Famiglia
Save the Children: «Infanzia sull’orlo del baratro a causa del Covid19, conflitti e crisi climatica»
400 milioni di minori vivono in aree di conflitto, 5,7 milioni di bambini sotto i cinque anni sono sull’orlo della fame, 258 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione. Più di 1 miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di inondazioni, grave siccità o altre minacce climatiche. Circa 60 milioni quelli che migrano, sono profughi o sfollati interni. In Italia, negli ultimi 15 anni 1 milione di bambine e bambini in più in povertà assoluta
di Redazione
Conflitti, povertà, fame e crisi climatica stanno spingendo milioni di bambine e bambini sull’orlo del baratro. Nel mondo, più di 400 milioni di bambine e bambini vivono in aree di conflitto, tra i 10 e i 16 milioni di minori rischiano di non poter tornare a scuola perché costretti a lavorare o a sposarsi, mentre ogni anno più di 22.000 bambine e ragazze muoiono durante gravidanze e parti che sono il risultato di matrimoni precoci. I bambini sotto i cinque anni sull’orlo della fame sono circa 5,7 milioni, più di 1 miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di minacce climatiche e si stima che 710 milioni di minori vivano nei 45 paesi a più alto rischio di subire l'impatto della crisi climatica.
Questi sono solo alcuni dei dati allarmanti diffusi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine i bambini a rischio e garantire loro un futuro – alla vigilia della Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra domani 20 novembre. In questa data, nel 1989, veniva firmata la Convenzione ONU dei Diritti dell’Infanzia e ad oltre 30 anni dalla sua adozione, ancora una volta, i dati sottolineano l’importanza di perseguire gli impegni presi e aumentare gli sforzi fatti finora per assicurare la protezione e il rispetto dei diritti dei bambini nel mondo, in un momento in cui questi sono messi particolarmente a rischio. Difatti, la pandemia, la crisi climatica, la carenza di vaccini contro il Covid-19, gli sfollamenti e i conflitti continuano a mettere a rischio la vita, la salute, l'accesso all’istruzione e i diritti di milioni di bambine, bambini, ragazze e ragazzi in tutto il mondo.
Oltre ad aumentare povertà e disuguaglianze all'interno di Paesi e comunità, questi fattori stanno esacerbando le disuguaglianze a livello globale. Già prima della pandemia, 258 milioni di bambini in tutto il mondo, un sesto della popolazione totale in età scolare, non avevano accesso all’istruzione e oggi si stima che tra i 10 e i 16 milioni di bambini rischiano di non tornare mai più a scuola a causa delle conseguenze economiche del Covid-19 perché costretti a lavorare o a contrarre matrimoni precoci. Una recente ricerca di Save the Children ha infatti rilevato che in media, durante la pandemia, i minori dei paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei paesi più ricchi. Una condizione che peggiora per le bambine e le ragazze che nei paesi più poveri hanno perso, in media, il 22% in più di giorni d’istruzione rispetto ai loro coetanei maschi. Sono proprio loro, infatti, a pagare il prezzo più alto: ogni anno più di 22.000 bambine e ragazze muoiono durante gravidanze e parti che sono il risultato di matrimoni precoci, ovvero circa 60 ogni giorno, e si prevede che entro il 2030 altri 10 milioni di ragazze saranno costrette a sposarsi precocemente.
Anche la crisi climatica rappresenta un problema sempre più attuale ed è motore di disuguaglianze. Difatti, anche se l’86% delle emissioni globali di CO2 è responsabilità dei paesi più ricchi, i paesi più colpiti dalla crisi climatica sono quelli a basso e medio reddito e i bambini che vivono in queste aree e nelle comunità più svantaggiate saranno colpiti prima e più pesantemente, perché sono i più esposti alle malattie trasmesse dall'acqua, alla fame e alla malnutrizione. Nel 2020, 10 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case a causa della crisi climatica, un numero destinato ad aumentare nei prossimi anni: ad oggi, nel mondo più di 1 miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di inondazioni, grave siccità o altre minacce climatiche. E mentre stiamo assistendo alle scene strazianti che arrivano dal confine tra Bielorussia e Polonia, dove tanti bambini e adolescenti vengono respinti e viene negata loro la protezione internazionale e l’aiuto di cui hanno bisogno, il fenomeno migratorio a livello globale continua ad aumentare. Nel 2020 sono stati 35,5 milioni i bambini migranti o rifugiati fuori dai propri paesi e altri 23,3 milioni gli sfollati interni. Un aumento di quasi 10 milioni di bambini rispetto al 2015.
