se cessa l’istituto dello ‘sponsor’, che andrebbe quindi ripristinato. Anche perché non basta a sostituirne la funzione, la realizzazione all’estero di corsi di formazione e di avviamento al lavoro. Analogo rilievo vale per i ricongiungimenti familiari, per i quali sono stati adottati criteri che appaiono assurdamente restrittivi in presenza di un sistema di soggiorni temporanei e precari, come quello delineato dalla legge e tanto più lo sono se si guarda alle prospettive di cura sociale e di integrazione delle famiglie immigrate. Né si può condividere il criterio della separazione delle unità familiari. È infine da rimettere in discussione e ulteriormente precisare la disciplina “semplificata” definita per il diritto d’asilo, che rischia di lasciare alla discrezionalità dell’apparato amministrativo una materia delicatissima che attiene alla garanzia universale dei diritti umani. Qui vanno considerati i rilievi da più parti espressi sul ruolo delle Commissioni territoriali di esame delle istanze di asilo. Chiunque richieda asilo ha diritto di vedere esaminato il proprio caso con un ascolto attento ed in uno spirito di tutela e di accoglienza che è dovuto a persone che provengono da paesi e situazioni di guerra, di persecuzione. In ogni caso l’ordinamento deve premunirsi contro i rischi del semplificato e repentino allontanamento, che preclude la possibilità di ricorso giurisdizionale. Sulle basi di una legge che rimetta al giusto posto la dimensione umana dell’immigrazione auspichiamo che sia possibile sviluppare nei prossimi mesi in Italia un dibattito più approfondito e sereno di quello che finora si è svolto. L’obiettivo è quello di realizzare una più estesa presa di coscienza del carattere “di civiltà” del tema delle migrazioni, che guardi anche ai ‘poveri’ e ai più deboli nel mondo della mobilità umana, aiutando a superare l’approccio di “ordine pubblico” e di “ordine economico” che sembra prevalere. L’intransigente severità verso i moderni mercanti di carne umana deve insomma congiungersi con la capacità di un’accoglienza che non sia sopraffatta dai pregiudizi verso chi cerca in Italia lavoro e dignità. In tal senso proseguirà l’azione della Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes, nella sua dimensione educativa, anche per una coerente testimonianza delle comunità cristiane. Caritas Italiana e Fondazione Migrantes


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