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Venezia al centro di un progetto mondiale sui diritti umani

Al via il 24 aprile, in concomitanza con la 59a Biennale, il primo Cosmocafe post pandemia: conversazioni intorno a un tavolo tra persone interessate a diritti umani e arte, che si tengono in tutto il mondo. I Cosmocafe fanno parte del progetto del Padiglione dei Diritti Umani, ideato dall’artista belga Koen Vanmechelen, in collaborazione con partner internazionali

di Cristina Barbetta

«Invitiamo pensatori e sognatori, visionari e realisti a sedere allo stesso tavolo e a condividere la loro visione del futuro, dei diritti umani, e delle responsabilità in gioco», così l'artista belga Koen Vanmechelen spiega l'iniziativa dei Cosmocafe, conversazioni che si sviluppano attraverso un tour mondiale, che ha coinvolto finora molti Paesi in quasi tutti i continenti, dal Cile al Sudafrica, al Messico, all’Australia, agli Stati Uniti…

Per il primo Cosmocafe dopo la pandemia è stata scelta la città di Venezia: si tiene il 24 aprile, in contemporanea con l’apertura della 59esima Biennale, al Monastero di San Nicolò, Lido di Venezia, sede di Global Campus of Human Rights. Quest'ultima è una rete di più di 100 università a livello internazionale, leader mondiale per l’educazione in materia di diritti umani.

Il tema della conversazione al Monastero di San Nicolò del Lido di Venezia è Homo Faber, cioè l’uomo come artefice del suo destino e ambiente. Parteciperanno alla conversazione: Akosua Adoma Owusu (regista), Alessandro Lenzi (autore e regista), Carlo Giordanetti (direttore creativo e CEO di Swatch Art Peace Hotel), Chido Govera (coltivatore di funghi, educatore e imprenditore), Manfred Nowak (Segretario generale di Global Campus of Human Rights), Rana Dasgupta (scrittrice e saggista), Xiaolu Guo (scrittrice, saggista e regista) e Koen Vanmechelen.

Lo scopo finale dei Cosmocafe è realizzare un Padiglione dei diritti umani (Human Rights Pavilion), un'opera transnazionale, per promuovere i diritti umani attraverso l’arte. Questo progetto è realizzato da Koen Vanmechelen in collaborazione con Global Campus of Human Rights, Fondazione Berengo e MOUTH Foundation.

Koen Vanmechelen ha parlato del progetto dei Cosmocafe e di Human Rights Pavilion durante una Conversazione sugli sviluppi del Padiglione dei Diritti Umani, organizzata a Venezia da Global Campus of Human Rights.

La conversazione, che si è tenuta online, ha visto la partecipazione di Gianluca Costantini, artista e attivista, noto per le sue opere di graphic journalism, che ha realizzato delle illustrazioni dal vivo.


«L’idea dei Cosmocafe viene da un vero Cosmocafe che ho creato nella città in cui sono nato, Sint-Truiden, in Belgio. Se si pensa alla storia dei caffè, e in particolare a quelli di Parigi, dove tutti gli artisti, i filosofi, gli imprenditori sociali si riunivano per pensare a un nuovo futuro, e fare emergere idee diverse, questo progetto ha molto senso», riflette Koen Vanmechelen.

«Quando abbiamo iniziato a lavorare con il Global Campus of Human Rights, Manfred Nowak, segretario generale dell’istituzione, mi ha invitato a creare un simbolo dei diritti umani, e ho fatto una scultura che si trova nel cortile dell’istituzione veneziana», spiega Vanmechelen. «È un bambino con uno sguardo maturo, che guarda in modo molto diretto verso il futuro ed è seduto sui volumi della Convenzione per i Diritti del Bambino e su tutti gli altri più importanti trattati sui diritti umani». «Abbiamo poi iniziato un tour mondiale, e in ogni Paese abbiamo organizzato i Cosmocafe. Queste conversazioni nel mondo sono la base del Padiglione dei diritti umani, che vogliamo realizzare a Venezia in collaborazione con i nostri partner».

L’artista è stato presente agli Uffizi con una mostra, aperta fino al 20 marzo, che si compone di 30 sculture, “creature fantastiche”, disseminate tra i capolavori del museo. Ora queste sculture sono presentate a Venezia in una personale dal titolo Burning falls.

Manfred Nowak, segretario generale di Global Campus of Human Rights, ha affermato che «è necessario che l’arte e i diritti umani collaborino in modo molto più stretto, perché l'arte ha bisogno dei diritti umani e gli stessi artisti come difensori dei diritti umani sono sempre più in pericolo e hanno bisogno della libertà dell’arte, della nostra protezione e delle possibilità che abbiamo per quanto riguarda i diritti umani nel mondo, grazie all’Onu e ad altre organizzazioni».

«D’altra parte i diritti umani hanno bisogno dell’arte», afferma Manfred Nowak. «Gli artisti hanno molte più possibilità di diffondere il messaggio dei diritti umani nel mondo, questo è il motivo per cui facciamo così tante attività diverse, come la Summer school su cinema e diritti umani. Presto pubblicheremo il primo libro al mondo su musica e diritti umani, e lo lanceremo a luglio in una grande conferenza organizzata insieme al Parlamento europeo, sullo stato globale dei diritti umani (la prima conferenza di alto livello sullo stato globale dei diritti umani, organizzata dall'Europarlamento e dal Global Campus of Human Rights, si è tenuta a luglio 2021) e ci sarà un concerto della Human Rights Orchestra alla Fenice, dove mostreremo la forza della musica come veicolo per comunicare i diritti umani».

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