Come se non bastasse, il pianeta sta affrontando la più grave emergenza alimentare del 21° secolo con livelli di fame e malnutrizione mai raggiunti prima, e centinaia di milioni di bambini ne stanno subendo le conseguenze. Sono circa 5,7 milioni i bambini sotto i cinque anni che sono sull’orlo della fame, oltre il 50% in più rispetto al 2019. Ogni anno muoiono oltre 5 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni e la malnutrizione continua a contribuire al 45% di questi decessi. Oltre 2 milioni di bambini muoiono dunque ogni anno anche a causa della malnutrizione, 1 ogni 15 secondi. Save the Children stima che entro pochi mesi, anche a causa del Covid-19, ulteriori 2,6 milioni di bambini saranno colpiti dalla malnutrizione cronica e circa 9,3 milioni di bambini vivranno i terribili effetti della malnutrizione acuta, un aumento di oltre il 6% in un periodo brevissimo. Entro i prossimi mesi salirà ad oltre 200 milioni il numero di bambini che soffriranno di malnutrizione.
Nonostante queste enormi sfide da affrontare, Save the Children sta continuando ad operare e a lavorare per garantire un futuro migliore a milioni di minori: nel solo 2020 ha raggiunto direttamente quasi 45 milioni di bambini nel mondo, di cui 27,9 milioni attraverso programmi di salute e nutrizione, 12 milioni con programmi educativi, 3,1 milioni con servizi di protezione infantile, 4,5 milioni con progetti rivolti a povertà e resilienza. L’Organizzazione ha inoltre risposto a 135 emergenze in 63 paesi raggiungendo in totale quasi 10 milioni di persone, tra cui 5,4 milioni di bambini.
“Conflitti, povertà, crisi climatica e la pandemia hanno contribuito ad esacerbare una situazione già drammatica mettendo a rischio i diritti, il futuro, la salute e la vita stessa dei bambini. Proprio loro, infatti, pagano il prezzo più alto in tutti i Paesi del mondo. Questi fattori non fanno altro che aumentare le disuguaglianze e rendere sempre più vulnerabili le bambine e i bambini che provengono dai contesti più fragili” ha affermato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia. “Non possiamo voltarci dall’altra parte: un mondo che consente che vi siano bambini che muoiono perché non hanno acqua, cibo o cure mediche è un mondo ingiusto e di fronte a tutto questo dobbiamo agire, altrimenti saremo tutti responsabili. Eppure, alcuni decenni sono stati contrassegnati da importanti progressi in alcuni ambiti, come la lotta alla mortalità infantile, che ci dimostrano che è possibile invertire la rotta. Tutti però devono continuare ad impegnarsi, a partire dalla comunità internazionale, dai paesi donatori fino alle singole persone: siamo di fronte a un’emergenza e il mondo non può fingere che niente stia accadendo. Ad ogni bambina e ad ogni bambino deve essere garantito il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo e ognuno di loro merita di ricevere un’educazione e di sentirsi protetto. Ognuno di quei bambini è figlio dell’intera umanità”.
Anche in Italia l’infanzia sembra essere “a rischio di estinzione”. In 15 anni, nel nostro Paese, la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. E nello stesso arco di tempo è dilagata la povertà assoluta, con un milione di bambine, bambini e adolescenti in più senza lo stretto necessario per vivere dignitosamente. La crisi economica, educativa, climatica e la pandemia hanno reso il futuro incerto anche in Italia dove i divari nelle opportunità di crescita si sono ampliati non solo tra il nord e il sud del Paese ma anche all’interno delle regioni più sviluppate, nelle grandi città e nelle aree interne. In Italia, ad esempio, si registra la percentuale di NEET più alta d’Europa, con migliaia di giovani che non studiano, non cercano lavoro e non si formano, e dagli ultimi dati INVALSI è emerso che la dispersione implicita, ovvero il mancato raggiungimento del livello sufficiente in tutte le prove, è in media del 10% nell’ultimo anno delle scuole superiori, con significative variazioni su scala regionale. I dati INVALSI hanno, inoltre, certificato che, se la crisi complessivamente ha colpito tutti gli studenti, le bambine, i bambini e gli adolescenti che erano già in condizione di svantaggio hanno subito le conseguenze più gravi.
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